lunedì 19 ottobre 2009

Chi non crede nel posto fisso?


Ma che razza di frase è ”Credo nel posto fisso” ? Eppure l’ha pronunciata Giulio Tremonti, ministro intelligente, con l’aria di chi fa una rivelazione epocale.
Ha piantato la sua bandiera su un terreno di battaglia e ora vuole raccogliere i frutti. Ma sono frutti avvelenati, come quelli cercati da chi in passato su questo, posto fisso o flessibilità, ha condotto la sua sporca guerra.

Chi è che messo di fronte alla scelta posto sicuro- posto insicuro, sceglierebbe il secondo? Nessuno in prima persona, se non per paradosso, ovvio.

Ma il punto non è questo. In ogni paese civile è normale, lo è stato per decenni, avere un lavoro. Il lavoro della vita. Più o meno. Ma era anche normale che in alcune circostanze il lavoro non fosse il lavoro della vita, bensì semplicemente un lavoro per sbarcare il lunario. Ma era anche normale voler cambiare, o poter cambiare, migliorare, spostarsi. Tutto ciò è normale.

Mi ricordo che negli anni Ottanta, parlando con un ragazzo americano in Inghilterra, cercavo di spiegargli che in Italia gli studenti universitari non erano soliti fare dei ”lavoretti”, perchè da noi il lavoro era per la vita o non era. Ecco perché molti di noi magari andavano all’estero a lavorare d’estate.

Le cose poi sono cambiate. Negli anni Novanta il lavoro a tempo determinato e poi le collaborazioni sono state regolamentate e sono entrate a far parte ufficialmente del mondo del lavoro (che prima invece contemplava allegramente il lavoro nero come unica alternativa al posto fisso). Si è fornito ai lavoratori e alle imprese un’opportunità in più. Infatti nei successivi dieci anni il numero degli occupati in Italia è aumentato. Ciò nonostante siamo ancora uno dei paesi industrializzati nel quale lavora il numero più basso di persone. Ma questo discorso ci porta lontano.

Cosa è meglio in tempo di crisi? Il posto fisso o il posto flessibile? Che domande. Ma se uno ha perso il lavoro - chiedo- è meglio un posto insicuro o è meglio la disoccupazione?

Ecco, come si vede la realtà è un po’ più complicata di come adesso Tremonti ce la vuole presentare.

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