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domenica 9 dicembre 2007

CERCARE LAVORO NELLA MUCILLAGINE




Che prospettive di lavoro può dare una società poltiglia? Ben poche, ovvio! E con la diagnosi del Censis su questa strana "mucillagine" che ci avvolge si potrebbe anche chiudere questo blog...: cari signori, ringraziate di trovare qualcosa, perché le prospettive sono nere, per colpa non solo dei politici ma di tutta l'intera società, cioè noi stessi! Fine.




Detto questo, invece, a cercare tra i dati del Censis qualcosa di utile emerge: intanto che aumentano i nuovi lavoratori. Tra il 2004 e il 2006 ci sono stati quasi 600 mila nuovi posti di lavoro. Però è vero che nell'ultimo anno la crescita dei posti di lavoro è rallentata, con tutto il resto dell'economia (e le previsioni per il prossimo anno sono ancora più grigie). E chi sono quelli che hanno trovato uno di questi nuovi posti di lavoro? Soprattutto profili tecnici intermedi, ci informa il Censis: tecnici dell'amministrazione e organizzazione aziendale, i contabili, gli addetti al controllo di produzione, al trattamento delle informazioni, i corrispondenti in lingue. E poi le professioni paramediche, i tecnici delle scienze ingegneristiche, delle scienze quantitative, dei rapporti con i mercati, della distribuzione commerciale e delle attività finanziarie e assicurative. Favoriti dalla specificità dei profili in crescita soprattutto donne e giovani. Inoltre, per la prima volta dopo anni, nel 2006 e 2007 sono ripartite le assunzioni di laureati (salite dal 6,5 del 2003 al 9% del 2007) e dei diplomati con qualifica superiore (dal 26,6% al 34,9% dei nuovi assunti). Ovviamente però, per quanto riguarda l'occupazione delle donne, l'Italia rimane la maglia nera d'Europa: siamo dietro non solo alle solite Islanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, Gran Bretagna, ma anche a Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Ungheria, e anche parecchio al di sotto della Grecia. C'è solo da arrivare a sperare che i dati siano compensati dal lavoro nero! E perché da noi molte donne tra i 15 e i 64 anni non cercano un lavoro? Il primo motivo è "per prendersi cura di figli e altre persone non autosufficienti". Buffo, visto che siamo anche il paese d'Europa che fa meno figli! Ma forse le donne che non lavorano si prendono cura per prima cosa di anziani non autosufficienti?! Sì, è così, perché a quelli il nostro presunto welfare ci pensa ancora meno che ai bambini.
Nelle motivazioni delle donne che rinunciano c'è anche la convinzione di non riuscire a trovare un lavoro e poi dei misteriosissimi "altri motivi" , che rappresentano una percentuale non irrilevante, e che il Censis non ci svela. Peccato.



PS: A proposito, per chi ha apprezzato il post sugli studenti e i lavoratori che vogliono andare all'estero... il Censis ci informa che nell'ultimo anno 38.690 studenti italiani si sono iscritti in università straniere; 11.700 di loro hanno trovato un lavoro all'estero subito dopo la laurea. E tra gli italiani ad elevata qualificazione 13.368 si sono spostati per lavoro dall'Italia agli Stati Uniti. Temporaneamente, dicono.

giovedì 6 settembre 2007

AVREI BISOGNO DI UNA ...MOGLIE?!


Spesso ho parlato di donne e lavoro, di quanto le donne finiscano per lavorare più degli uomini, se sono costrette ad occuparsi del proprio lavoro e anche dell'accudimento di una famiglia. Su un sito molto ben fatto, humanitech, che si occupa appunto di lavoro, è cominciato un discorso sulla paternità. Inevitabilmente credo che verrà allargato al confronto tra uomini e donne, ma anche (forse inaspettatamente) a quello con i nonni, tornati ad essere figure centrali di una famiglia spossata dagli impegni. Mi piacerebbe rilanciare il tema anche qui, e vediamo che succede... Tra l'altro, cercando una foto per questo post (ma poi ne ho trovata una che mi sembra meglio..;-) mi sono imbattuta nel sito e nel libro "Casalingo e contento" di Diolaiuti (nomen....) & Tironi, che chi frequenta la tv più di me sicuramente conosce (non so con quale giudizio, ma...) e che mi sembra in tema.
Aggiungo, come provocazione ma non troppo, che essendo io una mamma-single, credo di conoscere un po' tutti i risvolti della faccenda (come tentare di fare la madre, come tentare di fare il padre, e quanto contano i nonni)....ma soprattutto sappiate che molto spesso, sopraffatta dalla quantità di cose a cui pensare, mi sono trovata a gridare: "Quanto vorrei una moglie!" Leggete anche quello che scrive Livio Martucci...

