La legge Biagi non copre il caporalato. Le Iene stavolta hanno sbagliato bersaglio. La trasmissione di lunedì 26 è partita lancia in resta per dimostrare che la legge Biagi non solo sarebbe la fonte del lavoro precario in Italia, ma giustificherebbe perfino forme di bieco sfruttamento. Ha dimostrato invece che la legge viene a volte utilizzata a sproposito, per coprire nefandezze di antico retaggio, ed espressamente vietate dalla legge stessa. Contro i responsabili dello sfruttamento denunciati nella trasmissione, insorge il centro studi Marco Biagi e il giuslavorista Michele Tiraboschi, direttore del centro e allievo di Biagi: "Quello che viene mostrato dal servizio delle Iene è espressamente vietato dalla legge, è illegale", attacca. Il senatore Sacconi (Fi) prepara un'interrogazione parlamentare. E c'è maretta anche tra le aziende di lavoro temporaneo, che si sentono screditate dal comportamento di una di esse, la Metis.
Duecentocinquanta contratti in un anno
Il servizio delle Iene descrive la condizione di un gruppo di lavoratori sulla linea di autobus Enna-Catania. Lavoratori precari, chiamati a giornata con un contratto di somministrazione. Anzi, non uno, ma anche 200-285 contratti di un giorno durante l'anno. Protagonisti: le società Interbus e Etnatrasporti, l'agenzia di lavoro temporaneo Metis e un ispettore del lavoro di Enna. E i lavoratori, senza tutele, senza riposi, senza malattia, senza rimborsi spese, costretti oltre tutto a mandare ogni giorno un contratto firmato per fax alla società. Il giornalista, scandalizzato, ripete: "Questo è caporalato". L'amministratore delegato di Metis: "Forse c'è un problema, ma la legge lo consente". Mauro Rocca, amministratore delegato delle società di trasporti, alla iena Alessandro Sortino con un sorriso bieco: "Lei ha ragione, ma la legge lo consente". E gli ispettori del Lavoro: "La legge Biagi lo consente. Che volete fare... E' una legge che ha rovinato i lavoratori".
Un quadro raccapricciante. Ma sbagliato.
Tiraboschi: "Feriscono e sconcertano gli ispettori del lavoro"
"Il comportamento dell'azienda di Enna - dice Tiraboschi - in base alla legge Biagi è fraudolento e suscettibile anche di sanzioni penali. Basti dire- aggiunge - che secondo la legge il contratto non può essere rinnovato più di 4 volte. Non certo 250 o 280!" Che poi l'ispettore del Lavoro, invece di rilevare la evidente irregolarità, e lo sfruttamento, si nasconda dietro il luogo comune della legge Biagi, non si sa se fa piangere o ridere. Dice Tiraboschi: Ferisce e sconcerta osservare che anche in soggetti preposti al controllo del mercato del lavoro locale, interpellati in occasione del servizio tv, abbiano associato il nome del professor Biagi e della sua legge alla pretesa, e infondata, legittimazione di pratiche di sfruttamento di lavoro altrui. Pratiche che la legge Biagi, nel caso di specie e in generale, vieta, con sanzioni rivolte alle agenzie del lavoro che, per quanto autorizzate, rischiano di vedersi sospeso il provvedimento di autorizzazione".
In ogni caso direi che gli ispettori del lavoro di Enna suggeriscono loro stessi una pista, quando dicono: "E' come quando c'era la vecchia legge 193 sulla intermediazione di manodopera"...ma la legge Biagi è nata proprio per dare delle garanzie in più! Se poi si scoprirà che ha bisogno di qualche ritocco, non sia un tabù. Le Iene, in fin dei conti, hanno fatto un'opera meritoria nello scoprire un caso di sfruttamento indegno. Ma chi va oltre e si attacca a parole d'ordine e luoghi comuni sbagliati, dovrebbe essere ben conscio della responsabilità che si prende.