lunedì 10 settembre 2007

"LARGO AI GIOVANI".... FA VERAMENTE RIDERE




Non vorrei parlare di Grillo: leggendo i giornali di ieri e oggi...sono contenta di avere scritto quello che c'era da dire il giorno prima.


Insisto che Grillo è lo specchio di noi italiani: incarniamo proprio i vizi che critichiamo, come Grillo. Poi, come ho detto, non credo che lui ora fondi un partito: il suo partito funziona benissimo così, non rischierà di sottoporsi a regole che lo penalizzerebbero. Quindi, basta con Grillo per ora.




Sono stata invece colpita da un articolo sul Sole 24 Ore di ieri a cui purtroppo non ho il link perché ieri il mio computer era fuori uso...Allora, Elsa Fornero, docente di Economia a Torino ed esperta di pensioni e previdenza, firma sul Sole: "Noi vecchi di 59 anni non ci sentiamo da rottamare". Il ragionamento è quello che avevo fatto in un mio post di qualche tempo fa sul Patto generazionale: tutti invocano l'"eliminazione" dalla scena politica e dai posti di responsabilità dei sessantenni, per fare largo ai giovani, poco rappresentati, costretti ancora a fare anticamera a 40 anni. Poiché in Italia si procede per slogan e con sprezzo del ridicolo, va di moda (anche tra i settantenni) dire "largo ai giovani". Attenti, perché questi atteggiamenti rischiano di finire in una sorta di razzismo, per non dire di peggio. L'argomento è di quelli che mi appassionano, anche se per fortuna sono ancora abbastanza lontana dal traguardo della rottamazione (ma il tempo corre , nn so se ve ne siete accorti!) e ci ho dedicato parecchi post. Tra questi vi segnalo quello su Coalizione generazionale, che invece mi trova del tutto d'accordo ed è un'iniziativa di giovani che si danno da fare per conquistarsi spazio.

Allora, scrive Elsa Fornero (che se aprite la sua pagina web vi guarda con aria quasi da ragazzina, altro che vecchia): "Non posso nascondere il mio sconforto: con 59 anni faccio parte della fascia d'età incriminata, sono donna e ho dedicato la mia vita professionale (universitaria) all'insegnamento dell'economia (ricavandone grandi soddisfazioni), e allo studio dei sistemi previdenziali (ricavandone talvolta l'impressione di fare qualcosa di socialmente utile e non di predicare soltanto). Dovrei lasciare? Ne avrebbe qualche vantaggio la società?" Giustamente prosegue: il merito e la capacità non si dividono per categorie", cioè, non è che i giovani sono sempre ok e i vecchi sempre un peso. Per di più una donna già ha vissuto su di sè varie forme di discriminazione: "Le donne della generazione di mezzo - scrive Fornero - sono state vittime di gravi esclusioni: dal mercato del lavoro perché era naturale che stessero a casa a fare e allevare figli; dalle progressioni di carriera, perché c'era sempre un maschio più meritevole; dal potere economico e dalla politica perché questa era, ancora per definizione, una faccenda da uomini. Ora che la sensibilità sta cambiando e qualche porta si apre anche per queste donne, bisognerebbe chiuderla subito per fare largo ai giovani". Assurdo. Folle, direi criminale. L'ultima considerazione è la più ovvia ma non si sa perché nessuno la considera: ma come, si discute di alzare l'età pensionabile, si auspica un allungamento della vita lavorativa, si prevede un ulteriore allungamento della vita media, (oggi Veronesi prevede per le bambine degli anni 2000 103 anni di aspettativa di vita) e poi si vogliono rottamare persone di 60 perfettamente sane e vitali, forti del loro carico di conoscenze ed esperienza! ?




Queste considerazioni sono talmente evidenti che avvilisce doverle fare. Eppure, anche qui, come nel caso di Grillo, lo slogan, la frase fatta funziona meglio di un piccolo ragionamento. Avanti ai giovani, e via. Credo invece credo che se in Italia i giovani non trovano spazio è colpa di un sistema troppo rigido e poco meritocratico. E' per questo che i giovani dovrebbero battersi: più flessibilità a tutti i livelli e più meritocrazia, altro che posti garantiti a scapito dei sessantenni. Facciamo ridere il mondo. Ah, dimenticavo: quella è la nostra specialità (vedasi vignetta di Arnald)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Le contraddizioni sono molte, troppe come il senso di una non direzione. Così si critica e si scopre che anche la critica non ha una direzione perché ad un problema propone il "molteplice". Non so se esista effettivamente un modo per migliorare lo stato delle cose... (ri)soluzione a portata di mano dei problemi... perché al fondo c'é il pensiero di un personaggio distante sebbene ben inserito nella società. Un elemento che con le sue spinti produce un cambiamento. E' questo elemento a decidere le nuove politiche anche del lavoro. Domanda ed offerta. Non c'é evoluzione che tenga. Non c'é ragionamento che convinca. Domanda ed offerta tutto inizia e termina qui. Il "Mercato" è interlocutore indubbiamente scomodo ma anche necessario. Possiede un suo linguaggio ed anche un suo modo di anticipare le leggi. Così tutti si affannano a regolamentare il "Mercato" che fa da sé.
.:.

marshall ha detto...

Sono d'accordo con te su Beppe Grillo.
Se vuoi leggere qualcosa su quello che pensiamo di lui, noi del gruppo ilCastello, basta fare un giro nel nostro sito.
Benvenuta.
A risentirci.

angela padrone ha detto...

Ciao marshal, mi preoccupa un po' trovarmi d'accordo con chi si dichiara apertamente di destra, ma ....ho scritto un post su Alesina e Giavazzi, lo pubblicher� domani per non accavallarmi troppo. Il guaio �....

Ladypiterpan ha detto...

Cara Angela,
perchè i "vecchi" dovrebbero lasciare? Io non penso che sia questa la vera questione!
Secondo me dovrebbero esserci meno dirigenti "vecchi" e più lavoratori anziani perchè, come dice Luca Bolognini "...la cessione di responsabilità non deve precludere la continuazione oltre i 60 anni dell'attività lavorativa. Serve invece individuare come questa attività possa esplicarsi, con quali nuovi ruoli e funzioni, con quale speciale produttività..."
Insomma, meno egoismi gerontocratici e più collaborazione generazionale...
Cordialmente Anna

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