sabato 31 maggio 2008

DRAGHI E I GIOVANI "MORTIFICATI"

AGGIUNTO IL LINK DELLA RELAZIONE

L’Italia non cresce. Ma è ora che torni a farlo se non vuole scivolare sempre più indietro rispetto agli altri paesi europei. E’ un punto chiave daella relazione di Mario Draghi nelle Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia. Chi vuole può leggere qui la relazione integrale.
I principali elementi negativi che aggravano il nostro sistema, ha sottolineato Draghi sono il Mezzogiorno e i giovani. Questi ultimi, in particolare dovrebbero essere protagonisti della ripresa. Ma sono spesso ”mortificati -testuali parole del governatore - da un’istruzione inadeguata, da un mercato del lavoro che li discrimina a favore dei più anziani, da un’organizzazione produttiva che non premia il merito, non valorizza le capacità”.
Scuola, conflitto giovani-anziani, merito, capacità. Sono tra i punti sui quali spesso ci arrovelliamo qui. Ecco perché credo importante mettere in risalto le parole del governatore. Che non hanno risposte facili, e neanche soluzioni indolori, va detto. E che si sommano a tutte le altre difficoltà, legate al debito pubblico, al sistema finanziario, e, aggiungerei io, a un paradigma culturale per certi aspetti arretrato.
Ma se i giovani stessi non si batteranno perché questi siano i temi sui quali va concentrata l’attenzione (di tutti: del governo delle imprese e delle stesse famiglie), saranno loro i primi sconfitti, e tutto il resto del Paese insieme a loro.

venerdì 30 maggio 2008

TORINO E PIOGGIA


Qui a Torino si parla molto del rischio alluvione. In realtà, chi come me è abituato alle improvvise e torrenziali piogge romane, si guarda intorno e non vede un granché. Però la DoraBaltea fa paura, il Po anche , per non parlare della Dora Riparia.
Comunque, per ora non sono andata sott'acqua e ieri sera abbiamo finito tardissimo il dibattito alla Fondazione CRT. La cosa più bella della serata è stato il pubblico: tanti ragazzi, tantissimi. E molto partecipativi, pieni di voglia di parlare e di capire. Fatto raro. Grandi complimenti quindi alla Fondazione CRT, che evidentemente è riuscita veramente a investire su persone interessanti e attive. Purtroppo, dalla mia esperienza, non è sempre così e anche ieri sera un'insegnante ha raccontato la sua esperienza: dopo 25 anni di insegnamento, negli ultimi anni si trova con ragazzi ai quali non interessa niente del futuro, del mondo, di ciò che li aspetta, nemmeno della loro personale strada post-scuola, e lei non sa come prenderli.
(Nella foto, sulla destra, il professor Miglietta della Fondazione CRT)
Ecco perché io insisto sul fatto che non bisogna rappresentare la realtà in modo esageratamente negativo, perché così i giovani si sfiduciano ancora di più. E' importante rappresentare i problemi e dire loro che non sarà facile, per niente. Ma se crederanno in se stessi e nei loro sogni, se non si risparmieranno e accetteranno anche qualche sconfitta, possono avere delle soddisfazioni. Interessante, tra i racconti di ieri, la storia di Francesco Capello, giovane ricercatore che vive, come dice lui, tra Manchester e Leeds e si occupa di letteratura italiana e psicanalisi all'università in Gran Bretagna. La sua strada per ora l'ha trovata lì, e certo in Italia avrebbe delle difficoltà in più. Ma come dico sempre, muoversi è una risorsa e anche andare all'estero non è una sconfitta. Se poi proprio si vuole riportare il proprio "patrimonio" a beneficio del'Italia, si può sempre rientrare.
Stasera nuovo dibatito sulla precarietà e sulla flessibilità, alla Libreria in via Roma come da programma., verso le 17,30-18. Speriamo di non finire sott'acqua!

mercoledì 28 maggio 2008

FLESSIBILITA' E IMMOBILISMO A TORINO





Pensieri emergenti tra flessibilità e immobilismo. Questo è il bel titolo della serata che si svolgerà giovedì a Torino al CLab della Fondazione CRT.