martedì 26 giugno 2007

DALLO SCALONE PRECIPITANO LE DONNE



Siccome era urgente abolire lo scalone, e il tesoretto è esiguo, si dovranno rinviare altri problemi. Lo sintetizza egregiamente Tito Boeri sulla Stampa di oggi: "Taglio delle tasse addio". Boeri scrive anche : "Si rassegnino i più giovani, la montagna del debito pubblico non si abbassa". E io direi che si può specificare meglio che il danno è, in generale, per i più giovani e per tutti i contribuenti. Ma, in particolare, vengono ignorate due categorie di problemi: gli aiuti alle donne con figli e gli aiuti ai vecchi non autosufficienti. Anzi, a ben vedere, questi due problemi si concentrano su un unico soggetto: la donna del Sud. E' lei che fa più fatica a trovare lavoro, è lei che ha meno aiuti per i figli, è lei che ha più bastoni tra le ruote (se ha un marito che ha "piacere" che lei si "occupi della famiglia"), è lei che bada agli anziani non autosufficienti. Questo è il soggetto che dovrebbe essere aiutato, incentivato, sgravato dalle tasse, fornito di servizi pubblici e privati, liberando enormi energie per tutta la società. Le donne, e le donne del Sud in particolare, in questo paese non riescono a lavorare e a fare figli. Portano sulle spalle un fardello enorme. Se studiano, sono più brave dei maschi. E se lavorassero farebbero schizzare in alto il reddito del Paese, come hanno dimostrato alcune ricerche già da me citate. (Confrontate in particolare il post del 23 aprile, ma anche quello del 15 aprile, del 4 e del 20 maggio.) Ma anche loro sono scivolate sullo scalone. Purtroppo.

(2./segue)

domenica 20 maggio 2007

DONNE E DISCRIMINAZIONE - LA VENDETTA. TRENTA COSE DA SAPERE


Sul Corriere della Sera di oggi c'è un notevole pezzo di Gian Antonio Stella sulle donne in politica. Anzi, sull'assenza delle donne italiane nella politica e nei posti di governo, in un confronto a dire poco pietoso con il governo di centrodestra del francese Sarkozy e con tutto il resto del mndo civilizzato. Meno male che l'ha scritto un uomo, un bravo giornalista: Qualunque disgraziata avesse fatto altrettanto si sarebbe guadagnata i soliti sospiri di sopportazione e magari qualche frase paternalistico o, peggio, l'etichetta "femminista", usato come un epiteto.

Na, caro Stella, come stupirsi che nella politica italiana le donne non contino niente? E' così in tutta la società: con il solito alibi dellle società maschiliste secondo il quale in casa la "regina", quella che comanda veramente è lei. E lì stia. E' ancora così. Avevo cominciato a snocciolare i dati su donne, lavoro e figli. Qui ne ho altri. Riguardiamoli tutti insieme, perché fanno impressione. e si comincia a delineare un significato: forse le donne stanno utilizzando contro la società italiana l'unica arma loro rimasta. Sono discriminate e si vendicano non facendo figli.



  1. IN ITALIA LAVORA IL 45% DELLE DONNE - LA MEDIA IN EUROPA E' DEL 60%


  2. IL77% DELLE ATTIVITA' DOMESTICHE IN ITALIA E' SVOLTO DALLE DONNE


  3. LE DONNE IN ITALIA LAVORANO IN MEDIA 8 ORE AL GIORNO, GLI UOMINI INVECE 7 ORE AL GIORNO


  4. SOLO 1/4 DEL LORO LAVORO E' REMUNERATO, CONTRO I 2/3 PER GLI UOMINI


  5. UNA DONNA SU DUE NON E' REMUNERATA PER IL LAVORO CHE SVOLGE


  6. AL SUD SOLO 4 DONNE SU 10 HANNO UN LAVORO


  7. TRA LE DONNE DEL SUD CON BASSA ISTRUZIONE SOLO UNA SU 3 HA UN IMPIEGO


  8. TRA I 15 E I 24 ANNI LE LAUREATE SONO IL 60% - I MASCHI IL 49%


  9. A TRE ANNI DALLA LAUREA IL GUADAGNO DEI LAUREATI SUPERA DEL 29% QUELLO DELLE LAUREATE


  10. SOLO IL 3,6% DELLE LAUREATE APPARTIENE ALLA CATEGORIA "LEGISLATORE, DIRIGENTE, IMPRENDITORE".... GLI UOMINI SONO L'11,7%


