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mercoledì 3 ottobre 2007

DONNE DIRIGENTI, MA DOVE...


AGGIORNATO

Uno dei segnali dell'arretratezza del nostro mercato del lavoro (e di tutto il sistema paese) è la scarsa presenza delle donne nel lavoro e, soprattutto, la scarsa presenza nei posti di comando. Troppo comodo utilizzare le donne come bassa forza lavoro e poi osteggiarle più o meno apertamente quando si tratta di ruoli dirigenziali. Purtroppo io ormai sono diventata a favore delle quote rosa, ma se vogliamo dirla tutta dipende soprattutto da noi. Gli uomini non molleranno il potere tanto facilmente e se "concedono" qualcosa è perché nel frattempo non lo vogliono più e hanno deciso di concentrarsi su qualche altro centro di potere. E' di pochi giorni fa un allarme lanciato dall'interno della professione medica, sull'invasione di donne in certi ruoli e in certe specialità tipicamente maschili. L'infermiera donna va bene, magari anche la donna pediatra, ma chirurgo o urologa...apriti cielo!
Tra i dirigenti pubblici non va tanto meglio. Ce lo racconta una ricerca di due docenti della Sda Bocconi, Maria Cucciniello e Laura Macciò (nelle foto). Mentre nel personale non dirigente le donne sono circa la metà dei lavoratori, tra i dirigenti sono solo il 26,5%. Anche tra i dirigenti, poi, più si sale e più si trovano solo maschi. Le donne dirigenti di prima fascia sono solo il 19,3%. .

sabato 1 settembre 2007

QUANTO CI COSTANO I FANNULLONI...




Tutti si lamentano delle tasse e in questi giorni si sentono "grida" antifisco, dalla Lega alla sinistra "sotterranea" (quella che non se la sente di venire alla luce). La notizia (i calcoli sono della Cgia) che siamo il Paese dove è più alta la spesa pro-capite per la pubblica amministrazione va ad aggiungere dolore a dolore: 5.564 euro l'anno a testa. Quando siete utenti e avete la sensazione che gli uffici pubblici rispondano male e con lentezza alle vostre richieste, certo non vi fa felici sapere che per questa amministrazione spendete più dei tedeschi e degli inglesi. Ancora meno vi deve dare soddisfazione il pensiero che solo la Francia ha una spesa pro capite per l'amministrazione pubblica superiore alla nostra...la Francia, terra di grandi scuole di Stato, dell'Ena (Ecole Nationale d'Administration Publique) dove il "pubblico" è spesso un modello. Confrontiamolo con il nostro... disastro!


Ma quando si tratta di lavoro, ecco che ancora molti sognano di entrare in questa pubblica amministrazione, dove si lavora poco, si guadagna altrettanto, si sonnecchia, si resiste alle novità, mi spiace dirlo ma parlo per esperienza personale... e l'organizzazione, soprattutto, è pessima. Certo non tutto è così ecc. ecc. Insomma ci hanno provato in tanti ma "pubblico" in Italia significa "non mio", quindi viene lasciato andare in malora.

Ma se quello è ancora lo standard di lavoro che molti sognano per sistemarsi, siamo messi veramente male. L'immagine dei "Fannulloni", anzi "Nullafacenti" di Ichino è sempre lì in agguato, perché purtroppo è vera. Sogno un mondo nel quale la PA non troverà persone che vogliono andarci a lavorare e quindi dovrà per forza alzare standard e stipendi... E' solo primo settembre, lasciatemi il mio sogno di fine estate!

Ecco tutto il testo del "lancio" Ansa, con le cifre:


VENEZIA - La Pubblica Amministrazione costa in media a ciascun cittadino italiano, compresi gli interessi sul debito, 5.564 euro l'anno, una cifra che colloca la nostra burocrazia fra le più 'care' d'Europa dietro solo alla Francia. E' quanto emerge da una ricerca dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha messo a confronto lo 'score' delle principali Pubbliche Amministrazioni europee. In Italia sul totale del costo incide molto la spesa per interessi sul debito pubblico e, in particolare, quella relativa al funzionamento della macchina pubblica (ovvero l'amministrazione e la gestione). Tra i principali competitori economici europei solo la Francia con 5.765 euro per ogni cittadino registra una spesa superiore alla nostra, anche se in termini di efficienza e di performance - osserva la Cgia - il pubblico impiego transalpino "é nettamente migliore" rispetto a quello italiano. La spesa di funzionamento totale - sottolinea la Cgia - è data dalla sommatoria dei costi per il personale, dai costi per l'amministrazione e la gestione e quelli per gli interessi da pagare sul debito pubblico. Dietro Francia e Italia si piazza il Regno Unito con 5.182 euro, poi la Germania (4.115) e, all'ultimo posto tra i principali paesi dell'Europa dei 15, la Spagna con soli 3.247 euro pro capite. "Di fronte a questi risultati - commentano alla Cgia di Mestre - ciò che balza subito agli occhi non è tanto il costo del personale italiano che con 2.660 euro pro capite è ben al di sotto dei dati riferiti al Regno Unito o alla Francia, bensì i costi per il funzionamento della macchina pubblica, che è la più costosa tra i principali paesi Ue nostri competitori". Infatti - precisano - se in Italia il costo si attesta sui 1.763 euro pro capite, in Francia è pari a 1.389 euro, mentre tutti gli altri Paesi sono ben al di sotto di questo importo. Infine, paghiamo ben 1.141 euro pro capite di interessi sul debito pubblico, contro i 752 della Germania, i 739 della Francia, i 638 del Regno Unito e i 379 della Spagna.

venerdì 27 aprile 2007

IL MERITO E I PREMI FARSA


E' giusto incentivare i lavoratori pubblici in base alla produttività. E credo che ciò interessi anche chi lavora nel settore privato e/o chi un lavoro ancora non ce l'ha: solo un sistema complessivo di incentivi e di penalizzazioni, infatti, può rendere più equo il mercato del lavoro e può, lentamente, introdurre una generale cultura del merito (anche se in Italia ne siamo lontani anni luce).
Io stessa ho lavorato per due anni al ministero delle Finanze quasi venti anni fa, e mi ricordo che mensilmente andavamo a ritirare "l'incentivo", una specie di mancetta mensile che in realtà era commisurata solo alla presenza. Ora, 20 anni dopo, si è siglato un nuovo contratto del pubblico impiego, che ripropone gli incentivi alla produttività. Come fanno notare Tito Boeri e Pietro Ichino nell'ultimo articolo su lavoce.info "La parodia dei premi al merito", visto che il premio di produttività è anche retroattivo, non si capisce come possa incentivare alcunché. Si tratterebbe insomma, del solito premiuccio dato a tutti : per la presenza. Passano gli anni e non cambia niente. E poi cerchiamo di insegnare ai giovani che deve essere premiato il merito...

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