Qui c'è il programma dettagliato della serata.

Intanto, sull'argomento, è partito un forum di alto livello, che forse può interessare anche a chi già legge e commenta qui.

Questo è il testo del primo post di Ilaria Peano, cui seguono già alcuni commenti:



" Il concetto di flessibilità, nell’accezione originaria, dovrebbe consentire:-un continuo miglioramento delle competenze valorizzando i talenti di ciascun individuo,-lo sviluppo di un’economia dinamica e competitiva-la crescita delle aziende capaci di interpretare nel miglior modo il cambiamentotuttavia, quando alcuni presupposti vengono a mancare, questa condizione, potenzialmente dinamica e virtuosa, si trasforma in precariato. In tal modo si genera una relazione tra due termini opposti, tra ciò che dovrebbe essere dinamico e ciò che è statico, tra la flessibilità e l’immobilismo.Immobilismo, questa è la parola più adatta a riassumere le risposte date alle molte questioni sulla crisi italiana. A febbraio il Newsweek descriveva in modo laconico la nostra situazione con queste parole “Italy is watching the world pass it by”.I più recenti dibattiti sull’argomento hanno avuto il merito di evidenziare con molta lucidità le principali criticità del nostro Paese, ma sarebbe opportuno iniziare a domandarsi quali siano le opportunità e i percorsi da affrontare per vivere (non sopravvivere!) nella società del terzo millennio. Forse, ciò che è mancato è stata la capacità di valorizzare e comprendere le realtà emergenti, in grado di prospettare un cambiamento di rotta. In particolare, ha acquisito una crescente rilevanza il legame tra il concetto di flessibilità e quello di merito: un’economia in cui i principi meritocratici siano la base fondante dei percorsi professionali potrebbe fare emergere realtà virtuose, incentivando la nascita di condizioni ed iniziative al passo con l’evoluzione tecnologica e culturale.

Saranno invitati a conversare con i C-Labber:

-Massimo Coppola autore, regista e attore.
-Gian Luca Favetto, giornalista e scrittore
-Edoardo Narduzzi, docente dell’Università della Sapienza, imprenditore e coautore del libro Piena disoccupazione. Studia da anni le implicazioni sociali ed economiche dell’innovazione.
-Angela Padrone, giornalista del Messaggero autrice del libro Precari e contenti.
Al termine della serata Tommaso Urselli presenterà un monologo di teatro civile sul lavoro precario: Canto errante di un uomo flessibile. Una divertente performance di particolare attualità e valore civile in grado di fondere i caratteri del teatro di narrazione con tematiche di riscatto e denuncia".




Ecco l'indirizzo dei giovedì del C-Lab
Fondazione Piazza dei Mestieri - Via Durandi, 13 - Torino a partire dalle ore 19.

martedì 27 maggio 2008

LAVORATORI AZIONISTI


Negli ultimi giorni è emersa e si è cominciato a discutere dell'idea di coinvolgere di più i lavoratori nell'impresa. Il ministro Maurizio Sacconi ne ha parlato in un'intervista del 25 maggio al Corriere della Sera. L'idea viene discussa sulla voce.info da Francesco Vella in "Troppa confusione sui lavoratori azionisti". Per chi vuole orizzontarsi un po'.

lunedì 26 maggio 2008

SIENA, L'ATENEO METTE IN CONTATTO GIOVANI E IMPRESE


Riporto la notizia nuda e cruda, salvo possibili approfondimenti...Poiché uno dei problemi principali dei giovani è il passaggio dall'università al lavoro, l'iniziativa dell'università di Siena mi sembra molto interessante. Civile, direi. Chiaro che rimangono i problemi dei "profili". Esempio: se ci sono troppi psicologi, non ci sarà servizio di stage e placement che tenga. Però è un segnale importante, anche per le aziende, che speriamo comincino a pensare di più ai laureati e non si accontentino .




