martedì 6 novembre 2007

CONCORSI E PRECARI NON VANNO D'ACCORDO



Prima di tutto una buona notizia. Vi ricordate di quel lettore che aveva raccontato qui la sua storia di Ivano bibliotecario precario ma felice? Dei suoi anni di volontariato, della sua passione e dedizione per la biblioteca, poi trasformatasi in lavoro...doveva fare finalmente un concorso, ma aveva paura di non farcela. La paura a volte è benefica, perché ci fa dare il meglio di noi stessi: Ivano ce l'ha fatta. Al concorso per assistente bibliotecario è arrivato primo e ora tocca il cielo con un dito. La sua passione è stata ricompensata. E' anche un po' una piccola soddisfazione per me, che in lui avevo creduto.
A proposito di concorsi, ecco il secondo argomento: i precari nelle amministrazioni publiche. Prendersela con loro sembra proprio una cattiveria: non solo sono precari, non solo li pagano poco, in più spesso fanno il lavoro anche per i loro vicini di scrivania (dipendenti pubblici a vita) che a volte lavorano poco, senza rischi per il posto. Eppure...

...eppure anche io come Nicola Rossi (ieri sul Corriere della Sera) e Marco Follini (oggi), credo che non sia per niente giusto assumerli per legge, anzi stabilizzarli, come pudicamente si dice, e come prevede la finanziaria in un articolo abbastanza controverso. Sempre perché ritengo che chi ha una visione politica debba pensare all'equità e al futuro. Altrimenti si pongono le premesse per altre ingiustizie e altre calamità. Si è deciso di assumere a tempo indeterminato un tot di persone nella PA? Si facciano dei concorsi. Si vuole riconoscere il lavoro svolto? Si assegni un punteggio equo a questo lavoro. Ma, per favore, si dia la possibilità a chi viene dopo di loro di trovare delle opportunità, e non solo un muro, cementato dal'assunzione di massa dei vecchi precari.
Poiché noi donne partiamo sempre dalle esperienze personali per conoscere la realtà, vorrei ricordare che già negli anni '70 erano nati i precari dell'università. Erano brillanti laureati che si erano messi a lavorare con i loro professori, senza particolari formalità. Dopo qualche anno, per legalizzare questa massa di lavoro qualificato ma irregolare, furono assunti tutti, ope legis come si diceva allora. Noi giovani che arrivammo subito dopo trovammo l'università "intasata" da questi assistenti (alcuni bravi, altri no) e molti di noi rinunciarono alla carriera universitaria e alla ricerca. La stessa cosa è successa nella scuola. E così si sono stroncati tanti giovani che a 23- 24 anni non chiedevano di meglio che fare un bel concorso e tentare di vincerlo per merito. Ecco perché sono contraria alla "stabilizzazione" dei precari nella PA senza concorso.
Ultima notazione, Epifani, leader della Cgil, è stato contestato da un gruppo di studenti all'università Roma Tre. Gli contestano l'accordo sul welfare, la legge Biagi, un presunto giro di vite nella scuola, tutto. Penso che la maggioranza degli studenti dovrebbe apprezzare i tentati di mediazione di Epifani, oppure contestarlo per motivi esattamente opposti. Nel proprio interesse.

3 commenti:

Ladypiterpan ha detto...

Cara Angela,
pur essendo iscritta al sindacato, anche io contesto il loro operato, ultimamente... Io, per esempio, dico che si sono venduti a Farmindustria (ovviamente sono di parte).
A prescindere da ciò, mi pare che difendano solo gli interesse dei cosiddetti "insider", quindi, forse gli studenti hanno ragione...in prospettiva di un loro futuro!
Per il resto concordo pienamente con quello che affermi, è assolutamente giusto che anche i precari si debbano sottoporre ad una selezione!!
Anna

Anonimo ha detto...

cara angela,
sulla "stabilizzazione" dei precari sono perfettamente d'accordo con te: ricordo esattamente la sensazione scoraggiante di arrivare all'Università e trovarla ormai totalmente intasata dalla generazione precedente...:-(

Anonimo ha detto...

Anch'io la penso così. Trovo anzi che ci sia una vaga schizofrenia in giro: da un lato si invoca la "stabilizzazione" dei precari, dall'altro ci si lamenta che nel pubblico ci sono troppi dipendenti. Che si decidano, insomma!

E vogliamo parlare anche della "perla" contenuta nel pacchetto sicurezza, per cui un posto nella PA viene regalato a chiunque sia collaboratore di giustizia, con buona pace di chi per avere un posto nella PA studia, si fa il c..., fa la gavetta per anni, accetta di farsi sfruttare aspettando che arrivi un concorso, magari ingoia rospi su rospi perché non vuole farsi raccomandare e si vede scavalcato da perfetti incapaci? Lo trovo di una ingiustizia pazzesca verso chi fa le cose in regola e cerca di credere nella forza della meritocrazia.

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