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venerdì 8 giugno 2007

BEPPE GRILLO, FURBETTO DEI PRECARI



Stavolta Grillo ha esagerato. Il tribuno del popolo sfrutta senza delicatezza un argomento sensibile, le difficoltà dei giovani sul mercato del lavoro. Attacca la legge Biagi a colpi bassi, e utilizza le stesse parole d'ordine di chi infanga la memoria di un professore (che aveva a cuore la difesa dei giovani), ucciso in modo non solo barbaro, ma soprattutto inconcepibile.

Michele Tiraboschi, allievo di Biagi e suo continuatore, dopo avere letto la prefazione al libro di Grillo "Schiavi moderni" (fatto semplicemente mettendo insieme lo sfogo di tante persone sul blog di Grillo, e premettendo una smilza e frettolosa introduzione) ha deciso di fargli le pulci. Nel bollettino della fondazione Biagi n. 23 , questa settimana scrive:


"Come prova lampante dei misfatti della legge Biagi - quella legge che per Grillo ha inventato il precariato, e cioè quella "moderna peste bubbonica che colpisce i lavoratori (che) prima non c'era adesso c'è" (sic) - si riporta la testimonianza di un ragazzo che però, se leggiamo con attenzione, ha iniziato le sue peripezie nel mercato del lavoro nel lontano 1994. Ebbene a noi risulta che la legge Biagi sia entrata in vigore nel 2003. Qualcuno allora non sa contare o, se sa contare, è chiaramente in malafede. Ma c'è di più. Questo ragazzo cita anche il caso, più recente, della fidanzata che "lavora gratis, da più di un anno" nella Pubblica Amministrazione "con una promessa di avere un contratto Biagi!" Forse il ragazzo non lo sa, ma il Tribuno del popolo dovrebbe saperlo: la Biagi non trova applicazione nella Pubblica Amministrazione!" Continua Tiraboschi esasperato: "Certo avremmo potuto fare finta finta di niente anche questa volta e stare zitti, consapevoli che sfidare i Tribuni del popolo è sempre difficile se non impossibile. Si tratta pur sempre di potenti, e Beppe Grillo è sicuramente un uomo non solo influente ma anche molto potente (la multinazionale dei furbastri, direbbe in questo caso una nostra cara amica). E così abbiamo fatto in questi giorni , cercando di consolarci con il recente rapporto Ocse (vedi post e link del 4 giugno su questo blog) sull'Italia, dove si legge a chiare lettere che le riforme del lavoro degli ultimi anni hanno contribuito "in modo impressionante" (non da sole, ovviamente) a creare oltre due milioni e mezzo di posti di lavoro. (...) Tutti sono liberi di pensare quello che credono della legge Biagi e ovviamente anche di contestarla e disprezzarla. Sarebbe però importante intervenire su questo tema così complesso e delicato solo quando si ha qualcosa di valido e serio da sostenere. Messaggi deresponsabilizzanti e mistificatori, che esasperano gli animi, non solo non aiutano a risolvere i problemi, ma possono anche convincere qualcuno, come di fatto è avvenuto, che tutto sommato la morte di Biagi era qualcosa di scontato e comprensibile."

Tiraboschi aggiunge una testimonianza che fa venire lo scoramento: qualcuno gli ha mandato pochi giorni fa il libro di Biagi con questo messaggio: "Grazie Marco, sarai sempre in tutti i cuori dei disoccupati" Ora, se c'è una legge che può avere tutti le colpe del mondo ma non quella di aver creato disoccupati, è la legge Biagi. Però attenzione: quando in una società si individua un capro espiatorio, si può superare qualsiasi limite. Ebrei, musulmani, streghe, untori, e chi ne più ne ha più ne metta. In questo caso il limite si è già superato, perché Biagi è morto, ma al peggio non c'è mai fine, soprattutto se chi ha potere rilancia certe falsità, da vero furbetto del quartierino.


Aggiungo che nel bollettino Adapt troverete anche la testimonianza di un collaboratore di Grillo, Piero Ricca,( di cui ho parlato anch'io in un post dell'11 aprile), precario sfruttato e poi scaricato da Grillo. Della serie: quando il tribuno predica bene e razzola male...

mercoledì 11 aprile 2007

GRILLO SOTTO ACCUSA PER I PRECARI


I precari, i giovani e il lavoro: temi che strappano il facile applauso e su cui Beppe Grillo si esercita ormai da parecchio tempo. Poveri precari, dice Grillo, e lì tutti a spellarsi le mani. Quanto a capire complessità, problemi e soprattutto come i giovani si possono muovere su un difficile mercato del lavoro...certo non è il suo mestiere. Dopodiché, qualche tempo fa leggo su un blog la protesta di un ex collaboratore dello stesso Grillo, Piero Ricca, che racconta sul web come sia stato sfruttato, mantenuto precario (anzi precarissimo) dal suddetto celebre datore di lavoro, e poi scaricato senza tanti complimenti, quando ha insistito per essere regolarizzato. Oggi si può leggere un articolo di Paola Setti su Il Giornale, che riassume tutta la vicenda, sotto il titolo "Io precario, licenziato da Beppe Grillo". Ora, come non condividevo le crociate a senso unico di Grillo, non so neanche se la ragione stia tutta dalla parte di Ricca. Ma, come si vede, vale sempre il principio: chi è senza peccato... Occupiamoci invece di migliorare il mercato del lavoro per i giovani, senza demonizzare flessibilità e precariato.

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