sabato 22 settembre 2007

"E SE SI ABOLISSE LA LEGGE BIAGI?"


Alcune segnalazioni per il weekend.
Sul sito della fondazione Marco Biagi troverete il bollettino settimanale n. 31, con parecchie cose interessanti. La prima è un articolo di Michele Tiraboschi, uscito ieri anche sul Sole 24 ore il quale notando come si comincia a discutere di contratto di lavoro unico senza distinzioni tra tempo determinato e indeterminato, come vuole fare Sarkozy in Francia, dice che questa tipologia già esiste nella legge Biagi, ed è il nuovo apprendistato. Leggetelo.
L'altro è un pezzo, direi provocatorio fin dal titolo: "L'abolizione della legge Biagi come strumento di cambiamento del mercato del lavoro". L'autore, Dennis Calabrese, che si capisce assolutamente a favore della legge Biagi, parter da una constatazione sulla quale credo che siamo tutti d'accrdo: il mercato del lavoro italiano è un malato "gravissimo e cronico". Da tempo immemore, direi io. Si prosegue constatando come oggi la discussione si sia isterilita intorno al dilemma sì alla legge Biagi-no alla legge Biagi. Ognuno corre dietro alla propria bandiera, senza ragionare. E conclude: "ritengo che paradossalmente, proprio l'abolizione della legge Biagi potrebbe essere lo strumento attraverso il quale scardinare il sistema, facendo emergere le contraddizioni intrinseche dello stesso". Forte, eh ?! "Ma cosa accadrebbe se domani la legge Biagi non esistesse più?- contonua Calabrese. - Milioni di disoccupati? L'economia italiana che crolla? Non credo. Con buona probabilità soltanto migliaia di lavoratori che continuerebbero a fare ciò che fanno oggi, ma senza dichiararlo al fisco." La conclusione è che le contraddizioni dei detrattori della legge emergerebbero proprio dall'abolizione della legge. Aggiungerei: non saprebbero più con chi prendersela. E' vero. Ma Marco Biagi non merita neanche questo, quindi io sono nonostante tutto contraria. Anche se devo dire che l'ide a è perfetta.
Sul bollettino, poi troverete anche due ampi stralci del mio libro, "Precari e contenti", Marsilio. Per chi volesse farsi un'idea prima di sborsare la ciclopica cifra di 14 euro. ;-D

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Legge Treu, legge Biagi, "il mercato del lavoro MALATO CRONICO"....e se il problema fosse l'INDUSTRIA Italiana? O meglio Confindustria?
Anni di Leggi e Leggine, sgravi fiscali, delocalizzazioni galoppanti, prodotti vetusti, poca innovazione (a parte qualche mosca bianca),perenne ricerca dell'abbattimento del costo del lavoro, speculatori specializzati e manager "sprovveduti" (vedi Telecom, Autostrade, Alitalia)...e il problema è Biagi o non Biagi?
Con gli imprenditori modello Italia, l'occupazione si crea se facciamo pagare il biglietto d'ingresso ai lavotatori?
Per dirla alla Totò "ma mi faccia il piacereeee!"

angela padrone ha detto...

Purtroppo in Italia lo sport principale è sentirsi tifosi di una squadra e accusare le altre di non essere sportive. Posso anche essere d'accodo sul fatto che gli imprenditori...ecc. Ma allora bisognerebbe allargare il discorso alle alleanze sociali e politiche che nei decenni hanno funzionato o non hanno funzionato... ai feudi, a quelle che negli anni si sono consolidate come caste e contro-caste. Troppo lungo e anche troppo comodo dire che il rpoblema è sempre un altro. Purtroppo gli inprenditori (che in Italia sono al 90% piccoli e piccolissimi imprenditori) non sono diversi dagli altri italiani. E tutti noi siamo un po' tutti uguali. Mi dispiace, ma non credo più da molto tempo che esista la squadra dei lavoratori (tutti buoni e bravi) e la squadra degli imprenditori (tutti biechi). Guardiamoci in faccia e che ognuno pensi ai propri difetti. Non è gratificante e neanche liberatorio, lo so, ma a volte serve.

angela padrone ha detto...

scusate i refusi. ultimamente ne faccio molti: è la fretta!

