martedì 23 ottobre 2007

UNA COMPLESSITA' IRRIDUCIBILE



Sono stati due dibattiti molto diversi, con pubblico e relatori di culture e background che più lontani non si può, eppure io vedo che le conclusioni convergono, che ci si appelli a Marx o a San Precario.

Lunedì si trattava di un gruppo di persone e di un pubblico molto orientato a sinistra. Una sinistra storica, che affonda le proprie radici nell'operaismo di Mario Tronti, nel Pci da cui viene Aldo Tortorella, nel femminismo della differenza di Ida Dominijanni (giornalista del Manifesto), nel gruppo di Magistratura Democratica di Papi Bronzini, e poi nella storia di Sergio Bologna, docente di storia del movimento operaio a Padova negli anni '70, e autore di "Lavoro autonomo di seconda generazione" e di quest'ultima fatica "Ceti medi senza futuro?" Ognuno dei relatori ovviamente ha svolto un discorso profondo e articolato, quale ormai nei dibattitti non siamo più neanche abituati a sentire: Tronti ha perfino citato i Grundrisse di Marx. Il senso generale però ha girato intorno a un concetto: il mercato del lavoro è diventato più complesso. Non si può più parlare solo di lavoro ma di "lavori" e quei lavori non si possono ridurre tutti al paradigma del lavoro dipendente a tempo indeterminato. Il lavoratore autonomo che non ha un contratto da lavoratore dipendente (e spesso neanche lo vuole, perché così sceglie la propria libertà) è una realtà crescente in tutti i paesi occidentali, negli Usa si parla di un 30% dei lavoratori (che da noi sono in realtà spesso classificati come micro imprese perché hanno la partita Iva). In questo caso, è evidente, non si può tutelare un posto di lavoro, ma si deve tutelare il lavoratore. Il punto è come. La riorganizzazione del welfare sembra l'unica strada. Purtroppo noi stiamo ancora a preoccuparci dello "scalone".



Secondo dibattito, stamattina: il mondo del lavoro che cambia inquieta anche gli studenti della Luiss, che infatti sono venuti in parecchi, anche se in teoria avranno meno problemi di altri. E se Fabrizio Buratto ha fatto di tutto per impersonare il personaggio di giovane precario "scontento", sono sicura che molti di quegli studenti invidiavano la sua posizione di scrittore e di autore televisivo: lui stesso ha spiegato che ha seguito un proprio "demone" evitando giurisprudenza e dedicandosi a studi più "precarizzanti". Quindi il suo risultato è tutto sommato egregio. Strepitoso è stato l'intervento di Pier Luigi Celli, che ha raccontato di quando da ragazzo lavorava come "stradino", e metteva i cubetti di porfido nelle strade per mantenersi agli studi; ha raccontato di quante persone nella sua vita ha dovuto licenziare, di quanti ha assunto; ha parlato della molteplicità di identità di ognuno, dei diversi lavori che affronteremo nella vita, di come niente sia mai lineare, cristallino: bisogna sporcarsi le mani. Il professor Roberto Pessi, preside di Giurisprudenza, con ironia ha ricordato la complessità del sistema produttivo, la difficoltà di un mercato (quello italiano) che non cresce, dove la produttività è praticamente ferma da tempo. E ha detto una semplice verità, che tutti noi continuiamo a ripetere: sarebbe bello se ci fosse lavoro a tempo indeterminato e garantito per tutti, ma la nostra società non lo produce, allora che fare?


