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lunedì 30 luglio 2007

IL DECLINO DELLA POPOLAZIONE...DI FRONTE AGLI SPAGHETTI AGLIO, OLIO E PEPERONCINO



"E' imbarazzante, ma dopo la nascita del primo figlio, il marito spesso non aiuta in casa, e questo fa sì che la moglie si preoccupi di non avere un secondo figlio". Questo è principalmente un atteggiamento culturale. I maschi sono accuditi a casa dalle loro madri e si aspettano lo stesso trattamento - niente pannolini, niente bucato - più tardi, dalle loro mogli. Inoltre al lavoro ci si aspetta che gli impiegati lavorino fino a tardi. ...Ecco perché serve una politica che incoraggi non solo più donne a lavorare, con più servizi per gli anziani, asili nido, orari flessibili e così via. Bisogna rendere la vita migliore e più facile sul lavoro anche per gli uomini".
A parte quest'ultima parte, frutto di menti abituate a guardare i problemi nella loro interezza (cosa che non ci appartiene), nessuno potrebbe dubitare che si parli dell'Italia. Invece è la citazione tratta dall'Economist di questa settimana, sull'invecchiamento e il declino della popolazione in Giappone.
Comunque Giappone e Italia, come sottolinea l'Economist nel suo editoriale, in questo si somigliano profondamente. Lo leggevo stasera mentre cucinavo a notte fonda, tornata dal giornale, un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino...purtroppo mi mancava il prezzemolo. (Ma garantisco che, se fatti come si deve, anche senza prezzemolo possono essere sublimi: l'importante è che la pasta sia al dente, e scolata con la forchetta, che l'aglio sia cotto al punto giusto né troppo ma neanche troppo poco, che alla fine nell'olio sia stato messo un bel pezzetto di peperoncino, che io coltivo sul balcone perché non mi piace tanto quello secco nei barattoli. Il segreto è salare al punto giusto la pasta ma, importantissimo, anche l'olio. ;)
Leggevo quindi l'editoriale del mio giornale-mito, intitolato How to deal with a falling population. L'ho anche schizzato un po' d'olio... Ci sono un sacco di problemi sintetizza l'Economist, e i primi paesi a provarli sono Italia e Giappone, paesi che hanno in comune una forte cultura tradizionalista, che ha come corrispettivo il crollo della fertilità all'avanzare della modernizzazione. Nelle società meno tradizionaliste, invece, nelle quali il lavoro è compatibile con la famiglia e i figli, la fertilità resiste.
I consigli per i paesi che si trovano ad affrontare l'invecchiamento e il declino della popolazione sono quattro: 1) Spingere la gente a lavorare più a lungo. 2) Salari più flessibili e non rigidamente ancorati all'anzianità. 3) Più immigrazione. 4) Incoraggiare le donne a lavorare "fuori casa" con più aiuti per i figli e congedi parentali..
In mancanza di questi correttivi, nel giro di pochi anni la disponibilità di lavoratori giovani e con un alto livello di istruzione si ridurrà in modo allarmante, prospettando un grave declino dell'economia e dell'innovazione, mentre il sistema pensionistico rischia di saltare. Ce n'era abbastanza per mandare di traverso anche i migliori spaghetti del mondo, e ho dovuto aiutarmi con una intera lattina di birra.

lunedì 23 aprile 2007

SALVATI DALLE DONNE


" Gli uomini sono convinti di governare il mondo. E hanno ragione". Così comincia un articolo dell' Economist (per chi non l'avesse capito una delle mie letture preferite) che stavo leggendo distrattamente ieri sera a mezzanotte meno cinque, mentre preparavo un piatto di rigatoni al tonno (con aglio, olio, rosmarino e ventresca di tonno; mi raccomando niente pomodoro). L'articolo proseguiva raccontando come, in effetti, gli uomini abbiano la maggior parte del potere politico, siano pagati più delle donne, e detengano i posti migliori. Eppure, se le donne lavorassero di più, il mondo potrebbe essere molto più ricco. Lo dimostra lo studio di un economista di Goldman Sachs (istituzione, credo, non particolarmente femminista) Kevin Daly: se le donne avessero dei lavori retribuiti allo stesso livello degli uomini, il Pil dell'America aumenterebbe del 9%, e quello dell'Europa del 13%.
Tra un rigatone e l'altro, annaffiato da vino bianco freddo, già pensavo di riprendere l'articolo, accostandolo alla proposta di Ichino e Alesina sulla riduzione delle tasse alle donne. Ma ecco che il giornalista dell'Economist (anonimo rigorosamente, alla faccia di noi giornalisti dal mega ego) incalzava: il basso tasso di impiego delle donne non è solo una questione di scelta, ma di convenienza. Tanto che due economisti italiani, Alberto Alesina e Andrea Ichino (chi si risente) hanno suggerito di ridurre la tassazione del lavoro femminile del 32%.
L'Economist spiega che questo provvedimento, oltre a rendere la società più giusta, e ad aumentare il prodotto interno lordo, aiuterebbe a combattere gli effetti devastanti dell'invecchiamento della popolazione (che rischia di far esplodere l'equilibrio del mercato del lavoro di qui a qualche anno: vedi il sito "una vita in più" ).
Ora, il mercato spagnolo è quello che si sta muovendo di più. Italia e Giappone invece vanno al rallentatore. Forse perché, almeno da noi, le idee conservatrici sono ugualmente distribuite e super rappresentate in tutte le fasce della popolazione, giovane o anziana, a destra e a sinistra. Conclusione dell'Economist: "Men run the world's economies; but it may be up to women to rescue them". Che significa: donne salvateci voi, anche se noi cercheremo di impedirvelo in tutti i modi!
Va aggiunto, per i miei lettori che già si preoccupano che così i lavori a disposizione degli uomini diminuiscano, che se più persone lavorano, e quindi guadagnano, si creano nuovi posti di lavoro, più persone consumano e quindi spendono, nascono nuovi posti di lavoro, e così via. E tutti ne dovrebbero beneficiare.
Va aggiunto anche che, nei paesi in cui le donne lavorano di più, nascono più figli: praticamente in tutti gli altri paesi europei, visto che l'Italia ha il record negativo delle donne che lavorano e anche quello delle donne che fanno meno figli.

ps: Alberto Alesina e Andrea Ichino sono due uomini, ma hanno studiato e lavorato all'estero.

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