UNIVERSITÀ: LAUREATI CERCANO LAVORO, A SIENA LE AZIENDE TROVANO I LAUREATI = UN NUOVO SERVIZIO DELL'ATENEO PER METTERE IN CONTATTO GIOVANI E IMPRESE Siena, 26 mag. - (Adnkronos) - Non solo i giovani che cercano lavoro ma anche il lavoro che trova i giovani. In che modo? Attraverso l'Università, che dal campo della formazione estende il suo intervento a quello dell'inserimento dei suoi laureati nel mondo del lavoro. Per raggiungere questo obiettivo l'Università di Siena ha aderito al programma FIxO, «Formazione e innovazione per l'occupazione», promosso e sostenuto dal ministero del Lavoro e della previdenza sociale. Gli studenti vicini alla laurea e i neolaureati possono fin da ora recarsi nei nuovi locali del placement office dell'Ateneo, dove è stato allestito uno sportello appositamente dedicato a questo servizio. Qui i ragazzi possono iscriversi al programma e inserire la propria candidatura in un database, rendendola disponibile alle aziende interessate per stage e tirocini. Allo sportello lavorano dei giovani, assunti temporaneamente dall'Università per dedicarsi specificamente al progetto, pronti a rispondere a tutte le domande e le richieste di informazioni e ad aiutare gli studenti materialmente nell'inserimento delle candidature. Dall'altra parte, anche le aziende, gli enti, le istituzioni e le imprese che cercano stagisti da inserire nelle proprie strutture lavorative, attraverso il servizio dell'Università possono trovare più facilmente giovani disponibili e preparati. Ma la vera novità rispetto ai normali stage che l'Università mette a disposizione degli studenti è il rimborso spese. I ragazzi infatti riceveranno 200 euro al mese per tutta la durata del tirocinio. Inoltre, le aziende che decideranno di assumere i ragazzi al termine del tirocinio con un contratto di almeno un anno riceveranno come contributo per l'avvio della nuova collaborazione 2300 euro. Lo sportello dedicato al programma FIxO si trova presso il Placement Office, in via Banchi di sotto 46. È aperto il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 9 alle 13.30, il martedì e il giovedì dalle 14:45 alle 17. Le domande per partecipare devono essere presentate entro il 31 dicembre 2008.

giovedì 22 maggio 2008

MARCEGAGLIA, MIRA IN ALTO E PUNTA SU DONNE E GIOVANI


Nel primo discorso da presidente della Confindustria Emma Marcegaglia ha affrontato una gran quantità di temi. Un vero programma di governo, il suo. Tanto che Berlusconi ha detto che lo farà suo. Non male. Tra le altre cose ha parlato di rilancio del Paese, di ritorno alla scuola del merito e dei contenuti, ha parlato di donne e giovani (vedere il mio articolo domani sul Messaggero), ha chiesto una vera rinascita e ha impegnato le imprese in questa operazione. Forse anche qualche autocritica, da parte delle imprese italiane, non avrebbe guastato, ma non si può forse pretendere troppo. Potete leggere qui il discorso integrale. E qui anche il mio pezzo su donne e giovani.

martedì 20 maggio 2008

ANCORA DUBBI SULLA DETASSAZIONE DEGLI STRAORDINARI


AGGIORNATO CON NUOVI LINK

Sul tema della detassazione degli straordinari, accompagnata apparentemente dall'unanime accordo di sindacati, Confindustria e governo, registro nuovi dubbi: oggi quelli di Boeri e Garibaldi sulla voce.info con "Grandi intese o grandi elusioni fiscali?"


Ricevo poi da Noise from Amerika la segnalazione di una lettera dell'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco. Fa seguito al post dello stesso sito sulla dubbia efficacia della detassazione degli straordinari dal punto di vista fiscale. L'argomentazione è un po' complessa, ma riporto qui il link per i più volenterosi.


Aggiungo doverosamente il link all'articolo di Michele Tiraboschi "Un banco di prova da verificare", che chiede un effettivo periodo di "prova" per la detassazione degli straordinari, prima di criticarli senza appello. E mi sembra ragionevole, anche se i miei dubbi restano.


