giovedì 24 maggio 2007

LA LOTTA GIOVANI-VECCHI E L'ITALIA IMMOBILE


Erasmus a Roma e il lavoro nel settore dei Beni Culturali. Erano questi i due temi di cui volevo parlare oggi . Su Erasmus leggete il Messaggero di oggi. E sui Beni Culturali, rinvio ad un prossimo post. Ma, di fronte alla banalità dell'Italia che invecchia e della politica "vecchia", che sommergono i giornali di oggi, non posso tacere. E l'unica cosa che posso dire è: giovani svegliatevi, se ci siete.
Svegliamoci tutti (io ancora sono tra i quarantenni) e cerchiamo di affermare un nuovo modo di pensare. Se ne siamo capaci. Ma non crediamo che esista al mondo una classe politica, ancora valida e in salute, che ceda il potere di sua spontanea volontà. O vogliamo il potere graziosamente "trasferito", concesso, octroyé, come si diceva un tempo delle costituzioni-truffa, concesse al popolo da sovrani falsamente "illuminati" e ben attaccati al loro trono?
Se in Italia si è allungata enormemente la vita media, se a 70 anni si è ancora giovani, in salute, e mentalmente attivi (spesso più di certi giovani), c'è forse qualcosa che non va? Leggetevi l'intervista concessa da Giuliano Amato (anche lui un vecchione, ma lucido, direi) a Massimo Giannini sulla Repubblica. Le pensioni andrebbero riformate per il bene dei giovani. Ma l'età media degli elettori si sta alzando rapidamente e presto supererà i 50 anni. Il problema non sono i giovani sessantenni che non si fanno da parte. Sono i giovani, che tra poco saranno talmente rari da avere problemi ancora più gravi di quelli che hanno oggi. Sono i giovani (e le donne!) che non riescono a essere forza d'urto, non riescono a proporre una visione del mondo alternativa e vincente, quantomeno "emergente".
Riferendomi alle analisi fatte sui dati Istat, questo non è un paese di vecchi che è tornato ad emigrare, come ha scritto qualcuno. Piuttosto, è un paese di pochi giovani (e c'è differenza), dove qualcuno comincia a spostarsi, ma la mobilità è ancora scarsa. Manca ancora la mobilità territoriale e anche sociale. E di conseguenza, ma solo di conseguenza, anche politica.
Faccio un esempio: cari giovani, oggi il lavoro è più flessibile di un tempo, ma continua ad essere difficile, perché si investe poco nei talenti, nell'istruzione, nel merito, nella ricerca. Invece di chiedere la stabilità per certi lavori "precari", perché non chiedete un po' meno garanzie per chi sul lavoro vi ha preceduto ed è inamovibile? Per banalizzare ancora di più: perché i giovani non si uniscono alla battaglia contro i fannulloni? O sognano di poter prima o poi diventare "fannulloni" anche loro? Ma allora non si lamentassero se chi può ( cinquantenni e sessantenni), non molla il posto.

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