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martedì 15 aprile 2008

COMANDARE COME UNA DONNA


Inutile incaponirsi a pensare ai risultati elettorali.





Vi propongo questo geniale articolo tratto dal blog di uno dei siti più letti del mondo Huffington Post: "Leading like a girl: for men only?". La domanda è: un uomo che comanda con tratti femminili oggi ha grandissime probabilità di avere un successo strepitoso, sia egli un manager o un politico...E una donna? Una donna, al contrario, ha grandissime probabilità di sbagliare, qualunque stile assuma. Se è troppo maschile, come la Clinton, non va. Se è troppo femminile, per carità. Dunque?


Non importa che, come risulta da una ricerca Catalyst, le donne portino risultati eccellenti nelle società in cui finalmente raggiungono posizioni di vertice. Non importa che i migliori trader in Borsa siano quelli che "agiscono da donna", come si dice nell'articolo dell'Huffington...Ciò che importa è che comandare non è visto come un mestiere da donna. C'è ancora qualcuno che lo pensa, a tal punto da fare ricerche per vedere se è il testosterone quello che conta. Basta. Solo gli uomini , a quanto pare, possono permettersi di comandare come una donna.

lunedì 5 novembre 2007

LA SQUADRA ROSA DI VELTRONI? NON HA IL VERO POTERE


La squadra rosa di Veltroni è la grande notizia...o no? Il fatto che nello staff del leader del Pd siano state nominate più donne che uomini è certamente un segnale da salutare con soddisfazione. Una bella notizia, molto "politically correct". Però i big del partito si sono subito affrettati a precisare che chi deciderà veramente sarà la direzione del nuovo partito (secondo tradizione). E, sempre secondo tradizione, in quella direzione entreranno i nomi che contano, tra i quali l'unica donna per ora sembra essere la senatrice Anna Finocchiaro, nome di spicco, ma purtroppo rara avis. Per le donne, insomma, per ora ci sono solo seconde file. Come sempre. Purtroppo, quando si scatena la guerra per il vero potere, le donne sono regolarmente accantonate. Per quanto tempo ancora lo accetteranno, sempre con il sorriso sulle labbra?

giovedì 24 maggio 2007

LA LOTTA GIOVANI-VECCHI E L'ITALIA IMMOBILE


Erasmus a Roma e il lavoro nel settore dei Beni Culturali. Erano questi i due temi di cui volevo parlare oggi . Su Erasmus leggete il Messaggero di oggi. E sui Beni Culturali, rinvio ad un prossimo post. Ma, di fronte alla banalità dell'Italia che invecchia e della politica "vecchia", che sommergono i giornali di oggi, non posso tacere. E l'unica cosa che posso dire è: giovani svegliatevi, se ci siete.
Svegliamoci tutti (io ancora sono tra i quarantenni) e cerchiamo di affermare un nuovo modo di pensare. Se ne siamo capaci. Ma non crediamo che esista al mondo una classe politica, ancora valida e in salute, che ceda il potere di sua spontanea volontà. O vogliamo il potere graziosamente "trasferito", concesso, octroyé, come si diceva un tempo delle costituzioni-truffa, concesse al popolo da sovrani falsamente "illuminati" e ben attaccati al loro trono?
Se in Italia si è allungata enormemente la vita media, se a 70 anni si è ancora giovani, in salute, e mentalmente attivi (spesso più di certi giovani), c'è forse qualcosa che non va? Leggetevi l'intervista concessa da Giuliano Amato (anche lui un vecchione, ma lucido, direi) a Massimo Giannini sulla Repubblica. Le pensioni andrebbero riformate per il bene dei giovani. Ma l'età media degli elettori si sta alzando rapidamente e presto supererà i 50 anni. Il problema non sono i giovani sessantenni che non si fanno da parte. Sono i giovani, che tra poco saranno talmente rari da avere problemi ancora più gravi di quelli che hanno oggi. Sono i giovani (e le donne!) che non riescono a essere forza d'urto, non riescono a proporre una visione del mondo alternativa e vincente, quantomeno "emergente".
Riferendomi alle analisi fatte sui dati Istat, questo non è un paese di vecchi che è tornato ad emigrare, come ha scritto qualcuno. Piuttosto, è un paese di pochi giovani (e c'è differenza), dove qualcuno comincia a spostarsi, ma la mobilità è ancora scarsa. Manca ancora la mobilità territoriale e anche sociale. E di conseguenza, ma solo di conseguenza, anche politica.
Faccio un esempio: cari giovani, oggi il lavoro è più flessibile di un tempo, ma continua ad essere difficile, perché si investe poco nei talenti, nell'istruzione, nel merito, nella ricerca. Invece di chiedere la stabilità per certi lavori "precari", perché non chiedete un po' meno garanzie per chi sul lavoro vi ha preceduto ed è inamovibile? Per banalizzare ancora di più: perché i giovani non si uniscono alla battaglia contro i fannulloni? O sognano di poter prima o poi diventare "fannulloni" anche loro? Ma allora non si lamentassero se chi può ( cinquantenni e sessantenni), non molla il posto.

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