martedì 13 novembre 2007

E LUCA DISSE: RAGAZZI FATE COME ME...






Luca ha raccontato di quando, finita l’università, pensava di fare l’avvocato. Un avvocato di diritto internazionale, un avvocato d’affari, roba forte, mica un avvocato qualunque, uno che aveva studiato alla Columbia University. E invece lo chiamarono dall’Italia e finì ad occuparsi di macchine. Certo, non macchine qualunque: si trattava di Ferrari, e lui è Luca Cordero di Montezemolo, oggi presidente di Confindustria. La sua esperienza non è esattamente riproducibile, ma la sua voglia di dare una carica agli studenti che aveva di fronte stamattina era evidente. Montezemolo ha parlato all’inaugurazione dell’anno accademico all’università di Modena, nell’Auditorium della Fondazione Marco Biagi, che lo aveva invitato. Poco prima aveva concluso un discorso sul merito come fattore principale di giustizia e di innovazione sociale ed economica. Aveva invitato ad abbandonare gli ideologismi e a difendere la legge Biagi, che ha svecchiato le rigidità del mondo del lavoro e ha fatto scendere la disoccupazione. Aveva parlato dell’esigenza di dotare l’Italia di ammortizzatori sociali, per difendere anche i lavoratori più svantaggiati dalla flessibilità. E soprattutto aveva rivolto un pensiero al governo, che dopo aver concluso il protocollo sul welfare ora si trova di fronte a 500 emendamenti in Parlamento. Montezemolo ha esortato il governo a difendere quell’accordo. “Se verrà modificato sarà un attentato alla pratica della concertazione” ha detto, anche se nessuno vuole togliere al Parlamento la sua sovranità. Ma sarebbe grave dare un colpo alla concertazione, che oggi va ripresa e rinnovata: “si trasformerebbe la concertazione in un inutile gioco di società. E non si può umiliare ol ruolo negoziale delle parti sociali”.
Ma, detto tutto ciò, Montezemolo ha chiuso il discorso scritto e ha cominciato a solleticare l’uditorio: tutti ragazzi e ragazze. Ha chiesto delle domande e ha quasi costretto una bella bionda a chiedere qualcosa…che poi è stata anche una domanda giusta, sullo scarso appeal delle facoltà scientifiche, dove si iscrivono troppo pochi studenti. “Studiate – ha esortato Montezemolo, anche se ci sarebbe stato da chiedergli quanto studioso fosse lui a 20 anni – studiate, ma non solo sui libri – ha aggiunto -. Leggete l’Herald Tribune, che non parla di politici e delle loro dichiarazioni, ma è una finestra sul mondo. Studiate quello che vi sta intorno, siate curiosi, andate in gito. Fatevi una fidanzata straniera. Non pensiate che l’università debba ssere condominiale, muovetevi, apriteli alle sfide. Abbiate coraggio, e pretendete che chi è bravo venga messo in condizioni di vincere”.
Alla fine della seconda parte gli applausi non erano formali, qualche futuro manager domani potrà ricordare di essere stato galvanizzato anche da un discorso così…
Qualcun altro dirà: e gli altri? I meno fortunati? Chi non è tanto bravo, chi non studia in facoltà prestigiose, chi non si chiama Montezemolo? Ricette in tasca credo che non ne abbia nessuno. Ma in tanti ormai stanno battendo sul tasto della meritocrazia: leggete un bel libro del giornalista Giovanni Floris “Mal di merito”. Anche lui non vede altra strada, proprio per i più svantaggiati. Per chi vuole salire più in alto dei propri genitori, per chi vuole realizzare i propri sogni: cercare di essere più bravo. Fortunato quel Paese che riesce a premiare i migliori, soprattutto se non si chiamano Luca Cordero di Montezemolo. L’Italia, come ci racconta Floris per circa 200 pagine, per ora ci riesce pochissimo.

4 commenti:

Ladypiterpan ha detto...

Già Angela, fortunato quel Paese che riesce a premiare i miliori!
Oggi voglio essere un pò polemica, però.
Dici che le facoltà scientifiche hanno poco appeal? Perchè il nostro Paese ha forse bisogno di laureati scientifici? Mi piacerebbe sapere cosa però i laureati scientifici (a parte gli ingegneri e gli informatici, forse) possano fare in questo nostro bel Paese! Io sono laureata in scienze biologiche e se non lavorassi in un'azienda farmaceutica starei, forse, a fare la ricercatrice per 8OO euro al mese (quindi la fame) come tanti miei colleghi?
Vabbè forse l'Italia non ha bisogno di Biologi. E che mi dici allora del fatto che nei prossimi anni le aziende farmaceutiche manderanno a casa circa 10.000 lavoratori laureati in chimica, tecnologie farmaceutiche, farmacia, biologia e quant'altro?
Quando la vogliamo finire di prenderci in giro da soli?
Anna

Loud ha detto...

Ottimo! Pienamente d'accordo!

Antonio Candeliere ha detto...

concordo con te

Anonimo ha detto...

Mi pare molto triste che il modo di aere soddisfazioni sul lavoro in Italia sia di... emigrare.

Lo diceva Vianello in una scenetta comica 30 anni fa in televisione.
Lo ha detto qualche mese fa il nostro presidente del consiglio alle aziende tempo fa: "andate all'estero". Lo suggerisce ora il presidente di confindustria.

E qui in Italia, chi ci resta a tentare di migliorare la situazione?

Perche' una volta assaggiato come funziona il resto del mondo, se si e' validi e se ce lo si puo' permettere, di tornare in Italia se ne parla solo per venirci in vacanza.

Ed i laureati "scientifici" di cosa dovrebbero vivere in italia? Dica a Montezemolo, se lo incontra, che se le aziende cominceranno ad utilizzarli, i laureati scientifici, vedra' che di crisi di queste lauree non se ne parlera' piu'.

Gibbo, un laureato "scientifico" che ha lavorato all'estero per anni, poi e' ritornato in Italia per motivi di famiglia e per questo sa bene cosa vuol dire provare le _soddisfazioni_ dell'estero e le delusioni del rientro in Italia (ed io mi considero un fortunato, ho un lavoro che molti mi invidiano).

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