Segnalo anche sullo stesso sito l'introduzione dello stesso Visco al libro Bianco sull'Irpef, che fa capire quanto siano illusorie alcune categorie e credenze sull'imposizione fiscale. Per cui l'imposizione fiscale è concentrata tutta sui soliti noti, non rispettando neanche l'apparente progressività degli scaglioni, che si rivela più pesante del dichiarato. Buona lettura

TRE EMERGENZE: FORMAZIONE, IMPRESE E FLEXICURITY

E' stato interessante il dibattito alla Link University ieri a Roma. Purtroppo il ministro Sacconi non c'era, ma era presente Tiziano Treu, ex ministro del lavoro e professore, il sottosegretario Vincenzo Scotti, e i rappresentanti delle agenzie del Lavoro, Antonio Lombardi e Salvo Messina, come da programma.

Segnalo soprattutto l'intervento di Treu: il senatore ha sottolineato che la lamentela sul precariato non porta da essuna parte, né i giovani, né chi governa. La lagna non serve, anzi scoraggia chi si deve rimboccare le maniche. Quanto ai punti cruciali su cui premere per un'azione di riforma mi sembra che Treu abbia bene individuato tre punti. 1)Il rapporto tra mondo della scuola , dell'Università e in generale della formazione con il mondo del lavoro 2)le imprese, che dovrebbero finalmente capire quanto sia nel loro interesse investire sui giovani più qualificati, sui laureati, e valorizzarli anche economicamente 3) un sistema di "tutele" per chi ha lavori discontinui o perde il lavoro, sul modello della flexicurity in Danimarca. I tre punti sono stati detti in ordine d'importanza. Tra l'altro Treu ha raccontato anche la storia dei suoi figli e dei loro tortuosi percorsi di lavoro della serie, se proprio volete essere disoccupati, allora fatelo, ma siatene coscienti!
Radio radicale ha trasmesso tutta la discussione, chi ha voglia la può ascoltare attraverso il link

lunedì 19 maggio 2008

SACCONI E TREU ALLA LINK UNIVERSITY SU "PRECARI E CONTENTI"

(Per vedere bene l'invito cliccateci sopra)

Se verrà il ministro Sacconi attuale ministro del Lavoro, e se ci sarà anche Treu, ex ministro del Lavoro, saranno bei fuochi di artificio. Il pretesto è un dibattito sul mio libro "Precari e contenti", ma è ovvio che con due ospiti tanto importanti il discorso potrebbe essere più ampio. Se invece il ministro non riuscirà a venire ci concentreremo, ne sono sicura, sulle storie e sulle domande degli studenti, che secondo me è la parte più bella. Ci sarà anche Vincenzo Scotti, presidente della Fondazione Link e a sua volta sottosegretario e i rappresentanti di alcune agenzie di lavoro interinale, che possono portare la loro esperienza, ormai decennale e confrontarsi con i giovani.
L'appuntamento è oggi alle 18,30 in via Nomentana 335, Roma, nella Biblioteca della Link Campus University.

venerdì 16 maggio 2008

DONNE A CASA


Come temevo, per ora non c'è in vista nessun provvedimento del governo per agevolare il lavoro delle donne. Spero che questo avvenga, ma questo articolo della Voce.it, di Daniela Del Boca "E le donne restano a casa" è abbastanza pessimista. Quello che viene messo in luce è che le donne in Italia hanno un bassissimo tasso di partecipazione al mercato del lavoro e bassa rappresentanza politica. I provvedimenti annunciati (detassazione degli straordinari e quoziente familiare) vanno solo a favore dei lavoratori uomini. Con la stessa spesa, 2 miliardi di euro, scrive la Del Boca, si potrebbe invece detassare le famiglie con figli nelle quali le madri lavorano. Oltre a incentivare il lavoro delle donne, si aiuterebbero le famiglie e si creerebbe nuova occupazione, spingendo sui servizi rivolti alla famiglia. Speriamo che questi suggerimenti vengano ascoltati.

martedì 13 maggio 2008

MA DAVVERO E' GIUSTO DETASSARE GLI STRAORDINARI?

