martedì 28 agosto 2007

LAVORO, CHI E' TROPPO PROTETTO E CHI TROPPO POCO


Nella rubrica delle Lettere di Repubblica di oggi, leggo: "Sono un neolaureato in Economia del Lavoro all'università di Torino....Il lavoro si è così tanto trasformato nel corso del Novecento che per affrontarne i relativi problemi sarebbe necessario innanzitutto che si facesse piena pulizia delle banalità. In alcuni casi infatti il lavoro si è trasformato in rendita, esattamente come l'acquisto di un immobile o di obbligazioni: in altri in inferno senza regole peggiore che agli inizi dell'industrializzazione d'inizio secolo scorso. A questo si aggiunga il nuovo esercito industriale formato da battaglioni freschi provenienti da Cina, India, Indonesia, Brasile, Russia...composto da centinaia di milioni di nuove braccia pronte a tutto. E' possibile chiedere alla politica di affrontare con serietà il problema più serio che ha di fronte?" Gianni Venuto-Torino

A questa lettera vorrei affiancare il contenuto dell'articolo di Pietro Ichino sul Corriere, sempre di oggi: il quale, sostanzialmente, dice che il basso livello medio dei redditi da lavoro in Italia è proporzionale all'alto livello di sicurezza e uniformità di trattamento dei lavoratori stessi. Per aumentare il reddito forse bisognerebbe scommettere di più su competenza e produttività individuale. Ovviamente in questo caso parliamo dei lavori a tempo indeterminato. Aggiungerei, per chiarezza, che è facile capire come questa sicurezza viene spesso scontata da chi invece non ha ancora un trattamento a tempo indeterminato.

Si delinea quindi sempre più chiaramente una insopportabile dualità del mercato del lavoro, un fossato che si va allargando tra flessibilità e rigidità. Forse dovremmo cominciare a discutere di questo, di chi è troppo "protetto" e di chi lo è troppo poco.

4 commenti:

Loud ha detto...

Interessante il commento di Ichino e la tua nota: un buon punto di riflessione. Ma mi piace il lettore di Repubblica che cita le "banalità", perché è vero: spesso si parla di questo e non di quello di cui si dovrebbe parlare. Questa è la nostra politica...
Cmq non è cambiando le leggi e i contratti, la sicurezza ed altro che si migliorerà davvero il mercato del lavoro. Bisogna cambiare le teste degli italiani! Partendo dalla politica, passando con forza dai contribuenti tutti (visto che l'evasione italiana è una vera anomalia nel mondo) ed arrivando ai contributi nelle loro vesti di datori e di lavoratori.
Troppo cattivo? Mah, oggi voglio lanciare questo sasso.

A presto,
Luca

Anonimo ha detto...

Sicuramente la Sua categoria, quella del giornalismo servile è (purtroppo) una di quelle più protette, uno dei tanti segnali del degrado di questo Paese.

angela padrone ha detto...

Credo che il servilismo sia un'attitudine squisitamente individuale, della quale ognuno di noi risponde prima di tutto alla propria coscienza

angela padrone ha detto...

Caro Luca, hai ragione: in Italia quando qualcosa non va si invocano sempre nuove leggi, severissime. Siamo sempre alle grida manzoniane, quando poi nessuno ha voglia di prendersi la minima responsabilità. Capisco, alle volte chi vorrebbe ritirarsi su un'isola desrta...ma è solo uno sfogo, oggi è stata veramente una giornataccia. Sono ancora al lavoro, e sono quasi le undici! Beati voi che domani mattina leggerete il giornale sorseggiando il caffè e vi sembrerà tutti sbagliato. ;-) a domani

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