lunedì 7 gennaio 2008

TROPPI GIOVANI DISOCCUPATI

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Sul tema segnalo la prima pagina dell'inserto "è lavoro" di Avvenire, con un commento perfetto del professor Michele Tiraboschi nel quale si spiega che , rispetto agli anni passati, abbiamo comunque recuperato ben 15 punti sulla discoccupazione giovanile. Ovvio che la situazione non è comunque accettabile. E Tiraboschi punta molto sullo scarso raccordo tra scuola e lavoro. Ecco perché è necessario occuparsi sempre di più di scuola, università e formazione.

L'Italia da un po' di tempo ha un tasso di disoccupazione più basso della media europea. Noi, tradizionalmente "maglia nera" in tutto, in questo caso ne usciamo abbastanza bene. Gli ultimi dati Eurostat dicono che la media Ue a 15 è del 7,2%, il tasso di disoccupazione italiano invece è del 6%. Sia merito della flessibilità, o dello "stellone" italiano, non si sa.



Però tra i giovani che hanno meno di 25 anni, l'Italia ha una delle performance peggiori: 20,2% di disoccupati, contro il 5% dell'Olanda e l'8,1% dell'Irlanda. La media europea è del 14%.
Questa è una caratteristica italiana: i giovani (quelli "veri", perché per il resto d'Europa dopo i 25 non si è più giovani) lavorano poco. Alcuni dicono che se la prendono "comoda", quindi sarebbe quasi colpa loro. Altri dicono che è colpa del sistema formativo, per cui ci si dilunga nelle università, tra corsi e master inutili, invece di precipitarsi a fare delle vere esperienze di lavoro. Comunque sia, una delle cause di incertezza e perdurante precarietà, dicono gli esperti, sarebbe proprio la lunga fase di transizione dalla scuola al lavoro e l'ingresso tardivo nel mercato. Eppure gli imprenditori privilegiano i lavoratori più giovani, almeno così dicono. O no?

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo me, cara Angela, hai centrato il problema.
Da una parte ci sono anche famiglie particolarmente protettive che pemettono ai figli di non responsabilizzarsi mai. dall'altra c'è un sistema formativo pre-lavorativo che ti fa perdere un sacco di soldi e tempo dopo la laurea. Se ci metti che ci si laurea quasi sempre fuori corso è chiaro che non si entra nel mondo del lavoro prima di una certa età.
E' pur vero che qualcosa però sta cambiando. Parlo sempre più spesso con ventenni che non hanno alcuna intenzione di studiare (ahimé perché credo che l'istruzione renda migliori e non solo per la carriera) ma che iniziano da subito a mettere da parte qualcosa. Il problema è che troppo spesso si tratta di lavori in nero.
Altra questione è quella degli stagisti.
Loro non sono nemmeno presi in considerazione dalle statistiche e come tu sai, ce ne è un giro davvero ossessivo e la cosa può trasformarsi in un girone infernale. - Arnald

Anonimo ha detto...

Gli imprenditori privilegierebbero i + giovani: è vero, lo vorrebbero fare, ma non sempre questo è possibile visti i luoghi comuni e il clima di pianto di cui sono infarciti.

I giovani "veri" forse lavorano poco: mai generalizzare, ma in italia questa è una realtà. Le responsabilità sono condivise tra i giovani stessi e un mondo del lavoro che chiede della formazione che loro sono spesso lontani dall'avere.

La cosa va certamente risolta, anche perchè lo sarà comunque, in un modo o nell'altro, volenti o nolenti tutti noi, dal mondo che ci circonda. Speriamo bene.

Alessio Maniscalco ha detto...

Per quanto riguarda gli studenti universitari, la recente riforma, in armonia con gli altri paesi dell'Unione Europea, ha permesso a ragazzi di 22 anni (qualora si laureino in corso), di immettersi molto presto nel mondo del lavoro e cmq prima dei 25 anni; certo perdura ancora il falso mito che con la laurea triennale, o come si diceva una volta per i diplomi universitari (e spesso si sente dire ancora oggi per le lauree del nuovo ordinamento) le "mini-lauree" o "lauree brevi", non si trovi lavoro e quindi si debba necessariamente continuare gli studi. Gli imprenditori privilegiano senza dubbio i lavoratori più giovani per motivi di economicità non solo economica, ma vero è che grazie al nuovo apprendistato possono fruire di sgravi economici anche nel caso in cui assumano ragazzi con un'età superiore a 25 anni (ovvero fino a 29 anni).

Anonimo ha detto...

I dati sulla disoccupazione giovanile, sono lo specchio di un paese che ha fatto una scelta ben precisa: La strada di un declino inesorabile. Un paese dove c’è posto solo per i figli di…e per i vecchietti ingorghi ed egoisti che non vanno al di la della visione del proprio portafoglio. Tali dati dimostrano il volto di una realtà impossibile da nascondere, cioè il fallimento, l’ipocrisia e i limiti delle attuali politiche in materia di occupazione giovanile. Le cose potranno cambiare, solo se i nostri attori politici ed economici si metteranno nella loro testolina che i giovani sono un investimento per il nostro futuro, e non un risparmio o un profitto da realizzare attraverso la loro gestione. La maggior parte delle società applicano strumenti come lo stage per abbattere i costi del personale e in nome di una presunta formazione, quando di fatto e lavoro mascherato da periodo di formazione.Lavoro gratis senza il riconoscimento dei contributi previdenziali perché la legge non lo considera un rapporto di lavoro. E chiaro che c’è da augurarsi interventi legislativi chiari e radicali in questo senso. E soprattutto un poco di serietà, altruismo, capacita di vedere le straordinarie qualità ed entusiasmo dei giovani da parte delle generazioni che mi hanno preceduto. I giovani hanno un immenso e sconfinato spirito di sacrificio, peccato! che non c’è l’hanno altrettanto le società.

Marco Patruno

Anonimo ha detto...

@patruno
Onestamente si inizia ad essere tutti un po stanchi di questi piagnistei.

C'è spazio per tutti quelli che vogliono fare per davvero, e non stare a lagnarsi delle cose che non vanno.

Ma bisogna eliminare luoghi comuni come i tuoi, e guardare avanti con vero entusiamo, e senza finte pretese.

Le pretese si costruiscono nel tempo con il lavoro, non arrivano sulla testa "acquisite" solo perchè si ha una laurea e si pensa di saper fare qualche cosa.

:-)

Anonimo ha detto...

Prime,

Significa che dovrai stancarti per molto e molto tempo ancora.

Marco Patruno

Anonimo ha detto...

@patruno
La pazienza è la virtù delle persone che lavorano per costruire, e che non vivono per lagnarsi.

:-)

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