venerdì 5 ottobre 2007

SUMO - SUL RING CON ANDREA BAJANI





Sabato pomeriggio, Radio Due ore 17. Potrete ascoltare una puntata di "Sumo" con un corpo a corpo radiofonico tra me e Andrea Bajani sul precariato. Conduttrice e moderatrice Giovanna Zucconi. Molto brava e simpatica.
Andrea Bajani è l'autore del libro dal titolo "Mi spezzo ma non mi impiego" e nella trasmissione fa la parte di quello che è contro il precariato, io invece sarei a favore... (!?). Ovviamente quello che io dico è semplicemente che la flessibilità è un dato di fatto, che non si può abolire per legge. Dobbiamo quindi cercare di conviverci nel modo migliore possibile, aiutando tutti a cogliere le opportunità e a difendersi dalle avversità. A Bajani ho scherzosamente rimproverato che lui è l'esempio vivente di come la precarietà possa essere un'opportunità, visto che su questo ha costruito il suo piccolo successo. Ma lui, che secondo me rimane un po' troppo attaccato a degli schemi prefabbricati, non ha apprezzato. Il suo libro, d'altra parte, è ben scritto e fa sorridere, ma è pieno di luoghi comuni e situazioni "mitologiche", che neanche Bajani può mai avere vissuto. I suoi "cinquantenni" sembrano usciti da un film anni Cinquanta (invece i cinquantenni di oggi sono cresciuti negli anni Settanta e vivono, incredibile a dirsi, nel presente), nel quale lei "corre in cucina fare il caffè al marito" e la sera "lo accoglie puntualmente, prepara la cena...". Quando poi il marito perde il lavoro "la moglie comincia a fare dei lavoretti per raggranellare un po' di soldi, e alla fine del mese sono sue le entrate maggiori". Oibò. Per fortuna in Italia molte donne ormai lavorano regolarmente (ma ancora poco rispetto al resto d'Europa). Altrove nel suo libro si racconta che i giovani d'oggi non se ne vanno di casa (perché precari ovviamente) mentre "loro, i genitori, se ne sono andati di casa che avevano poco più di 20 anni". E qui c'è da sganasciarsi. Trenta anni fa, per chi non lo sapesse, eravamo alla fine degli anni Settanta, in Italia c'era un'inflazione a due cifre e la legge sull'equo canone (che fece praticamente sparire le case in affitto dal mercato). Io ho cominciato a cercare lavoro all'inizio degli anni Ottanta e la disoccupazione era oltre l'11%. C'era la disoccupazione intellettuale. E nessuno andava via di casa a 20 anni, se non gli operai. Insomma, è divertente descrivere la realtà per luoghi comuni, però non ci fa capire molto di come migliorare le cose.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

cosa vuoi che ti dica ? io mi sono fatto uan vita fuori dall'europa, prima dell'euro, e posso solo ringraziare. tu stai dicendo che e' meglio il precariato perche' un lavoro fisso ti da' uno stipendio da fame ? e io ti rispondo che il precariato ha stipendi ancora piu' bassi, e poi sbattersi ogni volta per incontrare lavoro, e' sempre stata una impresa, per non parlare di oggi, se era gia' difficile prima dell'euro, figuriamoci adesso. io ti dico solo questo : meglio avere uno stipendio fisso di 850 euro, che uno stipendio da recariato di 4/500 euro, e poi non sai neanche quando puoi comprare quella cosa che ti paice tanto, perche' sai gia' che tra 2-3 mesi devi iniziare a trovarti un nuovo lavoro. un precariato non ti permette delle mete prefissate, devi sempre stare all'erta, senza poter dire "ah, ogni mese metto da parte 100 euro, cosi' tra 8 mesi mi compro il computer...". con i precariato, non puoi organizzarti, e non solo per il computer, ma anche per altre storie... anche per mangiare.
la storia che la gente sceglie il precariato e' solo una bella favla per far vedere l'italia come il paese dei balocchi, mentre da qualche anno non lo e' piu', colpa (devo ancora dirlo) dell'euro, ma dovrei dire meglio, non dell'euro, ma dell'economia italiana che ha permesso che , con l'euro, tutti i prezzi sono aumentati, meno gli stipendi. quindi che a la gente piaccia il precariato, e' una barzelletta. vivo all'estero (in messico), ma da quando sono qui non ho mai sentito un commento cosi' (e di pareri ne ho sentiti tanto), ma che il precariato piaccia, e' meglio raccontarla ad un altro.... ok?

damiano_zappi@hotmail.com

Anonimo ha detto...