  11. TRA LE DONNE CON FIGLI PICCOLI SOLO IL 53% LAVORA


  12. DOPO LA NASCITA DI UN FIGLIO SOLO IL 30% DI CHI LAVORAVA RIPRENDE IL LAVORO


  13. IL 18%TRA I 25 E I 34 ANNI LAVORA IL 58,8% DELLE DONNE - MA TRA GLI UOMINI 25-34 ANNI IL TASSO DI OCCUPAZIONE E' DELL'80%


  14. I BAMBINI CHE VANNO AL NIDO SONO IL 13,5% - AL SUD IL 5,4%


  15. AL NORD TRA LE DONNE DI 35-44 ANNI ACCOPPIATE E CON FIGLI LAVORA IL 68,2% - TRA LE SINGLE IL 91%


  16. AL SUD LAVORA IL 36,5% DELLE DONNE TRA I 35 E I 44 ANNI ACCOPPIATE E CON FIGLI- TRA LE SINGLE DEL SUD LA PERCENTUALE E' DEL 70,5%


  17. SI CALCOLA CHE 100 MILA DONNE AL LAVORO IN PIU' FAREBBERO AUMENTARE IL PIL DEL 0,28% LA SPESA PUBBLICA


  18. PER LA FAMIGLIA POTREBBE CRESCERE DEL 30%


  19. PER RAGGIUNGERE LA MEDIA EUROPEA DOVREBBERO LAVORARE IN ITALIA 900 MILA DONNE IN PIU'


  20. IL LAVORO NERO O IRREGOLARE IN TUTTA ITALIA E' STIMATO VICINO AL 14%, CIRCA TRE MILIONI DI PERSONE - AL SUD E' OLTRE IL 22%


  21. IL LAVORO A TEMPO DETERMINATO E' DEL 14,7% PER LE DONNE - DEL 10,5% PER GLI UOMINI


  22. IL PART-TIME TRA LE DONNE E' DEL 26%, MA PREVALENTEMENTE AL NORD - IN EUROPA E' DEL 30%


  23. IL TASSO DI NATALITA' IN ITALIA E' DI 1,2 FIGLI PER DONNA


  24. IL TASSO DI NATALITA' IN FRANCIA E' DI 2 FIGLI PER DONNA


  25. IL TASSO DI OCCUPAZIONE DELLE DONNE CON FIGLI MINORI DI 6 ANNI IN ITALIA E' DEL 53%


  26. IL TASSO DI OCCUPAZIONE DELLE DONNE CON FIGLI MINORI DI 6 ANNI IN FRANCIA E' DEL 65%


  27. IL RAPPORTO TRA POSTI NIDO E NUMERO BIMBI IN ITALIA E' DEL 10%


  28. IL RAPPORTO TRA POSTI NIDO E BAMBINI IN FRANCIA E' DEL 40%


  29. I BAMBINI NATI FUORI DAL MAYTRIMONIO DA NOI SUPERANO DI POCO IL 10%


  30. I BAMBINI NATI FUORI DAL MATRIMONIO IN FRANCIA SONO UNO SU DUE

venerdì 18 maggio 2007

DONNE: COMINCIAMO BENE..., MA CONTINUIAMO MALE



Ieri sono stata ospite a un'interessante trasmissione su Rai Tre: "Cominciamo bene", condotta da Elsa Di Gati e Fabrizio Frizzi. La puntata era sulle donne e il lavoro, titolo "La parità che non arriva". Si partiva dall'esempio delle operaie della fabbrica di pantaloni vicino Napoli, di cui ho parlato in un precedente post. Si è discusso molto di discriminazioni "pesanti": operaie licenziate perché erano state in maternità, infermiere licenziate dopo una malattia, impiegate comunali licenziate perché donne. E si è parlato soprattutto di Sud, di lavoro nero, di concorrenza delle fabbriche cinesi. Temi duri per la televisione, di cui non è facile occuparsi.
Il tempo purtroppo non è bastato per approfondire anche di quella discriminazione, meno clamorosa ma ancora più diffusa, che tiene a casa oltre la metà delle donne italiane. Tante di quelle con figli. Lo sapete che alla domanda "pensate che un figlio soffra se la madre lavora?", in Italia il 77% delle risposte è "Sì"!? In Danimarca la risposta è affermativa solo nel 18% dei casi! Fossero madri degeneri queste danesi? Però fanno più figli di noi.
Ma in Italia non ci sono i nidi, non si aiutano le donne a lavorare, prima di tutto non le aiutano i loro mariti (il 77%del lavoro familiare spetta alle donne), figuriamoci lo Stato o le imprese... in Italia si fanno pochi figli, mentre nei paesi in cui le donne lavorano di più, nascono più bambini. E, ironia della sorte, sono spesso anche più educati dei nostri vezzeggiati e tutelati figli unici.
Ecco un po' dei dati che avevo preparato per la trasmissione, ma come spesso capita in tv, non c'è stato tempo per parlarne.


