LE SCUOLE CHE SCONFIGGONO DISOCCUPAZIONE E LAVORO PRECARIO
L'istruzione costa, ma non dimentichiamo che, in paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, andare all'università può costare molte migliaia di euro l'anno: se le famiglie non possono permetterselo, sono i ragazzi stessi che si danno da fare per ottenere delle borse di studio (tutt'altro che facili) o un prestito in banca. Una ragazza norvegese e un'altra americana che conosco, uscite dall'università e trovati i primi lavori temporanei, stanno già pagando le rate del prestito che avevano avuto per studiare. Niente di strano, per loro.
L'importante, però, è non sbagliare nella spesa. Se, cioè si spendono soldi per corsi e master che non valgono niente, l'investimento è sicuramente sballato e il risultato frustrante. Ho conosciuto un laureato in giurisprudenza che poi ha cambiato città e ha speso una bella sommetta per un master sulla comunicazione che, ovviamente, non gli ha dato nessuna possibilità di lavoro in più.
Tuttavia, se l'istruzione è ben mirata, serve, eccome. Su Job24 del Sole 24 Ore di ieri c'è un articolo di Walter Passerini che riporta l'ultimo rapporto Unioncamere sulle assunzioni di laureati e diplomati: sembra che sia un buon momento, con una stima dell'occupazione in crescita e con una domanda di lavoro di maggiore qualità: 20 mila nuovi laureati e una grande crescita anche dei diplomati nel 2007.
Attenzione, però, la scelta del campo di competenza è un fattore chiave. Non basta essere laureati, come non basta essere diplomati. Già avevo raccontato in un post di marzo e in un articolo sul Messaggero, il caso dei master per manager dell'università di Modena dove, grazie alla legge Biagi, gli iscritti sono assunti prima ancora di finire la specializzazione. L'ulteriore prova in un interessante articolo di Anna Maria Sersale sul Messaggero di oggi: ci sono istituti superiori tecnici industriali che sfornano giovani super-ricercati dalle aziende. Tra questi istituti di Verona, Udine, Torino, e anche il Galilei di Roma. L'86% di questi giovani trovano facilmente un'occupazione.
L'importante, però, è non sbagliare nella spesa. Se, cioè si spendono soldi per corsi e master che non valgono niente, l'investimento è sicuramente sballato e il risultato frustrante. Ho conosciuto un laureato in giurisprudenza che poi ha cambiato città e ha speso una bella sommetta per un master sulla comunicazione che, ovviamente, non gli ha dato nessuna possibilità di lavoro in più.
Tuttavia, se l'istruzione è ben mirata, serve, eccome. Su Job24 del Sole 24 Ore di ieri c'è un articolo di Walter Passerini che riporta l'ultimo rapporto Unioncamere sulle assunzioni di laureati e diplomati: sembra che sia un buon momento, con una stima dell'occupazione in crescita e con una domanda di lavoro di maggiore qualità: 20 mila nuovi laureati e una grande crescita anche dei diplomati nel 2007.
Attenzione, però, la scelta del campo di competenza è un fattore chiave. Non basta essere laureati, come non basta essere diplomati. Già avevo raccontato in un post di marzo e in un articolo sul Messaggero, il caso dei master per manager dell'università di Modena dove, grazie alla legge Biagi, gli iscritti sono assunti prima ancora di finire la specializzazione. L'ulteriore prova in un interessante articolo di Anna Maria Sersale sul Messaggero di oggi: ci sono istituti superiori tecnici industriali che sfornano giovani super-ricercati dalle aziende. Tra questi istituti di Verona, Udine, Torino, e anche il Galilei di Roma. L'86% di questi giovani trovano facilmente un'occupazione.
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