venerdì 19 ottobre 2007

IL LAVORO, TRA OPPORTUNITA' E ZAVORRA




AGGIORNATO

E' il giorno delle manifestazioni pro e contro la legge Biagi. Forse potevamo risparmiarci queste contrapposizioni. Il mio auspicio è che non esasperino gli animi, ma servano perché i due schieramentI si ascoltino. E' possibile?
Al Capranica ci sarà il convegno organizzato dal Comitato per la legge Biagi con grande entusiasmo. Il titolo è "Dare valore al lavoro". Qui si può trovare il programma.


Intanto parliamo di stipendi. Oggi siamo tutti un po' più poveri? Siamo più poveri perché precari? Ci sentiamo più poveri perché abbiamo aspettative e necessità sempre un po' più elevate? Queste sono in fondo le domande di questi tempi, alle quali spesso cerchiamo di rispondere. Diciamo che spesso stipendi bassi e lavoro temporaneo non hanno una relazione così stretta: la differenza tra gli stipendi più bassi e quelli più alti è aumentata in tutto il mondo negli ultimi decenni. Nessun governo democratico ha ancora trovato una soluzione a questo. Si può trovare una carrellata di buste paga-tipo e un'analisi di questi temi nell'articolo di Emilio Marrese sul Venerdì di oggi. Il discorso si dipana con l'ausilio di Giuseppe Roma, del Censis, il quale giustamente sottolinea l'importanza delle percezioni, delle sensazioni che si fanno spesso più pesanti delle cifre in sé e per sé. Marrese ha anche avuto la bontà di chiedermi , in questo contesto, che senso ha la mia ricerca sui giovani e il lavoro e gli ho risposto che le mie storie possono servire in qualche modo da guida a chi cerca lavoro. Esempi, esperienze, anche errori di altri, spesso possono far scattare la lampadina in chi sta ancora cercando la propria strada. A patto di non arrendersi prima di cominciare. A patto di non fare errori clamorosi, che invece in tanti fanno. Insomma, se la flessibilità non sempre è "buona", l'importante comunque è cercare di sfruttarla, di cogliere le occasioni. Perché comunque ci sono. La colpa delle cose che non funzionano in questo mercato? Non certo della legge Biagi. Roma la sintetizza così: "La colpa è del sistema complesso e zavorrato, che non distingue chi merita tutela. L'Italia non produce perché non si modernizza". Condivido.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Angela,

torno adesso dalla manifestazione. Sono stato a dare un po' bigliettini del mio blog per allargare un po' la base. Leggendo il tuo post mi è venuto in mente una cosa. A un certo punto parli del fatto che siamo tutti più poveri perché abbiamo più esigenze, in qualche modo, più beni di consumo dei quali ci circondiamo. Questo in parte è vero. Ancora più vero è che questo paese non sa produrre ricchezza. Ma chi è che non produce ricchezza? I lavoratori, lo Stato, gli imprnditori? Insomma, mi viene voglia di dire che non ci capisco più niente, anche se non lo penso fino in fondo. Certo è che sono contro la legge Biagi, ma attenzione: non sono contro la legge per un preconcetto, ma per un vissuto. Intendo dire, come ho più volte sottolineato nei miei commenti qui da te e noi miei post, che questa nostra società ha il vizio prendere le idee e cavalcarne sempre il lato peggiore; il più furbo, il più distruttivo. Tu sai che io, anche per scelta, ho intrapreso la strada della precarietà. E qui è il problema: songo il giorno in cui potrò dire che sono un lavoratore flessibile e non precario. Quindi un lavoratore che percepisce uno stipendio commisurato alle ore che impegna (e non perde come dicono tanti) sul posto di lavoro. - Arnald

p.s. una nota molto negativa. Alla manifestazione c'era un tasso di giovani bassissimo. Per la serie: ormai non ci crede più nessuno.

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