TASSE PIU' LEGGERE PER LE DONNE? UNA GENIALE FOLLIA
L'Italia è spesso il paese dei record negativi. Come nel caso delle donne: sono poche quelle che lavorano (appena il 39%, ben lontano dalle medie europee oltre il 50% e dall'obiettivo di Lisbona, al 60%, ma anche dalla Spagna che a quanto pare ha fatto un balzo al 59%), poche quelle elette in Parlamento (il 14% al Senato, il 17% alla Camera, mentre in altri paesi europei, compresa la Spagna, sono al 36%) poche quelle che riescono a conquistare posti di responsabilità. Non parliamo poi del comando. Nei giornali, specchio deformato da cui molti di noi guardano la realtà, sembra di vedere tante donne. Ma appena ci si guarda intorno alle riunioni nella stanza dei bottoni, per non parlare dei vertici veri e propri, le donne come per magia scompaiono. Se qualcuna di noi faticosamente riesce a farsi avanti, può stare certa che basterà un uomo anche mediocre per rendere tutto più difficile. Io credo che ormai dobbiamo arrenderci: vanno intraprese politiche attive per rimediare a queste carenze, dal basso e dall'alto. Dall'alto, non c'è altro metodo che quello delle quote, e credo che sarà l'unica soluzione possibile per almeno un'altra generazione. Dal basso, bisogna incentivare le donne a lavorare di più e i datori di lavoro ad assumerle.
Ho letto la proposta di Andrea Ichino e Alberto Alesina sul Sole 24 Ore del 27 marzo e ho letto ieri la loro risposta a chi gli poneva delle obiezioni. La sostanza è semplice: alziamo le tasse agli uomini e abbassiamole alle donne. Trovo assoluamente celestiale che questa idea venga da due uomini, che quindi non possono essere accusati, come accadrebbe ad una donna, di ridicolo veterofemminismo. Lo svolgimento della proposta prende in considerazione l'elasticità dell'offerta di lavoro (più rigida per gli uomini e più variabile per le donne), il che significa che gli uomini continueranno a lavorare nella stessa misura anche se gli alzate un po' le tasse, mentre sull'occupazione femminile questo sarebbe un incentivo sufficiente ed efficace a cambiare le decisioni, dei singoli e delle imprese. E tutto ciò a costo zero per il bilancio dello Stato. Alesina ed Ichino nel pezzo sul Sole di ieri rispondono a tutte le obiezioni, confutandone la fondatezza. Addirittura si spingono (dimostrando un amore quasi folle per il pensiero razionale, ma sono due studiosi che si sono formati ad Harvard e al Mit negli Usa, cosa possono capire?) fino a dire che all'interno della maggior parte delle famiglie avverrebbe una compensazione delle perdite, per cui gli individui effettivamente penalizzati sarebbero pochissimi. E il guadagno per la collettività grande. Purtroppo però nessuno ha avuto il coraggio di porre loro l'obiezione principe: ma come vi permettete di alzare le tasse a me, uomo, per favorire le donne? Ma che siete matti? Che fine fa la mia dignità? Addirittura, se ne beneficia mia moglie, è ancora peggio: che figura ci faccio? Non solo lei lavorerà in casa e fuori (e me lo rinfaccerà), ma in più il mio stipendio si ridurrà. Il mio potere "contrattuale" nella famiglia sarà eroso, forse sgretolato... Insomma, l'obiezione di base è : "giù le mani dai sacrosanti privilegi degli uomini", altro che rigidità della domanda o dell'offerta, cuneo fiscale, base imponibile e aliquote. E' un'idea intollerabile per gli uomini! E a questa obiezione è molto più difficile rispondere.
3 commenti:
Ma tu mi vuoi morto??! :-)
Con il livello di disoccupazione che c'è tra i laureati in Italia ci mancava solo una legge pazza come questa!!
Ti dico pure un altra cosa.
Tutte le ragazze laureate che conosco sono disoccupate esattamente come me con l'unica differenza che loro comunque si sono sposate e si sono fatte una vita (figli, famiglia ecc). Ovviamente si fanno "campare" dai rispettivi mariti fin tanto che non trovano lavoro,ma intanto vanno avanti.
Io, al contrario, devo restare a casa con i miei e subire pure questa umiliazione. Dove pensi che la trovo una donna disposta a sposarsi un giovane laureato disoccupato per camparlo a gratis??!
Ma vogliamo scherzare !!?? :-)
http://ingegneridisoccupati.blogspot.com/
Certamente il problema delle minor occupazione femminile esiste. Come esiste nella politica.
Anche se questo può essere una soluzione..questo conferma la mia visione: le aziende non sanno fare le aziende!
Vedo un parallelo tra questa problematica delle donne e quella dei laureati giovani. Direi che sono problematiche che anche si intersecano.
Perchè le aziende fanno discriminazione sessuale? Colpa del genere maschile o dei management delle aziende?
Perchè le aziende trattano così figure come i laureati/dottorati che in altri stati esteri hanno ancora prestigio? Colpa dei laureati o della classe imprenditoriale?
Alla fine allora, se proprio sono convinti che mancano i laureati, perchè non chiedono la detassazione delle assunzioni dei laureati invece di continuare a sfornare annunci del tipo "Cercasi ingegnere o perito"?
Perchè nel prossimo governo finlandese ci sono 12 donne?
E' questione di testa, di gente al potere che sa fare le leggi..ma soprattutto che sanno essere veramente meritocratici.
Tu sostieni la flessibilità: OK, facciamola. Rendiamo però i lavori proposti dignitosi. Abbiamo tanti dottorati? Usiamoli per fare vera ricerca nelle aziende. Perchè in Italia i dottorati non se li fila nessuno, mentre all'estero ci sono i posti per dottorati?
Perchè è vero che anche se si fa una "securflexibility" sarebbe meglio di adesso, uno potrebbe essere più tranquillo nello spostarsi da un posto all'altro, ma alla fine se i posti in ballo rimangono di basso livello, a differenza di altre nazioni, il sistema Italia come fa a crescere?
scusa gli orrori ortografici..ero di fretta
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