  • IN ITALIA LAVORA IL 45% DELLE DONNE - LA MEDIA IN EUROPA E' DEL 60%
  • AL SUD SOLO 4 DONNE SU 10 HANNO UN LAVORO
  • TRA LE DONNE DEL SUD CON BASSA ISTRUZIONE SOLO UNA SU 3 HA UN IMPIEGO
  • TRA LE DONNE CON FIGLI PICCOLI SOLO IL 53% LAVORA
  • DOPO LA NASCITA DI UN FIGLIO SOLO IL 30% DI CHI LAVORAVA RIPRENDE IL LAVORO
  • I BAMBINI CHE VANNO AL NIDO SONO IL 13,5% - AL SUD IL 5,4%
  • TRA LE DONNE DI 35-44 ANNI ACCOPPIATE E CON FIGLI LAVORA IL 68,2% AL NORD - TRA LE SINGLE IL 91%
  • AL SUD LAVORA IL 36,5% DELLE DONNE TRA I 35 E I 44 ANNI ACCOPPIATE E CON FIGLI- TRA LE SINGLE DEL SUD LA PERCENTUALE E' DEL 70,5%
  • IL TASSO DI NATALITA' IN ITALIA E' 1,2 FIGLI PER DONNA
  • IL TASSO DI NATALITA' IN FRANCIA E' DI 2 FIGLI PER DONNA
  • IL TASSO DI OCCUPAZIONE DELLE DONNE CON FIGLI MINORI DI 6 ANNI IN ITALIA E' DEL 53%
  • IL TASSO DI OCCUPAZIONE DELLE DONNE CON FIGLI MINORI DI 6 ANNI IN FRANCIA E' DEL 65%
  • IL RAPPORTO TRA POSTI NIDO E NUMERO BIMBI IN ITALIA E' DEL 10%
  • IL RAPPORTO TRA POSTI NIDO E BAMBINI IN FRANCIA E' DEL 40%

venerdì 11 maggio 2007

...E LE ITALIANE, TROPPO PERFETTE PER ESSERE MAMME IMPERFETTE

Le donne italiane lavorano troppo poco (fuori di casa) rispetto alle loro "colleghe" europee, eppure fanno molti meno figli... Si parla di agevolazioni fiscali per le donne, si parla di più servizi all'infanzia per aiutarle, poi qualcuno, come Luca Cifoni, si spinge a ipotizzare che le donne italiane siano vittima dell'etica del tempo libero, che io stessa ho lanciato, quasi a dire: non hanno poi tanta voglia di faticare.
Bè, doversi difendere è quasi offensivo. Non solo le donne lavorano mediamente più degli uomini (8 ore al giorno contro le 7 dei loro compagni), ma spesso accumulano ruoli e doveri che rendono tutto più pesante, al limite dell'impossibile. Perciò si moltiplicano gli studi e le proposte per aiutare le donne a fare un lavoro regolare e retribuito fuori di casa. Per esempio la voce.info di oggi riprende il tema: scarta la proposta di Alesina e Ichino di tasse più basse per le donne, scarta anche l'idea di tassare il reddito monofamiliare, e spinge invece sul tasto dei servizi disponibili. Quindi nidi, assistenza ai non autosufficienti, colf e badanti detraibili dal reddito. Anche perché le donne che lavorano devono anche superare l'opposizione dei loro mariti!
Ma, detto tutto ciò, mi chiedo se non ci sia anche un fattore in più nella scarsa propensione italiana delle donne a fare figli e al tempo stesso a lavorare. Lo chiamerò fattore "P" . Dunque, non è che per caso siamo vittime della sindrome della perfezione?
Avevo adombrato questa possibilità già nel post in cui raccontavo della famiglia francese con 5 figli e delle reazioni delle mamme italiane. Ma insisto: prima di lanciarci vogliamo che tutto sia sicuro. E nell'attesa della perfezione...niente. Vogliamo il lavoro "sicuro", ma anche il divano in soggiorno, la casa di livello adeguato e vicino ai "nonni", gli appuntamenti con piscina, palestra, musica, e quant'altro per i pargoli. E aspettando la perfezione, forse si rimanda un po' troppo la vita attiva. In altri Paesi vedo che ci si mette insieme, si "vive", si fanno figli, forse con un po' più di nonchalance. Magari prima ancora di sposarsi (e di spendere 20 mila euro per un matrimonio in piena regola, con festa e vestito bianco), magari con una casa un po' inadeguata. Insomma: noi italiani sogniamo sempre la vita perfetta, e ci lamentiamo. Dovremmo, tutti, essere capaci di "buttarci" un po' di più. O no?