Ladypiterpan ha detto...

Cara Angela,
per continuare il tuo commento, quali migliori parole, se non proprio quelle di Calabrese nell'articolo che hai citato...
" Ciascuno deve diventare imprenditore di sé
stesso, deve curarsi, proporsi e vendersi. Perché un elettricista che fa l’artigiano deve
costantemente mettersi in discussione proponendosi sul mercato e l’elettricista che
lavora per lui non dovrebbe farlo?
Bisognerebbe quindi passare dalla logica del posto fisso a quella del posto stabile, che
tale è per merito del lavoratore e non per obbligo di legge.
Solo restituendo agli individui la possibilità e la responsabilità di scegliere e di farsi
scegliere anziché di subire le scelte degli altri, potrà crescere una nuova classe di
lavoratori, di imprenditori, di cittadini e con loro il Paese intero...."
Anna

Anonimo ha detto...

Angela, credo che vi sia un errore bello grosso nelle tesi di Calabrese. Quando parla dell'abolizione della contrattazione collettiva e sostiene che "..esporrebbe da ultimo gli imprenditori al rischio di dover abdicare al loro
ruolo padronale, per trovarsi a negoziare con i lavoratori su un piano di parità": dichiara un falso clamoroso! Senza un salario minimo, la retribuzione dei lavoratori finirebbe sotto la suola delle scarpe. E così molti altri diritti. Si guardino a titolo di esempio i diritti (e come riescono a difenderli) maturati a livello pensionistico dalle Partite IVA (non i commercianti o artigiani della CNA, per intenderci, ma i consulenti d'impresa) che stanno aggrappati senza senso alla Gestione Separata.. Lì sì c'è contrattazione individuale e che cosa sta succedendo?

Dario Banfi - Http://www.humanitech.it

angela padrone ha detto...

Sì, Dario, credo che tu abbia ragione. Quello che volevo segnalare era soprattutto la provocazione dell'articolo. Spesso mi sono chiesta cosa succederebbe se qualcuno alla fine dicesse: ok cancelliamo con un colpo di penna la legge Biagi. Le ricadute sui giovani precari e non sarebbero molto brutte. Ma allora si vedrebbe quanto avevanoavuto torto i detrattori. Comunque ripeto, per non essere fraintesa: è un paradosso, non credo veramente che si debba o si possa abolire la legge Biagi, sarebbe come abolire che so degli articoli del codice penale. Purtroppo spesso si ha l'impressione che è difficile ragionare pacatamente

Anonimo ha detto...

Condivido ciò che ha detto il primo "anonimo". A parte le falle legislative e di controllo rispetto alla legge 30, la colpa è in larga parte degli imprenditori italiani, miopi, avversi all'innovazione e alla formazione delle persone, avvezzi solo al profitto di breve periodo (abusando dunque di strumenti di breve periodo come la legge 30). Come ho avuto il piacere di dire di persona ad Angela in quella bellissima mattinata a Roma, c'è un eccesso di offerta formativa rivolta alla forza lavoro ma pochissima offerta formativa dedicata agli imprenditori. E non parlo di costosi master o specializzazioni, ma dell'ABC del marketing, dell'organizzazione e dell'economia, alla portata dei piccoli e ignorantelli imprenditori che costituiscono l'ossatura delle nostre imprese (destinate a restare piccole in eterno!).

Loud ha detto...

Anche io credo nella riforma Biagi, ma credo anche che - pur comprendendo e apprezzando il tentativo di Biagi - il Co.Co.Co. potrebbe essere recuperato e applicato. Perché il vero problema, come già scritto in un post, sia il matrimonio tra datore di lavoro e lavoratore, che ovviamente non è mai stato e mai sarà ben visto dalle imprese.
Bene, ho letto un interessante parere di Anna (Ladypiterpan) sul tuo libro. Ti invito a leggere la mia risposta tra i commenti, credo ti piacerà e che sia da te condivisibile.

A presto,
Luca

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