Quel cognome, "Padrone", è tutto un programma. Solo la voce del padrone può andare in giro a predicare le inebrianti godurie del precariato. Che la Padrone abbia intervistato fortunati spacciatori che si sono arricchiti? O piccoli autoimprenditori evasori che sguazzano nell'illelagalità? Perchè i precari normali non possono che gridare V-Padrone!
Più o meno come ha detto "anonimo" nel suo commento

angela padrone ha detto...

complimenti per l'arguzia, veramente, c'è di che essere orgogliosi!

angela padrone ha detto...

a parte le scemenze....quello che ho cercato di fare è un'analisi del rapporto tra giovani e lavoro che non ripeta meccanicamente quello che si dice nei luoghi comuni. Ho guardato in faccia la realtà, usando anche la memoria. La memoria ormai fa schifo a tutti, non ci si ricorda più neanche cosa è successo 6 mesi fa...
Per farla breve, caro damiano che vivi in messico, il lavoro flessibile è una realtà. Da questo non si sfugge, e non la si può abolire per legge. La flessibilità in Italia è applicata meno che in tutti gli altri paesi occidentali, quindi bisogna conviverci. Il nostro problema, lo ripeto, è che non è sostenuta da un sistema di formazione e istruzione adeguato, da sussidi alla disoccupazione, da incentivi al lavoro delle donne, da servizi per la famiglia, da sistemi di accompagnamento al lavoro, ecc. Cosa fare? 1)batterci perché queste cose siano realizzate; 2) imparare a sfruttare le opportunità di lavoro che ci sono, senza atteggiamenti rinunciatari. Quanto poi a chi va all'estero ha tutta la mia comprensione, anzi direi ammirazione. Il problema di solito è il contrario: di chi non vuole muoversi affatto, anche se dove si trova la situazione è cattiva. Per concludere, mi sembra che il mio pensiero sia stato un po' travisato, no?

Anonimo ha detto...

ti rispondo: hai parlato del precariato, non delle leggi che permettono e non permettono questo e quello. si che bisgona lottare per le proprie idee, e allo stesso non ho mai detto che si deve abolire, forse sei tu che non hai capito il senso delle mie idee. rispetto le tue idee, come sempre bisogna fare, pero' per il precariato rimango della mia idea, e non perche' e' un luogo comune e lo dicono tutti, ma per le stesse ragioni che ho spiegato nella mia prima lettera. il precariato ti da una idea diversa della percentuale di disoccupazione, perche' un giorno lavori, domani (o il prossimo mese) no, e' la realita'. dovrebbero fare sondaggi sulla disoccupazione ogni settimana, non credi ?
In ogni caso, con il precariato, come gia' detto, ti pagano meno e lavori quando c'e' lavoro, quindi non puoi pensare a lungo termine, cioe' quello che si sta facendo qui in messico, e alla gente non piace. vorrei vedere gente alla quale piace veramente un lavoro a tempo determinato....
rispetto la tua opinione, ma rimango (e la confermo) della idea che e' meglio un lavoro fisso. Solo quelli che guadagnano un casino (e lavorano a tempo indeterminato) dicono che eil precariato fa bene.... e se anche loro iniziassero a farlo, forse avrebbero una idea di quello di cui stanno parlando...

damiano

ps: se questi precariati fossero pagati bene, potrei forse cambiare idea, ma cosi' facendo poi viene un altro discorso, che poi i figli non escono da casa e non possono spendere tanto come tutti i commercianti vorrebbero, e per questo stanno piangendo. e' una reazione a catena.
mentre, con uno stipendio fisso (e uno stipendio decente), potrebbero farli (i commercianti) piu' felici.
e' la legge del mercato.

Anonimo ha detto...

aggiungo un'altra cosa: e se poi la chiesa si chiede perche' in italia fanno pochi figli, tu credi che con un lavoro a tempo determinato uno possa pensare a queste cose ? io ho 2 figli, e li devo mantenere, giorno dopo giorno, e sapere che ho alle spalle un lavoro fisso, mi toglie gia' un peso dallo stomaco. se avessi un lavoro non fisso, diciamo di 4 mesi), non sarei cosi' tranquillo.

dam.

angela padrone ha detto...

Scusa Damiano, ma continui a farmi dire ciò che non ho detto. Grazie che un lavoro a tempo indeterminato è meglio!!! Non credo che ci siano dubbi su questo. Il problema è un altro: cosa è meglio tra la disoccupazione e un lavoro a tempo determinato? E' questa l'alternativa, non l'altra. Riguardando indietro, io dico che quando ero disoccupata sarei stata ban contenta di un lavoro precario, invece di niente. Se vogliamo la questione è tutta qui. Se poi invece ne vogliamo fare per forza una discussione ideologica, allora preferisco evitarla

Anonimo ha detto...

ok, allora diciamo pure, come tutti e 2 abbiamo detto, che e' meglio un lavoro a tempo determinato a uno indeterminato, su questo non ci piove, ed e' logico. poi tu mi dici che un lavoro a tempo indeterminato e' meglio di essere disoccupati... ok, ma anche questo , non e' logico ? se poi la persona non vuole un lavoro a tempo precario, sono cavoli suoi e non puo' neanche dire niente. pero' io mi ricordo, prima di lasciare l'italia, che questi posti di lavoro ti sfruttavano e ti davano una miseria (anche se poi sono sempre precariati), quindi bisgona trovare una via di mezzo. pero' una cosa la ripeto: il precariato non risolve i problemi degli italiani e della economia.

dam.

Google