mercoledì 19 dicembre 2007

FUOCO INCROCIATO DEI BAMBOCCIONI SUL PROTOCOLLO



Il famigerato protocollo sul welfare non è stato tenero con i giovani. In parte ha ignorato i loro bisogni, in parte li ha presi per il naso, facendo ricadere su di loro la famigerata abolizione dello "scalone", che poi era il motivo principale per cui si è fatto il protocollo. (Chi mi segue sa quanto io abbia preso a cuore la vicenda, inutilmente). Queste poche righe, secondo me, basterebbero. Però c'è chi ci si è dedicato più lungamente e approfonditamente. In particolare vorrei segnalare le analisi di due giovani molto attrezzati: uno è Federico Mello, blogger e autore di "L'Italia spiegata a mio nonno", che ha scritto "Il protocollo sul welfare visto dai Bamboccioni (incazzati)". L'altro è Alessio Maniscalco, anche lui blogger, collaboratore di giornali e "cultore" di diritto del lavoro, che ha scritto sul Bollettino Adapt "Un contrasto generazionale? Riflessioni sul Protocollo Welfare del 23 luglio scorso".Sono due punti di vista politicamente opposti: Mello si definisce Verde, comunque dichiaratamente di sinistra e a volte strizza l'occhio ad alcune frange di antipolitica e di sinistra radicale (lui nega). Maniscalco invece si capisce che ha qualche simpatia per il centro destra, tanto è vero che nel suo scritto loda ampiamente il "Patto per l'Italia" stipulato dal governo Berlusconi con una parte del sindacato, al quale riconosce uno "spirito innovativo", a fronte dell'"inerzia riformatrice" del Protocollo Prodi. Potrebbero sembrare punti di vista inconciliabili.Eppure non è così. Anzi, le conclusioni sono in gran parte simili nella sostanza.Nonostante le lodi di Maniscalco, il Patto per l'Italia è rimasto lettera morta. Così come è rimasta in larga misura inattuata la legge Biagi nelle parti in cui prevede nuovi ammortizzatori sociali e tutele, nuovo impulso all'apprendistato, alla Borsa Lavoro nazionale. Il passato viene rivisitato anche da Mello, il quale ( anche lui) cita Biagi, che nel libro Bianco sottolineava: "La struttura della spesa sociale italiana denota un'accentuata caratterizzazione pensionistica ed una bassa incidenza tanto dei trattamenti di disoccupazione quanto di quelli assistenziali a favore di soggetti in età lavorativa (...)". Nessuno in realtà ha fatto niente per cambiare questo stato di cose.
Anche stavolta, quindi, si sono privilegiate le pensioni. Sette miliardi e mezzo per evitare lo scalone, finanziati paradossalmente gravando sulle spalle di più giovani, con maggiori contributi e con altre amenità a lungo termine. patetica la rimodulazione dei contratti a termine. Diversamente da Mello non penso che si dovesse "fare di più", sarebbe stato più dignitoso non fare niente. Anzi, in questo seguo il ragionamento di Maniscalco sulla eccessiva rigidità del nostro mercato del lavoro, che scarica tutta la flessibilità sulle spalle dei giovani. In paesi diversissimi come Gran Bretagna e Danimarca questo non succede e la flessibilità non viene vissuta in maniera drammatica.Alla fin fine i due testi, partendo da posizioni politiche lontane, convergono: Maniscalco cita l'egoismo generazionale" di cui parla Michel Martone: ..."Viviamo in un Welfare State ammalato di egoismo generazionale - dice Martone - Nel quale i privilegi dei padri vengono pagati con il futuro dei figli, sul quale grava il terzo debito pubblico del mondo...."E Mello: "Evidentemente scrivendo questoprotocollo sul welfare, chi sta al potere ha scelto a cuor leggero la strada dello scontro generazionale, del bullismo dei nonni sui nipoti, in luogo di politiche lungimiranti..."Insomma, visto che i trentenni convergono nonostante alcuni persistenti pregiudizi, forse sarebbe bene che si parlassero e superassero gli ideologismi che già hanno fatto parecchio male a questo Paese. Il che non vuole dire che si debba buttare via una sana partigianeria politica, sale di ogni dibattito pubblico. Ma che sia a posteriori, non a priori!

PS: Mello se la prende ripetutamente con il ministro Padoa-Schioppa (affettuosamente chiamato Tps) per la frase sui Bamboccioni, per la quale sarà senz'altro ricordato sui libri di scuola. Ebbene, Federico non me ne voglia, ma secondo me prendersela tanto con lui per questo è sbagliato: la mia impressione è che Tps volesse, in fondo, fare qualcosa di positivo per i giovani (spesso, e non da ora soltanto, un po' addormentati: concedimelo). Ma gli è uscita male, quindi è bollato. Ma attenti, perché anche voi sarete per sempre la generazione dei bamboccioni, qualunque miracolo voi facciate. Potere stregonesco e pasticcione della comunicazione nell'era delle veline e dei blog!.

2 commenti:

Alessio Maniscalco ha detto...

Apprezzo il giudizio imparziale!!! ^___^

Anonimo ha detto...

Certamente TPS non voleva fare male a nessuno.

E' importante comunque ciò che tu dici nell'ottica del capire che la contrapposizione - a livello giovanile - non dovrebbe essere tra visioni di destra e di sinistra, ma tra visioni "giovani oriented" e visioni "old people oriented".

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