(Stachanov)

Coro unanime a favore della proposta di detassazione degli straordinari. Strano, visto che in Italia non si trova mai un accordo su niente. Eppure i dubbi sono legittimi. Già mi era chiaro che gli straordinari li possono fare solo alcuni lavoratori e, statisticamente, sono frequentati soprattutto dai lavoratori maschi. Come ha sottolineato Pietro Ichino, è una misura maschilista, che amplierà il gap tra le retribuzioni degli uomini e quelle delle donne.
Ma oggi devo segnalare due interessanti articoli che allargano ancora di più il campo dei dubbi. Su Noisefrom Amerika, l'intervento di Alberto Lusiani che avanza l'ipotesi secondo la quale la detassazione degli straordinari alla fine andrà a svantaggio dei redditi medio-bassi e, alla fine comporterà un aumento delle imposte per i lavoratori. Strano, ma vero.
Ancora più interessante mi sembra l'articolo di Matteo Richiardi su lavoce.info, che mette in luce una tale serie di effetti negativi da rimanere sgomenti.
Sintetizzando, in Italia non è che si lavori poco, dice Richiardi, piuttosto sono pochi quelli che lavorano. E sono poche le donne che lavorano. Aumentando il numero delle ore di chi ha già ha un lavoro, si approfondisce il problema. Si aggravano anche i problemi di quelli che già lavorano troppo, e non sono pochi: tra le altre cose i workalcoholics si ammalano di più e, alla lunga, rappresentano un costo per la società. Inoltre, non possono prendersi cura dei figli e dei familiari in genere. Le nuove tendenze nel mondo del lavoro vanno quindi nella direzione opposta.

Aggiungerei che, al di fuori delle fabbriche, non è detto che chi lavora più a lungo "produca" anche di più. Bisognerebbe piuttosto guardare i risultati.

La controproposta è semplice: perché non abbassare le tasse su tutto il lavoro? Qualcuno potrebbe rispondere che in Italia abbiamo bisogno di aumentare la produttività, ma ripeto: non credo che la detassazione degli straordinari aumenti la produttività oraria (anzi, potrebbe essere anche il contrario). In Italia comunque la media di ore lavorate a settimana è di 37 ore, superiore di gran lunga a Olanda, Germania, Danimarca, Belgio, Irlanda, Svezia, canada, Australia, Francia e Gran Bretagna. Viceversa abbiamo uno dei tassi di occupazione più basso del mondo occidentale. 59,4% : meno di noi lavorano solo in Polonia.

FARE LA VALIGIA E STUDIARE ALL'ESTERO



Quante volte abbiamo parlato di giovani che vanno all'estero: per studiare, per fare delle esperienze di lavoro, semplicemente per imparare una lingua. Oppure che pensano di trasferirsi. ?
Io ho fatto brevi periodi di studio all'estero, alcune settimane alla London School of Economics a Londra, e all'Institute for Applied Languages a Edimburgo. Se c'è qualcosa di cui mi pento, è di non avere fatto molto di più. Eppure, anche quel poco, per me è stato benefico, almeno da un punto di vista personale.
Per chi ha intenzioni serie un buon punto di partenza può essere un vero periodo di studio in una università straniera. Non esiste solo l'America. E non esiste solo l'inglese, anche se conoscere un po' d'inglese vi servirà dappertutto, perfino in Cina. Purtroppo va sottolineato che gli studenti italiani che fanno una esperienza di studio all'estero sono pocchissimi. Tra tutti i laureati del 2005, per esempio, quelli che avevano partecipato al programma Erasmus (che pure è una delle strade più seguite) erano appena il 6,6%. Un'inezia.


Mi sembra una buona idea comunque questo libro di Loredana Oliva "Io invece studio all'estero", Sperling&Kupfer, che offre una panoramica delle varie possibilità di studio in altri Paesi e che guida anche all'approccio verso paesi lontani. Sottolinerei, nel titolo, la parola invece , che può essere interpretata in tanti modi. Sarebbe bello se qualcuno raccontasse qui la propria esperienza.

