lunedì 26 marzo 2007

INTERVISTA A BLANPAIN: LA GLOBALIZZAZIONE, IL LAVORO E LA FELICITA'


La settimana scorsa sono stata a un convegno internazionale sul lavoro e la globalizzazione. Ho intervistato per il Messaggero un giuslavorista belga molto famoso, che insegna anche in Italia, a Modena e a Salerno: Roger Blanpain. Il professore è drastico: "Una percentuale di lavoro temporaneo è fisiologica, non si può eliminare. E' la globalizzazione, bellezza. Chi si oppone combatte contro i mulini a vento".
La percentuale di flessibilità che Blanpain considera non eliminabile è del 30%. Fa venire i sudori freddi, visto che in Italia siamo ancora al 12%. Comunque lui si considera un inguaribile ottimista: "Il 70% dei posti di lavoro continuerà ad essere a tempo indeterminato, perché le aziende fanno fatica a trovare dei buoni lavoratori. E quelli che hanno se li vogliono tenere stretti. . Il problema sono le competenze: le aziende cercano tanti lavoratori che non riescono a trovare. E naturalmente ci sono disoccupati che spesso non hanno le competenze giuste per trovare un lavoro. Ma sappiate che la globalizzazione, oltre alla flessibilità, crea anche un sacco di posti di lavoro, quindi è positiva."
Come vivrà però quel 30 % di lavoratori a termine?
"Bisogna essere flessibili, abbastanza flessibili da adattarsi alle regole dell'internazionalizzazione. In Italia, come in altri paesi, il mercato del lavoro è ancora troppo rigido. Quelli che stanno meglio sono i paesi Scandinavi, la Gran Bretagna, l'Irlanda, che sono meno rigidi e più aperti agli investimenti stranieri ".
Ma esiste un esempio di buona flessibilità?
"Certo. Flessibilità non vuol dire che non si debba avere protezione sociale. Prendiamo la Danimarca. I sindacati qui sono molto forti ma hanno contrattato un sistema di politiche attive per l'impiego: chi perde il lavoro prende un sussidio dell'80% dello stipendio. Un sussidio alto. Ma per un tempo breve: solo sei settimane. Dopo di che deve trovare un altro lavoro oppure aggiornarsi, studiare. Altrimenti perde il sussidio. E funziona, perché in Danimarca lavora il 72% della popolazione, un tasso altissimo.". In Italia invece il tasso di attività è intorno al 50%.
Ma le politiche attive per il lavoro sono costose...Chissà se il bilancio pubblico italiano potrà mai permettersele
"Forse sono un po' costose all'inizio, ma poi fanno risparmiare moltissimo. E soprattutto portano felicità"
Felicità? Sì, felicità. Il professor Blainpain , a 75 anni ben portati, attivo tra insegnamento in lungo e in largo e un lavoro con una società in proprio, sottolinea che lui alla felicità ci tiene e ci crede: "Se si è felici - mi spiega - si lavora meglio e si produce di più".

4 commenti:

L'Ingegnere pentito ha detto...

ecco..se la flessibilità fosse gestita in tale modo..con un aiuto tale per almeno quelle settimane..allora uno potrebbe anche vivere più tranquillo..

Però: una cosa è cercare lavoro una volta all'anno, una volta è farlo una al mese..ci sono lavori interinali che vanno avanti a rinnovi bimestrali.

Poi bisogna vedere se questo continuo dover cercare lavoro è visto come qualità della vita in assoluto. Negli stati nordici c'è questo aiuto, in molti paesi anche troppo a lungo..ma loro sono soddisfatti di questa flessibilità? Parlo di uno che magari c'ha un famiglia e dei figli..non del single che il sussidio dell'80% se lo scola in alcol (paesi nordici insegnano).

Il problema è che là lo stato ti assiste per tutto, quindi la flessibilità non ti fa vivere l'angoscia di non poter pagarti i servizi fondamentali. Un padre può anche non pensare di dover pagare l'università al figlio in Finlandia ad esempio, perchè là è sovvenzionata dallo stato, per non dire di tante altre cose.

L'Ingegnere pentito ha detto...

Sicuramente tu ne sai di più di come si va a monitorare gli effetti della flessibilità sulla società.

Mi chiedo se in Italia, dove ammetto, c'è una cultura più "mammona", non si corra il rischio di nascondere i problemi dei giovani precari all'interno della "famiglia-Stato" che grazie alla pensione della nonna riesce a mantenere tali giovani.

Nei luoghi dove affermi ci sia maggior flessibilità i giovani abitano da soli (bravi)..e questo permette agli stessi di capire se la loro condizione lavorativa è idonea, dal punto di vista salariale. E' più facile vedere gli eventuali problemi..che ne pensi?

Mr. Turbo ha detto...

Pentito, sono daccordissimo con te.
In Italia l'attuale situazione disastrosa non viene fuori perchè è coperta dalla situazine fin troppo benestante delle generazioni che ci hanno preceduto.

Adesso è normale che un ingengere (anche di 35 anni) venga mantenuto dalle pensioni dei genitori o dei nonni,ma per le prossime generazioni cosa succederà?!

Mr. Turbo ha detto...

Guardate qui cosa dice Repubblica.it:

[...] Le colpe di un sistema che arranca? Secondo Mussi vanno cercate nella bassa composizione intellettuale del mercato del lavoro: "Le imprese cercano analfabeti". Del resto le statistiche confermano la bassa propensione ad investire in ricerca e sviluppo. Fa spavento il 2,3% di investimenti italiani sul valore aggiunto, cioè sulla ricchezza nuova prodotta - spiega Mussi - Mentre la media europea è del 5,5, la Germania è al 7,5, gli Stati Uniti all'8,7 e il Giappone al 9,6.[...]

Certo, in Italia si investe su Sanremo anziche sulla ricerca e questi sono i risultati...

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