sabato 3 gennaio 2009

UNIVERSITARI IN RITARDO


Parlavo, giorni fa, con dei professori universitari. Tutti si lamentano ormai da trent’anni, e con foga crescente, del basso livello degli studenti che arrivano dalle scuole superiori: non sanno l’italiano, non sanno la matematica, ma soprattutto sono poco motivati, sono disorientati, o non sanno studiare...tranne qualche mosca bianca. Noi già sappiamo che circa la metà di chi si iscrive dopo il liceo in una università non la finirà mai. Si chiama tasso di dispersione, e in Italia è più alto che in qualunque altro ateneo, forse dell’intero globo (azzardo!). Tra gli studenti che, bontà loro, si laureano, i fuori corso sono la maggioranza. E così perfino il 3+2, che inizialmente aveva fatto impennare il numero dei laureati e aveva fatto sperare che il sistema almeno servisse ad abbassare l’età media, ora si scopre (da Repubblica di oggi) che non ha migliorato la situazione: ”Oltre 4 studenti su 10 sono ripetenti o fuori corso, crescono gli abbandoni dopo il primo anno e si impenna il numero di chi ciondola tra le aule universitarie senza dare neppure un esame. Il tutto mentre cresce a dismisura il numero degli insegnamenti, aumenta quello dei prof e di conseguenza la spesa universitaria. E’ il quadro che emerge dall'ultimo rapporto annuale del Cnvsu, il Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario, ente del ministero che a 6 anni dall'introduzione del 3 più 2 fa un primo bilancio della riforma. (...) Su oltre un milione e 800 mila studenti che hanno frequentato i 58 atenei italiani nell'anno accademico 2006/2007 solo un milione è in regola con gli studi. Il 40,7 per cento di ripetenti o fuori corso segna "il valore più alto registrato in tutto il periodo considerato", si legge nel rapporto. E quelli che ce la fanno? Il 30 per cento si laurea con un ritardo di un anno e il 29 per cento con due o tre anni di ritardo. Per la laurea triennale la durata media degli studi è record: 4,6 anni. Lasciamo stare la spesa che è cresciuta a dismisura, il numero degli insegnamenti monstre, i risultati grotteschi. Guardiamo la cosa dal punto di vista degli studenti che mediamente finiscono il 3+2 tra i 27 e i 28 anni. Davvero il basso livello delle tasse universitarie, la libertà di frequentare, fare gli esami, finire in tempo oppure no giova a qualcuno? Questi ex-giovani-28enni-neolaureati avranno tutti i problemi del mondo a trovare un lavoro, ad entrare nel mercato, ad essere credibili, a un’età in cui i loro coetanei europei hanno già anni di esperienza lavorativa e magari ripagano, con il loro stipendio, il prestito contratto per pagare tasse universitarie ben più alte. Ma in altri paesi, se sbagli un esame, se fallisci un anno lo ripeti una volta, nel migliore dei casi. Poi, fine. A casa, a fare qualcos’altro. E il valore della laurea ”si pesa”, non si vive nell’illusione (che il mercato si incaricherà di sfatare) che una laurea valga come un’altra. Non è così. Ma gli studenti italiani si rendono conto di essere le prime vittime di un populismo che li danneggia? O ancora pensano che questo sistema sia il vertice più alto della democrazia, quello che permette a un asino di diventare dottore?:-S Buon Anno

1 commento:

Anonimo ha detto...

Parole Sante ... purtroppo sono spesso Mal-Consigliati ... !

:-(

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