Per chi invece di studiare all'estero preferisce andare, così, tanto per ... segnalo che ho letto su un giornale che in Inghilterra non trovano più nessuno che d'estate voglia andare a raccogliere le fragole! E pensare che andare a raccogliere le fragole in Inghilterra era uno dei sistemi più praticati quando ancora non esisteva Erasmus!
....L'unico rischio è che, dopo l'esperienza all'estero, l'Italia non sembri più così confortevole. Ma la concorrenza è anche questo. ;-)

lunedì 12 maggio 2008

QUOZIENTE FAMILIARE :-(


I numeri fanno girare la testa? A qualcuno può darsi. Ma quando ci si entra dentro e se ne capisce il senso diventano più eloquenti di tanti discorsi. Vorrei richiamare qui i conti elaborati dal Sole24 Ore sull’applicazione di un ipotetico quoziente familiare, che a quanto pare è nel programma del governo. L'articolo è di Tonino Morina e Marco Peruzzi (ma per ora non c'è un link, mi dispiace. Quello che però conta è la tabella).
Attenzione però: nel programma del governo c’è anche l’incentivazione e l’agevolazione del lavoro delle donne, e non potrebbe essere altrimenti perché questo è uno degli obiettivi dell’Europa, sanciti nell’accordo di Lisbona. L’Italia, lo abbiamo ricordato altre volte, è il paese europeo con il più basso tasso di occupazione delle donne (a parte Malta). Ci batte la Spagna (e questo ormai è scontato) e ci batte anche la Grecia. Gli economisti hanno calcolato che un aumento del lavoro delle donne farebbe automaticamente aumentare il Pil dell’Italia, quindi nessun economista, nessun governo può dire diversamente.
Però le due cose sono in contraddizione. Nonostante l’affermazione di voler favorire il lavoro delle donne, l’applicazione di un quoziente familiare sul l’Irpef va nella direzione opposta: scoraggia il lavoro delle donne.
La tabella sul Sole 24 Ore è chiara (cioè...forse la foto qui sopra è illegibile, però non sono riuscita a fare di meglio. Di seguito però ve la racconto): a parità di reddito, un single (magari donna) pagherebbe al Fisco più di un uomo che convinca la propria moglie a non lavorare. Nel primo caso, un reddito lordo di 40 mila euro versa un’imposta di 11.520 euro, nel secondo il marito con moglie a carico pagherebbe solo 9.600 euro. E’ come se lo Stato regalasse a questa coppia duemila euro affinché la donna non cerchi un lavoro. I figli qui, come si vede, non c’entrano.


Nel caso di una coppia con 2 figli, se i coniugi lavorano entrambi (a parità di reddito totale), pagherebbero più di una coppia con figli nella quale il percettore di reddito sia uno solo. Se lui guadagna 40 mila euro e lei 20 mila, pagano in totale 16.320 euro di tasse. Se invece è solo lui a lavorare e a guadagnare da solo 60 mila euro, risparmia quasi 5 mila euro rispetto all'imposta attuale. Anche in questo caso, è come se lo Stato offrisse questi soldi per convincere la donna a rimanere a casa.
Qualcuno lo riterrà legittimo. Qualcuno sarà entusiasta. Ma non mi venite a dire che questo è un sistema per favorire il lavoro delle donne. Invece di fare gli asili nido, invece di favorire la parità sul lavoro, invece di promuovere una cultura di crescita delle persone, si "pagano" i mariti che riescono a tenere a casa le mogli. Mi sembra tremendo.

