martedì 22 maggio 2007

LA BORSETTA? PIU' PICCOLA DELLA GONNA... (consigli a neo-laureati in cerca di lavoro)


"La borsa non dovrebbe mai essere più grande della gonna". Questo è il primo consiglio ai neo laureati che vanno a un colloquio di lavoro, letto nel blog di Time e fornito dal centro di placement della University of Southern California. Il che significa che troppo spesso non sono le borse ad essere esageratamente voluminose (anzi, vanno di moda molto piccole), ma le gonne, che tendono al microscopico (nella foto un modello di Cavalli). E, se permettete, mettersi troppo in mostra non è il modo migliore per cominciare a conquistare un briciolo di credibilità. Quello che vale per le ragazze, vale anche per i maschi: niente abbigliamenti trendy al colloquio di lavoro, niente jeans. Cercate prima di capire qual è la cultura del nuovo ambiente in cui potreste entrare.
Non tutti i consigli di Time e dell'università della California , però, sono così indiscutibili. Per esempio, il secondo è: "Vi fanno un'offerta. Non accettate". Quanti italiani dovrebbero seguirlo? Pochi. Anche se io ne conosco, e penso che a volte si faccia bene a dire di no. Ma bisogna avere un'idea molto precisa dei propri progetti, essere realisti, non sopravvalutarsi ed essere disposti a lavorare ancora più duramente. (Per esempio segnalo in un precedente post la biografia del capo di At&T, che prima ancora di finire l'università scongiurò il datore di lavoro dove aveva svolto uno stage di dargli un lavoro, qualsiasi lavoro. Non ha seguito i consigli di Time. E ha fatto bene) .
Terzo consiglio, per la "Me Generation": non sei tu al centro del mondo. Forse in futuro diventerai un leader, ma per ora vuoi un primo impiego. Il tuo successo dipenderà da quanto saprai lavorare e andare d'accordo con quelli che sono sopra di te. Ironicamente, aggiunge l'autore, questo ti renderà unico. Ai loro occhi non hai diritto a nulla, fino a che non provi di valere qualcosa, attraverso un sacco di duro lavoro e capacità di collaborare. E questo vale, per gli italiani, eccome!
Quarto consiglio: fedeltà! E qui la realtà americana sembrerà quella di un mondo rovesciato rispetto all'Italia. Il consiglio è di rimanere in un'azienda più a lungo di quanto si faccia di solito. La media di permanenza di un neolaureato nel suo primo lavoro negli Stati Uniti è di 18 mesi. Ma se rimaneste due anni potreste fare un sacco di esperienza in più, lavorare in varie aree dell'azienda, e scoprire per cosa siete veramente tagliati. Gli italiani penseranno che il loro problema è inverso: troppo spesso sono costretti a stage brevi in varie aziende, mentre loro vorrebbero avere contratti più lunghi. Eppure, applicato con intelligenza, questo consiglio serve a tutti: potrebbe anche significare che quando fate uno stage o un contratto breve, potreste essere voi a chiedere di rimanere più a lungo, alle stesse condizioni: senza diventare impazienti. Questo vi metterebbe in buona luce e, alla lunga, vi darebbe la forza per chiedere qualcosa di meglio.
Quinto consiglio, molto "american" e in totale contraddizione con tutto quello che avete imparato qui fin dalla culla: "I genitori non sono una referenza". Non li fate chiamare, non li fate intervenire, dicono gli esperti Usa. In Italia la maggioranza delle persone (soprattutto quelle che hanno difficoltà a trovare un lavoro) pensa che le relazioni familiari siano il modo più sicuro per sistemarsi. Io però ho sempre fatto tutto da sola e se dovessi assumere un giornalista che fa intervenire un genitore sarei molto maldisposta...fate voi.
I consigli proseguono con il suggerimento di evitare di mandare e ricevere messaggini al lavoro, evitare cuffiette nelle orecchie, allargare i propri interessi, sul lavoro e fuori, e infine, quando se ne presenta la necessità, essere capaci di dire grazie, anche per iscritto e magari con un biglietto scritto a mano.

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