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venerdì 24 ottobre 2008

LE AGENZIE DEL LAVORO CAMBIANO PELLE




L'ex ministro Tiziano Treu ha visto crescere la sua "creatura", ed era quasi entusiasta. L'ho visto a una presentazione del nuovo contratto nazionale delle agenzie di somministrazione di lavoro, di cui qui si è già parlato con il video di Bocchieri. L'evento era organizzato da Adecco, tra i leader del settore.



Treu nel '97 era ministro del Lavoro quando fu introdotta per la prima volta una legge che prevedeva la nascita delle agenzie di lavoro temporaneo e una riforma organica del mercato del lavoro, per consentire al mercato un po' di flessibilità. L'occupazione era a livelli bassissimi, e da allora è costantemente aumentata, perfino nei periodi di scarsa crescita. Allora però le agenzie di lavoro interinale nascevano proprio come dei brutti anatroccoli e in tutti questi anni hanno mantenuto una cattiva fama. Sono state prese a simbolo della precarietà, della mercificazione del lavoro e simili. Avrebbero dovuto avere invece un'importante funzione di fluidificare il mercato, renderlo più trasparente e accessibile.



Fatto sta che ora con il nuovo contratto, le agenzie si candidano a svolgere in futuro una funzione di protagonisti sul mercato del lavoro, sostituendo così la mano pubblica, che finora si è dimostrata del tutto inadeguata. Non più solo lavoro a termine o temporaneo, temporaneissimo, ma anche assunzioni a tempo indeterminato, pensione, malattia, maternità, e perfino indennità di disoccupazione e politiche attive di ricerca del lavoro. Insomma, le agenzie del lavoro propongono la loro flexicurity, il loro piccolo welfare privato. In cambio, scrivono nel loro contratto che hanno la possibilità di licenziare il lavoratore per il quale , per vari motivi, non ci sia disponibilità di lavoro. Il contratto si può migliorare, ha sottolineato Treu, ma intanto fa un grande passo avanti. Peccato solo che in Italia le agenzie del lavoro rappresentino una piccola fetta del mercato: la maggior parte della gente continua a cercare e trovare lavoro attraverso una rete informale, fatta di legami familiari, amicali e altro. Altro che trasparenza.

martedì 20 maggio 2008

TRE EMERGENZE: FORMAZIONE, IMPRESE E FLEXICURITY

E' stato interessante il dibattito alla Link University ieri a Roma. Purtroppo il ministro Sacconi non c'era, ma era presente Tiziano Treu, ex ministro del lavoro e professore, il sottosegretario Vincenzo Scotti, e i rappresentanti delle agenzie del Lavoro, Antonio Lombardi e Salvo Messina, come da programma.

Segnalo soprattutto l'intervento di Treu: il senatore ha sottolineato che la lamentela sul precariato non porta da essuna parte, né i giovani, né chi governa. La lagna non serve, anzi scoraggia chi si deve rimboccare le maniche. Quanto ai punti cruciali su cui premere per un'azione di riforma mi sembra che Treu abbia bene individuato tre punti. 1)Il rapporto tra mondo della scuola , dell'Università e in generale della formazione con il mondo del lavoro 2)le imprese, che dovrebbero finalmente capire quanto sia nel loro interesse investire sui giovani più qualificati, sui laureati, e valorizzarli anche economicamente 3) un sistema di "tutele" per chi ha lavori discontinui o perde il lavoro, sul modello della flexicurity in Danimarca. I tre punti sono stati detti in ordine d'importanza. Tra l'altro Treu ha raccontato anche la storia dei suoi figli e dei loro tortuosi percorsi di lavoro della serie, se proprio volete essere disoccupati, allora fatelo, ma siatene coscienti!
Radio radicale ha trasmesso tutta la discussione, chi ha voglia la può ascoltare attraverso il link

lunedì 19 maggio 2008

SACCONI E TREU ALLA LINK UNIVERSITY SU "PRECARI E CONTENTI"

(Per vedere bene l'invito cliccateci sopra)

Se verrà il ministro Sacconi attuale ministro del Lavoro, e se ci sarà anche Treu, ex ministro del Lavoro, saranno bei fuochi di artificio. Il pretesto è un dibattito sul mio libro "Precari e contenti", ma è ovvio che con due ospiti tanto importanti il discorso potrebbe essere più ampio. Se invece il ministro non riuscirà a venire ci concentreremo, ne sono sicura, sulle storie e sulle domande degli studenti, che secondo me è la parte più bella. Ci sarà anche Vincenzo Scotti, presidente della Fondazione Link e a sua volta sottosegretario e i rappresentanti di alcune agenzie di lavoro interinale, che possono portare la loro esperienza, ormai decennale e confrontarsi con i giovani.
L'appuntamento è oggi alle 18,30 in via Nomentana 335, Roma, nella Biblioteca della Link Campus University.

mercoledì 26 settembre 2007

CONTRATTO UNICO, QUESTO SCONOSCIUTO


Sempre più spesso si parla di "contratto unico". Sarà perché anche in Francia Sarkozy sembra che voglia riformare il mercato del lavoro con questo strumento. Cosa esattamente voglia dire contratto unico non è facile da chiarire, anche perché probabilmente ci sono parecchi tipi di contratto unico nella testa di chi ne parla. La voce.info pubblica un articolo di Tito Boeri e Pietro Garibaldi, nel quale si fa riferimento alla proposta avanzata da Tiziano Treu e caldeggiata anche da Veltroni, e chiarisce quello che intendono loro (che ne parlano e lo propongono da circa due anni).