venerdì 9 maggio 2008

APPELLO AL GOVERNO: SACCONI E GELMINI LAVORINO INSIEME


Ultimamente qui si è accesa una polemica sugli stage...scusatemi stakastagisti, scusatemi prime, ma vorrei chiedervi di passare a un altro tema. Si tratta di un fatto che dovrebbe colpire tutti voi, un dato emerso da Unioncamere (qui fin troppo citata per gli stage): tra giovani laureati e non laureati, mediamente, c'è una differenza di stipendio media (e sottolineo media) quasi irrilevante. Circa 70 euro al mese.
Ho scritto un commento su questa notizia, che trovate sul Messaggero di oggi (e anche sulla Stampa), nel quale sostanzialmente dico tre cose:
1) La laurea di per sé non garantisce più niente, per ridarle veramente valore bisognerebbe abolirne il valore legale, e mettere in concorrenza facoltà, corsi di laurea, professori, e studenti.
2) Per far incontrare domanda e offerta di lavoro, nel XXI secolo bisogna creare un rapporto stretto tra mondo dell'istruzione e mondo delle imprese. Il che non vuol dire abolire la "cultura" (già li sento...) ma dargli la giusta consapevolezza, far funzionare un sistema del merito, capire il mondo in cui si vive.
3) Faccio un appello formale al nuovo governo e in particolare ai ministri Sacconi e Gelmini: sono i più importanti di questo esecutivo, sono il nostro investimento sul futuro. Se avesse un senso, e lo dico solo per paradosso, darei a loro due (ma solo se si mettono insieme!) il 5 per mille della mia dichiarazione dei redditi. Ministero dell'Istruzione e ministero del Lavoro (non a caso però si chiama Welfare, il che sottolinea anche l'importanza di una visione dei lavoratori al di fuori del "posto" di lavoro, quindi le tutele, la formazione, l'impiegabilità ecc.).
Sia Maurizio Sacconi che Maria Stella Gelmini hanno le qualità per fare delle cose concrete in un senso innovativo. Speriamo che non prevalga la logica della conservazione. Mi spiego: giusto detassare gli staordinari, ma questo funziona soprattutto nelle fabbriche: non è un modo moderno di aiutare il lavoro delle donne e dei giovani, per quello servirebbe più inventiva, più "flessibilità", per esempio, e più innovazione tecnologica. Tornerò su questo concetto: la tecnologia è amica delle donne e anche dei giovani. Faccio un altro esempio, questa volta sulla scuola: va bene tornare ai voti e agli esami di riparazione, ma il punto vero sono gli insegnanti. Finché non verrà restituita loro dignità, soldi e mezzi, in cambio di più lavoro, più meritocrazia e risultati (studenti più preparati e via dalle scuole gli insegnanti non all'altezza) nella scuola, come nell'università, non si sarà fatto niente. E infine, la formazione, il rapporto tra scuola e aziende, gli stessi stage. Tutto va legato in una logica orientata al risultato.
Scusate la lunghezza e la foga, ma il tema è di fondamentale importanza e urgenza, e mi appassiona molto.

lunedì 5 maggio 2008

MEGLIO OUTSIDER O MASCHI INCAZZATI?


(un outsider)

Ho visto oggi sulla Cnn una intervista di Larry King a Michael Moore sulle elezioni presidenziali americane. Tra le varie cose Moore diceva: capisco la rabbia dei neri, che durante la vita si sono sentiti sempre discriminati. E si capiva che lui tifa per Obama. Ma diceva anche: capisco la rabbia delle donne, perché anche loro nella loro vita si sono spesso sentite discriminate, mia madre addirittura, non poteva manifestare in America per il voto alle donne perché per quello rischiava la prigione. In America: non millenni fa ma meno di un secolo fa. E tu dove ti metti? Chiedeva Larry King: ma noi abbiamo sempre comandato (noi maschi bianchi, intendeva), ora è giusta che comandino loro, risponde Moore. Interessante.





