sabato 3 novembre 2007

GIOVANI E LAVORO, COSA HA VERAMENTE DETTO DRAGHI





A mente fredda, dopo qualche giorno, vorrei tornare su quello che ha detto Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia. Mi spingono a farlo varie cose:


1) l'incredulità di fronte a quello che hanno, che abbiamo, riportato sui giornali;

2) la lettura del testo integrale del governatore;

3) la lettura di un bell'articolo sul Riformista .
Allora, in primo luogo, i giornali hanno titolato sostanzialmente sui salari ("troppo bassi in Italia rispetto al resto d'Europa") e sui giovani ("il loro problema è la precarietà"). Mi sembrava strano che Draghi avesse detto delle cose del genere, con quel significato che gli è stato attribuito, e cioé: i salari vanno alzati; e i lavori precari devono trasformarsi in lavori non precari...
In secondo luogo, leggendo il testo si capiscono varie cose: primo che Draghi è non solo un grandissimo esperto, ma che ha anche una capacità divulgativa fantastica. E si tira un sospiro di sollievo.
In terzo luogo, sul Riformista di martedì 30 ottobre Gustavo Piga ha scritto un articolo di sintesi estremamente efficace, oltre che indignato. Ha sottolineato alcuni passaggi della relazione di Draghi, come quello che dice che dal '92 a oggi, i consumi pro-capite degli italiani sono cresciuti (come ognuno dotato di memoria può testimoniare) ma meno dei loro redditi. E negli ultimi tempi i consumi sono stagnanti.Piga alla fine suggerisce a Draghi (anzi , più delicatamente dice a via Nazionale), di contattare direttamente il popolo dei blog (!). Forse così sarà capito meglio.
Quanto ai giovani e al lavoro, continua l'articolo, Draghi ha riportato le cifre che chiunque si occupi di questi temi, conosce: dagli anni '90 in Italia l'occupazione è aumentata più che in altri paesi europei, e la disoccupazione è diminuita (anche se l'occupazione totale è ancora al di sotto degli obiettivi).
Leggiamo il testo direttamente: "Il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra i 25 e i 35 anni è aumentato di circa cinque punti percentuali. Tuttavia, a opportunità di impiego decisamente maggiori (sic) di quelle offerte, alla stessa età, alle generazioni precedenti, si è accompagnata una sensibile riduzione dei salari d'ingresso".

Poi Draghi parla di discontinuità e imprevedibilità dell'esperienza lavorativa dei giovani, enormemente aumentata rispetto al passato, e questo costituisce un freno alla spesa e quindi ai consumi.

Ma qual è il punto? Il punto è che, per far cresce stabilmente il reddito, "la produttività è la variabile chiave". .Non ce ne sono altre.

Continua Draghi: "Le giovani generazioni guadagnano meno delle precedenti perché la loro produttività è meno adeguata al paradigma tecnologico corrente di quanto non lo fosse la produttività delle generazioni entrate nel mercato del lavoro nei decenni passati al vecchio paradigma. Riportare la produttività su un sentiero rapidamente ascendente risolve il problema di offerta dell'economia italiana, consente aumenti retributivi, rafforza la domanda interna."

Ciò detto, un governatore della Banca d'Italia si poteva fermare. Draghi invece va avanti e segnala tre punti d'intervento:

1) l'istruzione

2) strumenti per ripartire equamente i costi derivanti dalla maggiore flessibilità (flexicurity?)

3) innalzamento dell'età effettiva di pensionamento

Infine Draghi conclude così:

"Destinatari e protagonisti di questo processo sono in particolare i giovani. La politica economica avrà successo se li aiuterà a scoprire nella flessibilità la creatività, nell'incertezza l'imprenditorialità".

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Parole sante. Sono sicuro che il popolo danese (insomma uno qualsiasi al di sopra delle Alpi) saprà farne uon uso. - Arnald

Anonimo ha detto...

"Le giovani generazioni guadagnano meno delle precedenti perché la loro produttività ecc.. ". Questo passaggio non mi convince per niente. Come se ogni persona percepisse in base alla produttività individuale. E' vero, purtroppo, il contrario ovvero che vigono ancora politiche retributive senza modelli meritocratici e che la bassa crescita generale della produttività in Italia (rispetto x es. alla Germania) intacca i salari di ingresso perché sono i più facili da abbassare, visti i privilegi maturati da tutti gli altri. Non è (soltanto) inadeguato il livello di produttività dei giovani, ma (forse di più) inattaccabile la struttura salariale degli altri.

