domenica 23 dicembre 2007

IL PROFESSORE DEI NOSTRI SOGNI

Una scuola divertente e stimolante? E’ quello che ci servirebbe, con professori preparati, motivati e interessanti. Non occorrerebbe quasi nient’altro: né regole speciali anti bullismo, né una qualche speciale cultura del merito, della fatica, della sofferenza (di cui ormai va di moda parlare). Tutto ciò seguirebbe, come naturale e civile conseguenza. Purtroppo, finché continueremo nelle scuole e nelle università ad avere troppi professori, non motivati, mal pagati e non in concorrenza l’uno con l’altro, tutto ciò non avverrà, qualunque ”invenzione” sulla scuola e l’istruzione il governo tiri fuori dal cilindro. In questo video e negli altri che potete vedere su you tube, il cui protagonista è Walter Lewin, professore di fisica ultrasettantenne del Mit di Boston, c’è tutto ciò cui ogni scuola degna di questo nome e ogni professore con si dovrebbe ispirare.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Angela,
magari avere anche noi dei docenti "veri" come il famoso professor Lewin.
Se avessimo anche noi dei "Lewin", allora anche i ragazzi non mirerebbero al posto fisso, ma cercherebbero di realizzare i propri sogni.

Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

Bah,

che significa che con bravi professori i ragazzi non mirerebbero al posto fisso? Non c'è niente di male ad avere (e sognare) un contratto a tempo indeterminato. Se vi tante schifo, potete sempre licenziarvi ed entrare nel magico mondo del "domani? Chissà!".

Comunque, concordo in pieno sul fatto che i nostri docenti siano spesso e volentieri impreparati e svogliati. Concordo meno sul fatto che siano troppi. Penso inoltre che abbiano un tallone d'achille che dovrebbero risolversi da soli (anche perché se aspettano il ministero stiamo freschi): il gap generazionale.
Io sono del '75. Quando andavo al liceo internet non era ancora tanto diffuso, avevamo i primi computer e il regno dei giochi era ancora in mano all'amiga 500.
Già allora i miei prof. mi sembravano dei dinosauri incapaci di calarsi minimamente nei panni dei ragazzi. Figuriamoci oggi. A volte mi danno l'impressione di non avere nessuna voglia di stare al passo col mondo, la tecnologia e i nuovi linguaggi e territori dei ragazzi.

Arnald

p.s.: Angela, prima di tutto auguroni. Secondo, grazie per la vignetta. Terzo: qualcosa si muove.
Su Panorama della settimana scorsa, credo, c'era un servizio sulla felicità nella precarietà. Meglio tardi che mai no? Quant'è che ce ne stai già parlando te?

andrea matranga ha detto...

Ciao,passavo per caso mi incuriosisce molto il tuo blog,tornerò con più calma .
Auguri buon Natale!

Anonimo ha detto...

@arnald

Pillole su tue parole ...

- ragazzi e posto fisso: sarebbe interessante vedere come reagirebbero giovani indiani, cinesi o sudafricani di fronte al "bello del posto fisso".
Conoscendone diversi conosciamo purtroppo anche la risposta.
Ma se pur ci volessimo limitare a ciò che succede nel nostro paese - ed è comunque una limitazione che dei giovani non si possono permettere ad oggi - potremmo vedere come abbiamo 2 trend interessanti e contrastanti in italia: una fascia di giovani sta cercando il lavoro autonomo, mentre un'altra reclama le garanzie dei propri nonni e padri, chiamate "posto fisso".
Nel primo gruppo - sempre in estrema sintesi - troviamo persone con "fame" per diversi motivi:
1. immigrati a bassa o alta scolarizzazione (25% circa del totale);
2. figli di imprenditori, di seconda, terza o seguente generazione, ad altissimo tasso di scolarizzazione;
3. imprenditori di prima generazione, cioè ragazzi che si sono fatti da soli con delle idee più o meno innovative ma che hanno capito come gira il mondo e il sistema.
Il secondo Gruppo è invece principalmente composto da:
- persone a medio-bassa scolarizzazione;
- persone ad alta scolarizzazione, con famiglie che provengono storicamente da comparti pubblici, para-pubblici del mondo della grande impresa.
Roma è in questo senso un'area dove questa antitesi è secolarizzata e amplificata dalla sussistenza di un numero ancora troppo elevato di dipendenti pubblici.

In soldoni, il posto fisso non è "il male", il male è che si "demonizzi" il fondamentale istituto dello stage, il lavoro flessibile, il lavoro autonomo e il comparto imprenditoriale.

Meglio sognare elementi che permettono di fare sistema e di far crescere davvero l'economia del paese e dei singoli.

- Mondo del "domani, chissà?": è davvero un magico mondo, credici. Ci sono delle belle rose, e anche molte spine certo, ma comunque c'è sempre la libertà dell'essere noi stessi. Basta avere la mente predisposta a voler sognare davvero, e i sogni, anche quelli difficili, si posso realizzare.

In questo c'è il bene quindi di quei blog come questo che aiutano i ragazzi a capire i problemi del lavoro e ad evitarli, e c'è la negatività di altri blog che lavorano su frasi fatte e luoghi comuni che hanno scarsa rispodenza nell'aiutare le persone se non nel creare confusione.

- Docenti, pochi o troppi? Anche a noi piacerebbe fossero davvero pochi, ma in realtà sono davvero troppi. Sono troppi, e sono malposizionati, cioè ne abbiamo molti dove servono poco, e forse pochi in alcune aree dove servirebbero.

Un saluto.

PS
Bei Tempi, Amiga 500, che ricordi ...

:-)

Anonimo ha detto...

