martedì 22 luglio 2008

RACCOMANDATI


Segnalo la discussione che si è accesa su JobTalk a proposito di meritocrazia (assente) e di raccomandati.



Lo spunto è il bel libro di Roger Abravanel, Meritocrazia, che raccomando a tutti i lettori, per le informazioni, i racconti, i suggerimenti. E' una vera e propria miniera, raccontata da una persona che per tutta la vita ha veramente vissuto nel mondo del lavoro e conosce i meccanismi, in Italia e all'estero.
Per alimentare la discussione segnalo anche il post sulle imprese familiari, pregi e difetti, di un collega blogger, L'Imprenditore. tema che peraltro è ben analizzato anche nel libro di Abravanel.



Io ho sempre odiato raccomandazioni e raccomandati. Anzi, a dire il vero, ho sempre temuto le raccomandazioni come la peste: in due sensi. Primo, che mi fregasse qualche raccomandato. Secondo, che se avessi cercato una raccomandazione, sarei potuta incappare in qualcuno che odiando il raccomandante, avrebbe "bocciato" anche me. Meglio sbagliare da soli, è sempre stato il mio motto. (Presunzione?!)



Tutte le ricerche dicono che gli italiani invece credono nelle raccomandazioni... soprattutto sono convinti che servano agli altri. Lo sport nazionale è accusare i raccomandati di avere penalizzato "il sottoscritto". A volte ho sentito anche racconti di raccomandazioni finite male, cioè di promesse non mantenute. Quanti, invece, sono in grado di raccontare una raccomandazione andata "a buon fine"? Perché non provate a farlo? Sarebbe interessante. magari ci spiegherete che spesso é "una necessità"...Anonimamente, certo.



8 commenti:

Anonimo ha detto...

Il paese delle raccomandazioni ... e in parte è vero - grande libro Meritocrazia.

Ma che cosa è davvero una "raccomandazione"? Sapremmo darne una definizione oggettiva? E' una parola che si presta a varie interpretazioni a nostro parere ...

Capitolo su l'imprenditore:

Dei pregi delle imprese familiari non parleremo, sono cose sotto l'occhio di tutti.

Dei difetti ci interessa invece dire alcune cose:

- "sindrome 51%": è vero, alle volte esiste, e spesso non è una sindrome del 51% ma del 90,1% - chi ha un minimo di esperienza nel settore delle imprese del saprà a cosa alludiamo.

Il senso comune dice sia una cosa sbagliata, ed effettivamente lo è, forse anche in maniera oggettiva. Un vero e proprio limite strutturale.
Ma come dare torto d'altro canto a tutti quegli amici - e sono davvero tanti - che sono stati fregati nella loro vita dall'amico + caro, dalla donna che pensavano amata, dal parente sorridente? Oppure che hanno rischiato una vita di lavoro per essersi fidati di persone sbagliate?

Non la chiameremmo quindi maniacalità, la chiameremmo invece "vita serena".

Non possiamo evitare comunque di dire un fatto, che piaccia o no: l'italia è formata da imprese famigliari, e queste stanno comunque crescendo nei loro difetti.

E' una sfida da vincere senza dubbi.

1731975 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Bel post Angela.
Ti segnalo a questo proposito un post del mio blog in cui avevamo parlato di Raccomandazioni andata a buon fine. - Arnald

p.s.: secondo me sono interessanti i commenti di Gabriele

http://www.diversamenteoccupati.it/2007/11/18/mal-di-merito/

Anonimo ha detto...

Io credo di essere un raccomandato andato a buon fine. Un fax, insomma.
30 giorni prima del mio arrivo in azienda si aprì una posizione di ben più alto profilo rispetto alle mie capacità e il responsabile decise di far crescere uno dello staff interno facendogli occupare questo spazio. Conseguentemente un altro ne prese il posto, che lasciò libero un posto che venne occupato da un suo collega e così via con il domino tipico di queste situazioni e con il risultato di sgombrare una posizione alla mia portata. Il lavoro mi fu proposto direttamente dall'amico che avevo compiuto il primo step descritto, il mio curriculum sottoposto al mio attuale responsabile e verificati gli skill necessari ebbi il posto. Sicuramente pesarono sulla scelta il fatto ch'io fossi a costo minimo, infarinato, ma formabile da zero secondo l'esigenza aziendale, mediamente educato e con la faccia ed il curriculum tipici del bravo ragazzo, ma, e penso concorderete con me al riguardo, non sono certo che il posto sarebbe stato mio se non avessi conosciuto un interno.

angela padrone ha detto...

@ natantemiope:
:-) ma questa non è una raccomandazione...non nel senso italiano. Lo è in senso buono: se tu poi non ti fossi dimostrato all'altezza, il tuo "raccomandante" avrebbe fatto una figura di m...
La raccomandazione sarebbe se un tuo parente, o amico di famiglia, o politico cui tu procuri voti ti fa avere un posto per il quale non sei all'altezza

Unknown ha detto...

I bei tempi delle raccomandazioni, nelle imprese private, sono più o meno finiti.

Non c'è più la possibilità di avere gente sopra organico o non capace.
La raccomandazione tipica è il "è uno che conosco" ma poi nel 99% dei casi lo vedi e misuri per le capacità (salvo poi dire al raccomandante che l'hai assunto per quello... ;-) ).

Rimangono le assunzioni clientelari sul discorso delle aziende pubbliche o municipali (per quello i politici non vogliono mollare l'osso) ma quello è un malcostume comune. E non solo italiano.

poi le "raccomandazioni" per le persone serie sono un rischio. A me è successo una volta nella vita, ma perché sapevo che la persona mi avrebbe fatto fare bella figura. E la raccomandazione consisteva nel "guarda questo CV".

La reputazione è una cosa difficile da costruire e io non faccio il politico.

ps grazie per la citazione e leggerò il libro

Sergio Bibbò ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Per Sergio Bibbò.
L'importante è che l'azienda sia soddisfatta. Inutile dire che il raccomandato ha tolto il posto a qualcuno più meritevole: c'è sempre qualcuno più meritevole.
Presumo che un'azienda sia realistica e che non cerchi la perfezione, bensì qualcuno che svolga bene il lavoro richiesto. Se Natantemiope lo fa è tutto a posto.

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