In Europa abbiamo gli immigrati, ma ancora non c'è un problema grande come quello dei neri d'America. In compenso abbiamo le donne, che qui da noi hanno avuto il voto molto tempo dopo quello che succedeva alla madre di Michael Moore. E ora ci stiamo accorgendo che anche i giovani non stanno tanto bene: non per altro, ma perché sono talmente pochi e senza potere che nessuno li rappresenta. L'elettore medio ha quasi 50 anni e al potere ci sono dei sessantenni. Da noi quindi c'è il problema donne e giovani. Uno degli araldi di questo potere è stato Giuliano Da Empoli, che in passato si è spinto quasi (quasi) a pensare alle quote per i giovani in politica. Ora però, come a volte fanno le persone molto acute, sembra essere stanco della sua idea. Il fatto che altri comincino a difendere gli outsider evidentemente gli secca un po'. Perciò scrive: che oggi si presentano nuove élites che si fanno largo grazie ai moderni strumenti della comunicazione, scalzando i vecchi politici, che studiavano una vita prima di arrivare alla ribalta. Potrebbe anche esserci qualche briciola di vero. Ma mi pare che le vecchie >élites siano saldamente in sella, e si servano dei nuovi arrivati come "vallette". Ma il potere non glielo lasciano: Temo che la conferma arriverà dai nomi del nascituro governo.
E, contrariamente a Antonio Polito, che su un tema adiacente scrive che si sta verificando "un sessantotto alla rovescia", e si lancia in una difesa degli elettori maschi, bianchi e incazzati, io continuo a puntare sugli outsider. Quei maschi lì, bianchi e attempati, secondo me non hanno ancora visto niente. (!)

giovedì 1 maggio 2008

STAGE UTILI O STAGE DA COLLEZIONE?



Segnalo qui un'iniziativa interessante. Sul blog Repubblica degli stagisti è in stato avanzato una classifica in progress con le migliori aziende per chi cerca uno stage. Ce ne sono già una cinquantina.

Mi permetto però di sollevare qualche dubbio sul senso di tutto ciò: si parla di aziende che diano rimborsi sostanziosi o altri benefit. Questo è positivo perché si incentiva la concorrenza tra imprese. Ovvio che per prendersi i migliori stagisti alcune aziende offrano di più. Però mi sembra che così si perda un po' il senso di uno stage.

Se uno stage è serio, e chi lo fa anche (cioè se non lo fa "solo" per metterlo nel suo già sterminato curriculum) il rimborso sia in fondo un dettaglio. Non irrilevante, per carità, ma un dettaglio. Quello che conta, credo, è sapere quanto "serve": cioè se in quell'azienda si impara qualcosa e se ci sono possibilità di mettere a frutto l'esperienza. Aggiungo che se io fossi un selezionatore, di fronte a un curriculum troppo lungo e vario, cioè pieno di esperienze fine a se stesse, mi insospettirei. Un'azienda che è disposta a prendersi e a pagare uno stagista per sei mesi ha tutto l'interesse a tenerselo, se quello è bravo. Si dice che le aziende prendono stagisti per farli lavorare gratis. In alcuni casi può essere, allora chi lo fa può scegliere di andarsene oppure di "forzare" l'azienda a riconoscere la propria utilità. Faccio due esempi: il primo è tratto dalla mia esperienza: alla fine degli anni 80, grazie a uno stage sono arrivata al Messaggero e non ne sono più uscita. Però altri che avevano fatto anche loro uno stage lì non sono stati assunti. Negli anni successivi ho visto passare per la redazione molti altri stagisti, e alcuni , solo alcuni, io li avrei assunti a occhi chiusi. Purtroppo l'azienda non lo fece. Ora non prendiamo più stagisti, forse perché sembrano portare più problemi che altro. E anche questo non mi sembra molto lungimirante.



Il secondo esempio è tratto dal mio libro: Precari e contenti. Andatevi a leggere la storia dell'ingegnere (donna) mandata a fare lo stage nella rimessa degli autobus e chiedetevi: quanti di voi se ne sarebbero andati sbattendo la porta?

Se poi invece "collezionare" stage è diventato uno sport ...allora è un altro discorso. Interessante. Ma lo stagista che colleziona stage non può aspettarsi a sua volta un granché dalla aziende stesse, o no?

Comunque, per chi vuole aggiungere un nome alla lista, accomodatevi. Male non fa.

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