venerdì 4 maggio 2007

PIU ' LAVORO, PIU' FIGLI. E GLI UOMINI INTANTO...


Intorno a un lungo tavolo di campagna, coppie e famiglie non solo italiane: ariva un lui e una lei francesi, lavorano in Italia, la mamma ha in collo una piccoletta di pochi mesi, e a ruota seguono quattro ragazzine bionde tra i cinque e gli undici anni. Gridolini di ammirazione e stupore tra gli italiani, e naturalmente scatta la discussione. E' sempre un po' un replay di Italia-Francia, noi e loro. Primo fatto degno di nota: le bambine francesi sono sedute educatamente, mangiano senza bisogno di incitamenti e se non mangiano non se ne accorge nessuno. Il padre spiega: a casa facciamo i turni perché tutte vogliono aiutare, darsi da fare con la sorellina più piccola, allora abbiamo fatto uno schema di turni settimanale.
Gli italiani al tavolo hanno uno o due figli massimo.
In Francia, si sa, sono incentivati gli asili nido, le baby sitter e gli aiuti alle famiglie. "Da noi ci sono agevolazioni fiscali - conferma la famiglia francese a tavola - e anche i prezzi dei prodotti per l'infanzia sono più bassi. Vestiti, cibo, giocattoli, tutto costa un po' meno"
In Italia è più difficile. "Eh, ma non si potrebbe lavorare, se una donna volesse fare più di uno o due figli", nota una delle commensali. Mi permetto di dire che, fatti due figli, gli altri pesano meno: si bada meno a tante piccolezze, si riciclano i vestiti, si organizzano dei turni, e forse l'educazione di tutti ne guadagna. "Eh, ma tutti questi figli poi bisogna seguirli, portarli in piscina, a musica, a fare tutte le varie attività... non è la stessa cosa tre o cinque". I francesi sorridono e parlano poco. Tutti ovviamente hanno, dal loro punto di vista, ragione.
Però... però in Italia le donne hanno il record negativo di partecipazione al mercato del lavoro (46%, contro percentuali vicine al 60% nel resto d'Europa, e del 70% nei paesi scandinavi) e, allo stesso tempo, il record negativo di figli pro-capite. In Francia, si lavora e si fanno figli. In Svezia si lavora e si fanno figli. Anzi, gli economisti sostengono che gli incentivi al lavoro delle donne potrebbero far crescere anche la natalità!
Eppure, anche in questo blog, appena si parla di incentivi al lavoro femminile, gli uomini italiani subito protestano. E anche se le donne italiane vogliono ovviamente lavorare e mettere a frutto studi e qualità professionali, vogliono anche somigliare alle proprie madri quanto a perfezione nel loro ruolo di mamme, mogli e angeli del focolare. E rincorrono i figli intorno al tavolo per aiutarli a mangiare la pasta o la "fettina".
In Italia spesso vedo giovani coppie con un buon lavoro, che aspettano di essere abbastanza sicuri di potersi permettere le rate per il divano e la casa con il soggiorno, prima di pensare a sposarsi e poi, con calma, fare un figlio. In Francia ho visto giovani (e meno giovani), vivere in certi tuguri che non avrei neanche sospettato. E la maggior parte dei figli nascono fuori, anzi prima, del matrimonio. In Italia questi ultimi sono in crescita, ma ancora sono solo il 13%.
Aggiungo che le donne italiane lavorano in casa mediamente molte più ore delle donne europee. E gli uomini italiani molto di meno...

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