"Nella nostra proposta - dicono Boeri e Garibaldi - il contratto ha tre fasi: la prova, l'inserimento e la stabilità". Dopo il periodo di prova di sei mesi e fino al terzo anno, "il lavoratore è coinvolto in un periodo di inserimento in cui viene tutelato dalla protezione indennitaria (da due a sei mesi di salario) nel caso di licenziamento economico....Al termine del terzo anno, l'obbligo di reintegrazione viene esteso anche ai licenziamenti economici senza giusta causa." Gli altri tipi di contratti, aggiungono gli autori, "rimangono, ma devono essere compatibili con gli standard minimi...in termini di salario minimo orario e contributi previdenziali obbligatori".


Credo che sia una base di discussione importante, anche se mi piacerebbe un confronto con Michele Tiraboschi che in suo articolo di pochi giorni fa scriveva: "...Sul piano progettuale riscuote oggi un discreto successo la proposta del contratto unico in tre tempi: prova, inserimento, stabilità. A noi pare che questa forma di lavoro già esista sulla carta, anche se poco e male applicata dalle norme regionali e dai contratti collettivi. È il nuovo apprendistato della Legge Biagi, che è infatti un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ma senza articolo 18, che prevede una prova, un inserimento in modalità formativa e infine, al termine del periodo di apprendimento, la possibilità di stabilizzazione senza soluzione di continuità".

Ci sono però altri due passaggi dell'articolo di Tiraboschi che mi hanno colpito. Il primo riguarda la sovrabbondanza di norme che alla fine non fanno contento nessuno:

"...Anche dopo le recenti innovazioni apportate dalle Leggi Treu e Biagi è palese, e non solo nei settori maggiormente esposti alla competizione internazionale, l’insofferenza verso un corpo normativo sovrabbondante ed ostile che, pur senza dare vere sicurezze a chi lavora, intralcia inutilmente il dinamismo dei processi produttivi e l’organizzazione del lavoro. Così, se per un verso i lavoratori chiedono maggiori e più incisive tutele, le imprese reclamano a loro volta maggiore flessibilità e un quadro di regole meno invasivo".

Il secondo mette in guardia da imposizioni di legge formali che poi il mercato si incarica puntualmente di eludere, senza quindi portare grandi vantaggi:

"La verità è che lavoratori e imprese hanno oggi bisogno di un quadro di regole semplici, sostanziali più che formali, accettate e rispettate in quanto contribuiscano a cementare rapporti di fiducia e un clima di fattiva collaborazione nei luoghi di lavoro. Una economia competitiva fondata sulla conoscenza - scrive Tiraboschi - deve cioè poter contare su lavoratori il cui potere contrattuale poggi sulla loro qualità professionale e capacità di adattamento piuttosto che su di un sistema di garanzie ingessate. Questa è la vera stabilità del lavoro. Una stabilità basata su un sistema di convenienze reciproche piuttosto che su formalistiche imposizioni di legge, che vengono poi largamente superate nei processi normativi reali, se è vero che l’articolo 18 trova applicazione per una cerchia sempre più ristretta di lavoratori e, comunque, nulla può quando una impresa chiude o delocalizza".


In biologia e anche in cibernetica esiste il concetto di omeostasi che io trovo affascinante: è la capacità dell'organismo ( o di un sistema complesso) di conservare una stabilità al suo interno, data da alcuni processi regolativi e controregolativi che si attivano a ogni variazione delle condizioni esterne.

Che vuol dire? Vuol dire che in un sistema organico (e in senso lato un sistema sociale ed economico certamente si può definire "organico") le parti cercheranno sempre un sistema per rimanere più o meno come erano, anche se qualcosa dall'esterno (in questo caso una legislazione astuta) cerca di modificarlo. Il rischio che l'eccesso di regolazione spinga alcune fasce di lavoratori e di aziende verso il lavoro nero, l'elusione più o meno ampia, l'utilizzo di escamotage, o che semplicemente ne impedisca i movimenti, credo che sia sempre in agguato. Comunque meno male che si comincia a discutere su qualcosa di nuovo.

giovedì 20 settembre 2007

FRATELLI PRECARI IN SPAGNA E FRANCIA




Guardiamo cosa fanno i nostri vicini per i giovani. In Spagna Zapatero, governo di centro sinistra, annuncia aiuti per pagare l'affitto di casa ai giovani fino a 30 anni che guadagnino meno di 22 mila euro l'anno. E' una bella spesa per le casse dello Stato: si calcola che questo "aiutino" di 210 euro al mese costerà al bilancio pubblico spagnolo 435 milioni di euro. Troppo? Ma per abolire il famoso "scalone" per i 58 enni da noi si devono sborsare svariati miliardi (tra 7 e 10 secondo le stime). In Spagna i precari sono circa il 33% dei lavoratori, ma nessuno dice "aboliamo il precariato" , piuttosto si pensa a sostegni sociali.