Anonimo ha detto...

"Le giovani generazioni guadagnano meno delle precedenti perché la loro produttività è meno adeguata al paradigma tecnologico corrente"

in effetti anche a me questa frase dà da ragionare. perchè presa in valore assoluto è senz'altro vera: arriviamo sul lavoro meno produttivi che in germania, o in francia o in Inghilterra (e su questa bisogna dire che scontiamo colpe non nostre, ovvero mancanza di merito e mancata possibilità di accesso a tutti alla formazione).
però angela mi chiedo - e su questo draghi anche non dice - se in Italia, a livello privato (per non parlare di quello pubblico) esista una DOMANDA di lavoratori giovani, maggiormente formati e maggiormente produttivi. Chi arrivava sul mercato del lavoro 30 anni fa, era poco formato, ma quella scarsa formazione andava bene per il paradigma industriale.
Oggi, quelli che arrivano sul mercato del lavoro con maggiore formazione (e sono meno che nel resto d'europa), però, non godono dei vantaggi dei loro studi, perchè è vero che i salari d'ingresso diminuiscono con l'aumentare della formazione (i laureati guadagnano meno). allora mi chiedo se la politica non debba prima di tutto a creare vera concorrenza tra servizi, professioni e aziende, favorendo così innovazione e creando così DOMANDA di lavoratori formati: questo sì che può spingere i giovani a formarsi maggiormente.
insomma, scaricare le colpe sui giovani, oggi in Italia, è molto facile, ma è altrettando scorretto. Prima di predicozzi, da parte della classe dirigente, sarebbe utile dare buoni esempi, a cominciare dall'azione di governo. che dovrebbe chiedere a tutti sacrifici per ammodernare il paese, non solo a quelli che non hanno alcuna rappresentanza schierata al loro fianco.
un ultima cosa: io penso che proprio quella welfare in stile FLEXSECURITY sul quale sia io che te concordiamo, sia la rete di garanzia con la quale è possibile fare scatti in avanti e migliorare la situazione di questo paese.
scusa per la lunghezza
fede mello

Anonimo ha detto...

ps: quando parlo di predicozzi non mi riferisco a draghi (uno dei migliori che abbiamo) che però nel caso specifico legge i dati sulla produttività senza interpretarli.
f.m.

angela padrone ha detto...

Ma nessuno vuole colpevolizzare i giovani: né io, nè credo tanto meno Draghi: la constatazione è un dato di fatto, la produttività non dipende dal singolo lavoratore ma dal sistema economico, dalle aziende, dagli investimenti delle imprese. Purtroppo il sistema-Italia fa acqua da tante parti. E' ovvio comunque che quando il "paradigna" tecnologico si è tanto alzato, nessuno può pensare di essere preparato perché ha uno straccio di laurea...molto meglio se fosse un perito specializzato. Mi sembra comunque che siamo piuttosto d'accordo...

Anonimo ha detto...

ciao angela.
sono sincera non ho letto il post.lo faro' dopo i complimenti che voglio farti..:)
ho letto il tuo libro,i tuoi articoli sul messagero ...complimenti.tutto molto interessante.
sono una donna e un'aspirante giornalista(o kamikaze dipende "tu come la vedi" diceva qualcuno)
buon lavoro e buona giornata.
ora leggo il post

Anonimo ha detto...

*messaggero ..con due g!

Anonimo ha detto...

Ci hanno fatto credere che senza il "pezzo di carta" non avremmo combinato nulla ma che con la laurea le porte del mercato del lavoro si sarebbero spalancate.

Oggi ci dicono che siamo troppo qualificati, che i nostri curricula sono esagerati, che loro cercano una persona di un profilo più basso. Quello che non aggiungono, ma che è implicito, è che vogliono pagare il meno possibile ogni mansione.

Qualunque cosa tu stia facendo, non è quella giusta. Sappilo.

La produzione manufatturiera è stata delocalizzata in Cina, quella relativa al terziario in India che pullula di ingegneri informatici.

Il mercato del lavoro in Italia richiede solo i servizi alla persona, ossia colf, badanti e operatori di call center, e tra poco nemmeno più questi ultimi.

Ci ho scritto una canzone, si intitola Call center song.
E' su misswhite.splinder.com nel post datato 12 ottobre.

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