Caro/a Prime (non ho ancora ben capito),

ma guarda che tu stai parlando con uno che ci ride sopra al posto fisso. Mi spiego: io credo che in un paese dove lo stage sia uno stage e il welfare un fottuto welfare, la flessibilità fatta di meritocrazia sia il massimo.
E' chiaro che la fascia di persone che voglionop tutto, compresi i provilegi (garanzie?) dei padri, hanno spesso la tendenza a non voler lavorare, in fondo. Ma è anche vero che così è proprio dura. Insomma, non è che si possono fare i fuochi d'artificio tutti i mesi per arrivare senza debiti al successivo. E se volessi fare un figlio? E se mi si rompe la caldaia? Ma ti rendi conto che io per tanto tempo non potevo nemmeno comprarmi un computer a rate? E credi che non abbia una professionalità? Ho una laurea col massimo dei voti, un master, sono stato e sono un bravissimo grafico. Ma se lo Stato mette in piedi un sistema che permette alla nostra società di rendere precario ciò che dovrebbe essere flessibile, tutto quello che sono e che so fare non conta proprio niente.Spesso ne ho parlato anche con Angela. Il suo "Precari e contenti" è una fotografia egregia di persone che sono riuscite a fottere questo sistema del precariato dall'interno. Parliamo degli imprenditori di se stessi (io mi sento tale e in parte lo sono).
Ma a questa sconfinata generazione di neo-imprenditori mancano comunque delle garanzie esistenziali che nessuno può dare.
Già il fatto di non poter mettere al mondo un figlio per costi e tempi, è un segnale del problema. Scusami, è un discorso davvero molto lungo e non è questa la sede opportuna (intendo il commento, non il blog di Angela). Comunque, grazie per l'attenzione e a presto. - Arnald

Anonimo ha detto...

@arnald

Pillole ...

- Meritocrazia: è il massimo risultato a cui arrivare, anche se logicamente mitigata anche in parte dagli ammort. sociali corretti. Flexsecurity appunto.

- Fascia di persone: non crediamo sia tanto una questione di garanzie di base, ma più che altro una questione legata appunto a pretese che derivano da un indottrinamento fuori del reale riguardo a diritti lavorativi futuri derivanti dall'aver conseguito una laurea e quindi della "qualità elevata". Ma quanta di questa "qualità elevata" non è presunta ma reale? Dipende certamente dai settori merceologici, ma in alcuni la qualità è davvero una cosa lontana.

- tuo caso: non sei il solo che ha avuto i suoi periodi di magra. Molti, moltissimi ne hanno avuti in passato, e ne hanno ora.
La differenza sta proprio nell'atteggiamento che si ha verso questo stato di cose.
Mantenere il sorriso sulle labbra in questi casi è la parola d'ordine, insieme al sapere che la professionalità - a meno che noi non ci si ponga in maniera poco costruttiva e si chieda prima di dare - sarà sempre premiata da imprenditori seri.

- Stato che ci rende precari: è vero, hai ragione. Proprio per questo si deve cercare di fare in modo di far arretrare tutte quelle visioni che credono ancora nel "potere operaio".
Coscienti che quello che sei e che sai fare conta, e molto.
Ritrova la voglia del fare, che è data come sai di certo da molti fattori, e non tutti di natura economica.

- neo-imprenditori e garanzie: questi neo-imprenditori non hanno bisogno di garanzie. Hanno invece bisogno di uno Stato che creda in loro, e che non gli vada contro.
Hanno bisogno che non si finanzi con i soldi della loro pensione futura la precoce pensione che arriva nelle mani di categorie diverse che non hanno nulla a che fare con loro (questione scalone-scalini).
Non dobbiamo far si che noi che ce la facciamo siamo quelli che "fottono" un sistema, ma dobbiamo far si che il sistema cambi in maniera migliore per le nostre caratteristiche ed esigenze - siamo tutti un po stanchi di "fotterlo" per avere successo.

Per il resto, credo che avremo sempre più tempo per parlarne, giorno dopo giorno.
Per noi sono tempi di inizio questi, non di resa.

:-)

Un saluto

Anonimo ha detto...

Beh,

caro/a Prime,

Io dico che fottere il sistema è utile, nel senso letterale del termine. Così si potra instillare il seme del cambiamento. Io, personalmente me ne faccio coriandoli delle pagine di buone intenzioni dei governi e dei partiti. Hanno perso il mio voto e stanno perdendo quello delle persone che mi ascoltano di più. Potere operaio? Credi che sarebbe stato tanto facile morire nella Thyssen se l'acciaieria in primis avesse obbligato ogni elemento umano della struttura a rispettare le regole? A loro non conviene, am agli operai sì. Con la fine dei sindacati (perché lo sappiamo tutti vero che sono delle ombre ormai, vero?) è finita qualsiasi cultura della sicurezza sul lavoro, da quella dello stipendio a quella della vita.
Ne riparleremo spero.
un saluto,

Arnald

Anonimo ha detto...

@arnald
Preferiamo inserire i nostri cambiamenti in maniera - diciamo cosi - + costruttiva.

Sindacati: questi sconosciuti, anche se noi diciamo ... non sempre questo è un male, dipende.

Ne riparleremo certamente un saluto.

Marco Schutzmann ha detto...

Propongo di portare i ragazzi al circo: i saltimbanchi sono migliori. A parte l'ironia, non penso che un professore motivato e motivante debba necessariamente far girare le clave in aria per spiegare il momento angolare di un corpo rigido.

Anonimo ha detto...

@marco
da una parte hai ragione, forse tutto questo può risultare eccessivo.

Ma tra i professori immobili e parrucconi che girano oggi nelle nostre università e gente dinamica come il prof. Lewin, noi scegliamo certamente Lewin.

Miranda ha detto...

Loved reading this, thanks

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