Due sono le cose da fare: primo, riuscire a cavarcela come individui, con tutte le cose che scrivo nel libro; secondo: individuare degli obiettivi a livello collettivo, come ha detto molto bene il professore Michel Martone. Perché questa generazione riesce ad avere così poco? Perché non si batte per i propri diritti, per i famosi sussidi, ammortizzatori sociali ecc, e lascia che invece venga abolito lo scalone (per i 58enni?) Perché è vittima di un egoismo generazionale, ha detto Martone, che vede in giro troppa sonnolenza tra i giovani. I lettori di questo blog sanno bene di che si parla: con i 7 miliardi che servono per finanziare l'abolizione dello scalone, moltissimo si sarebbe potuto fare per i i giovani "precari" di oggi e di domani. Ma lo stesso tentativo che io ho fatto di sollevare un po' di rumore su questo, ricordate che è stato accolto tiepidamente. Difficile poi lamentarsi.
Nessuna delle persone con cui ho discusso in questi giorni ha pronunciato la frase "no al precariato", perché ovvia e inutile. Molto ci siamo invece arrovellati sul come.



5 commenti:

Ladypiterpan ha detto...

"...troppa sonnolenza tra i giovani". Mi chiedo perchè senza darmi una risposta.
Nell'ultimo post che ho scritto sul mio blog, cito le parole di Tito Boeri in cui lui afferma che i nostri genitori pensano molto a noi figli, lottano per assicurarci un buon futuro, ma non pensano per nulla ai figli degli altri, vale a dire ai "giovani" in quanto tali.
Sarà che questo ci ha abituati a pensare di coltivare solo il nostro giardino e non quello di tutti e quindi di essere estremamente egoisti? Oppure, visto che la "pagnotta" non ci manca e che, a male estremi ci penserebbe papà e mamma a sfamarci, non vale la pena di lottare?
Chissà...
Anna

Anonimo ha detto...

Precari e Contenti? questa si che è una vera buffonata.
Contenti di cosa? di non avere possibilità di finanziamenti o di mutuo? contenti di non arrivare a fine mese e di non sapere se il mese successivo ci sarà il lavoro? di questo bisogna essere contenti?
certo se i precari riucissero a guadagnare 2000/3000 euro netti mese forse...ma in un mese se ne guadagnano 3000 e poi? per quanto non si riuscirà a portare a casa nemmeno un euro.
Sono stufa di chi esalta il precariato da una posizione di totale privilegio...tanti master, tanti soggiorni all'estero, studio e studio quindi tanti soldi, famiglia benestante,.....Luiss...vada a fare gli stessi discorsi in università pubbliche, agli operai e operaie, alle donne delle pulizie..insomma ai veri precari e vedrà i fischi che riceve
saluti

Anonimo ha detto...

Precari e Contenti? questa si che è una vera buffonata.
Contenti di cosa? di non avere possibilità di finanziamenti o di mutuo? contenti di non arrivare a fine mese e di non sapere se il mese successivo ci sarà il lavoro? di questo bisogna essere contenti?
certo se i precari riucissero a guadagnare 2000/3000 euro netti mese forse...ma in un mese se ne guadagnano 3000 e poi? per quanto non si riuscirà a portare a casa nemmeno un euro.
Sono stufa di chi esalta il precariato da una posizione di totale privilegio...tanti master, tanti soggiorni all'estero, studio e studio quindi tanti soldi, famiglia benestante,.....Luiss...vada a fare gli stessi discorsi in università pubbliche, agli operai e operaie, alle donne delle pulizie..insomma ai veri precari e vedrà i fischi che riceve
saluti

Anonimo ha detto...

angela mi fa piacere conoscerti. ho appena acquistato il tuo libro e ci becchiamo più tardi su radiouno. a prima acchitto mi sembra di riscontrare un'interessante vicinanza di vedute (così anche col bravo martone). è molto interessante questo, perchè partiamo da prospettive diverse per arrivare a conclusioni simili. la cosa non può farmi che piacere e spero di approfondire presto la discussione. a presto

angela padrone ha detto...

ciao fede, quasi quasi dicevamo le stesse cose oggi!!! appena ho un attimo ti linko (che meraviglioso italiano :-( e poi vorrei fare un post sul tuo libro. a presto.
Sì, anche con Martone ci siamo visti alla presentazione del mio libro a Roma ieri e in effetti mi sembra che piano piano questa idea si fa strada. appena posso farò un post anche su questo...

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