In Francia invece Sarkozy (centro destra) vuole spingere i francesi a lavorare di più: riduce le pensioni privilegiate, allunga il periodo dei contributi e spinge perché i contratti vadano oltre le famigerate 35 ore . Lo slogan è meno tempo libero in cambio di soldi. La Francia ha più disoccupati di noi, quindi bisognava fare qualcosa. Mi risulta che Sarkozy voglia anche riformare le protezioni dei lavoratori, introducendo un contratto unico (al posto di tempo determinato o indeterminato), con protezioni crescenti con il passare degli anni. Finirebbe così la distinzione precari-non precari. In Italia questo dibattito è agli albori, anche se Veltroni ha fatto quelle che si chiamano "aperture" proprio su questo, e appoggia un progetto di legge Treu-Boeri.
Come si vede sia a destra che a sinistra qualcosa per i giovani precari in altri paesi si fa, ma non è quello che si chiede in Italia: non è "l'abolizione del precariato", che sarebbe perfino un danno per i giovani che cercano un lavoro: sono politiche di sostegno e di incentivazione, per dare dinamismo a un mercato del lavoro che da noi è fin tropo stagnante.

giovedì 9 agosto 2007

CARUSO, GRILLO E IL BENE DEI LAVORATORI


Le morti sul lavoro, come molti esperti hanno sottolineato, nascono dall'illegalità, dal lavoro nero e dalla mancanza di misure di sicurezza (previste nelle leggi), sulle quali ci sono troppo pochi controlli. Come in molti altri casi italiani, le leggi ci sono, il guaio è che troppa gente le calpesta, chi deve controllare a volte non lo fa, o non viene messo nelle condizioni di farlo. Su questo è difficile dissentire. Per combattere i rischi sul lavoro bisogna che il lavoro non sia illegale, si svolga in sicurezza, tuteli il lavoratore.
Cosa c'entra tutto ciò con Marco Biagi e Tiziano Treu? Come può questo Francesco Caruso dire delle frasi di cui non riesce neanche a valutare il peso, ammesso che ne valuti il significato? Ho molto tentennato prima di scrivere, oggi. Ho sentito che Caruso ha detto che Treu e Biagi sono degli "assassini" e che è colpa loro se avvengono incidenti mortali sui luoghi di lavoro. Ero molto incerta se scrivere, per vari motivi.
Primo: quella frase, quel concetto è una tale enormità, rivolta a due persone delle quali una è morta, uccisa, e ancora spesso tirata in ballo indebitamente per i problemi del mercato del lavoro che aveva cercato e voluto contribuire a risolvere o quanto meno migliorare; è una tale enormità pronunciare una frase del genere che verrebbe voglia di tacere, chiudere gli occhi e sperare che la gente dimentichi. Ma non sarebbe giusto.
Secondo: le leggi sul lavoro di Tiziano Treu e di Marco Biagi hanno tentato, e solo in parte sono riuscite, a "regolamentare" il lavoro, a far emergere il lavoro nero, a dare tutele ai lavoratori più deboli e una cornice di legge a nuove figure lavorative emerse in tutto il mondo . Il loro intento, in modi e misure diverse, era proprio dare garanzie, aiutare il lavoratore. Se ci sono realtà illegali nelle quali la legge non viene rispettata, la colpa non è certo di chi ha fatto la legge, al contrario.
Terzo: purtroppo gli incidenti sul lavoro avvengono in tutto il mondo, occidentale e non. In Italia sono in leggera diminuzione, grazie alle leggi e alle campagne anche di stampa, degli ultimi anni. E' stata ora varata una nuova legge (anche se credo che nulla valga i controlli). Perché non ci si concentra sulle cause di queste terribili vicende, invece che parlare a vanvera? Si crede di fare un favore a qualche lavoratore? Temo di no.
Ultimo punto: il presidente Napolitano è intervenuto per dire che è indignato per le parole di Caruso. Meno male. Avrebbe forse dovuto anche leggere, prima di far scrivere un bigliettino di ringraziamenti formale al suo ufficio pubbliche relazioni, il libro di Beppe Grillo "Schiavi moderni", nel quale si scrive che la legge Biagi è la "moderna peste bubbonica che ha introdotto il precariato in Italia". Questa frase non è molto diversa da quella di Caruso. E non aiuta neanche un solo lavoratore. E' solo demagogica, tende a consolare chi ha delle difficoltà, senza porsi il problema di come si può migliorare. A me, che negli anni non ho mai smesso di prendere a cuore le vicende di tanti giovani che vogliono entrare nel mondo del lavoro, dà una tristezza infinita.

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