domenica 7 ottobre 2007

BAMBOCCIONI, IL PRIMO COLPEVOLE E' LA SCUOLA

AGGIORNATO

Ancora a proposito di bamboccioni... due articoli interessanti che vi segnalo, sul Messaggero e sul Sole 24 Ore di oggi.


Il primo è di Paolo Pombeni "Il merito la sfida civile di un paese che non si arrende". Pombeni punta il dito contro scuola e università, e anche contro il caos dei test truccati all'università, con il loro strascico di ricorsi e contro ricorsi al Tar, che hanno solo l'effetto di arricchire gli avvocati: bisognere accettare "che la selezione attiene all'autonomia dei selezionatori e che poi deve esserci un mercato che condanna inesorabilmente quelli che selezionano al ribasso e truffano la gente. Anche a costo, ovviamente, di infrangere il mito del valore legale dei titoli di studio, della presunta eguaglianza di tutte le sedi istruzione e di ricerca". In questa frase c'è un intero mondo su cui si potrebbe fondare un programma di governo.


L'altro articolo è quello di Francesco Billari e Guido Tabellini "I bamboccioni nascono nelle aule della scuola". Come si intuisce, si va a battere sempre lì. In Italia, sottolineano gli autori, c'è un garnde ritardo nella transizione allo stato adulto. Io, personalmente, credo che questo sia dovuto in parte a fattori storico-culturali. Ma come si può ridurre questo abisso rispetto ad altri paesi (quasi tutti)? Intanto, dicono Billari e Tabellini, la scuola, che da noi o inizia più tardi o dura un anno di più. Poi l'Università. Leggiamo: "L'istruzione semi-gratuita, la possibilità di rinviare gli esami, e soprattutto la qualità scadente di molte facoltà, inducono a vivere l'università come parcheggio o occasione di svago, anziché come investimento sul futuro". Poi si parla di mercato del lavoro, e non posso trascurarlo qui: ""Vi è il ercato del lavoro duale (inamovibilità per gli insider e flessibilità solo per i nuovi assunti) e il sistema di assistenza sociale basato sul capofamiglia (spesa pensionistica elevata e mancanza di sussidi per chi è disoccupato)". Insomma, i bamboccioni hanno qualche giustificazione.
Aggiungo il link al blog di una cara amica, Ladypiterpan, che cita un perfetto e serio (non come i miei che erano semiseri e non sempre chi legge lo capisce...) articolo di Giuliano Cazzola. Non a caso Cazzola è il promotore del Comitato in difesa della legge Biagi

10 commenti:

studentefreelance ha detto...

Ciao Angela,

Come vedo(con piacere) hai dato adito a quello io dicevo...

Mi dispiace che tu non abbia fatto riferimento al mio pensiero,mentre hai fatto riferimento ad artiolo di Paolo Pombeni(forse anche perchè più autorevole di me , giustamente)...

Il problema della formazione in Italia non è che l'abbia proposto io per primo ne tanto meno Paolo Pombeni ma è al contraio un problema proposto da sociologi e studiosi della politica italiana...

Quello che non capisco è come un problema così semplice da capire non sia recepito...
Che facciano orecchie da mercante forse??

Democrazia Giovanile ha detto...

Il Ministro Padoa-Schioppa non sembra avere le idee troppo chiare. Anche ora che ha parzialmente rettificato le sue infelici dichiarazioni: la colpa in realtà sarebbe - così si è corretto - della generazione dei sessantottini, in quanto troppo "permissivi" nei confronti dei figli.

In realtà, è certamente vero che la "colpa" della situazione tragica in cui versano oggi i giovani è proprio di quella generazione (in realtà, si tratta di coloro che sono nati orientativamente tra il 1935 e il 1950), ma non certo perché troppo "permissivi", quanto piuttosto perché si è trattato (con le dovute ovvie eccezioni, che confermano la regola) di una generazione di parassiti che ha "rubato" il futuro dei propri figli attraverso un uso spregiudicato del debito pubblico negli anni '70 e '80. Il ricorso al debito pubblico ha generato una ingente ricchezza privata delle famiglia, cui corrisponde una desolante povertà pubblica, e nel frattempo questo enorme debito pubblico pesa *tutto* sulle spalle delle generazioni più giovani.

In altre parole, la società è stata letteralmente "spolpata" da questa generazione di parassiti (oggi saldamente al potere, sia dal punto di vista economico che politico), e proprio come conseguenza di ciò oggi ai giovani (i "bamboccioni") vengono negati tutti quei fondamentali diritti (lavoro stabile, pensione dignitosa, casa) proprio nella misura in cui è necessario preservare i corrispondenti diritti (lavoro parassitario e intoccabile, pensioni generosissime in rapporto a quanto versato, reddito da affitto da seconda casa, ecc.) usurpati (pardon: "acquisiti") dalla generazione precedente.

Da tutto questo deriva, evidentemente, che gli aiuti intrafamiliari-intergenerazionali che le famiglie danno ai figli (inclusa - a maggior ragione, e quale minimum - la possibilità di restare a casa fino a 30 anni, e oltre) non solo non può essere considerata in alcun modo una "graziosa concessione", ma viceversa deve essere considerata come un obbligo "morale" (che peraltro sarebbe opportuno potesse trasformarsi presto in un vero e proprio obbligo giuridico).

Si tratta infatti, in altri termini, della semplice *restituzione*, a livello micro (familiare), di una quota *minima* di quanto sottratto a livello macro (strutturale) nel passato (-> debito pubblico) e nel presente (-> lavoro precario *solo per i giovani*, riforma delle pensioni *solo per i giovani*, mercato della casa caratterizzato da prezzi esorbitanti *solo per i giovani*, giacché la "generazione dei parassiti" la casa - e spesso anche la seconda casa - l'ha comprata in modo relativamente facile: come è noto, l'80% delle famiglie è proprietaria della casa in cui abitano).

Forse la lettura di questo "manifesto" (elaborato nel 2005, quando si parlava pochissimo del "problema giovani") potrebbe essere di aiuto al signor ministro, che - non ha caso - è nato nel 1940, e per il quale la realtà attuale sembra non essere perfettamente intellegibile:

Manifesto di Democrazia Giovanile
www.democraziagiovanile.it

studentefreelance ha detto...

@democraziagiovanile

Concordo pienamente!

@angela

Questo è il nostro "vero" punto di vista...

Tutto il resto sono solo chiacchere...

Giacomo Brunoro ha detto...

l'articolo sul Sole di oggi è tremendo e spietato: fotografa in maniera impietosa la condizione dela società italiana di oggi. educazione, mercato del lavoro e welfare non sono soltanto i problemi dei "bamboccioni", ma sono "I PROBLEMI" di questo paese...

angela padrone ha detto...

bè, andrei piano con la vostra diagnosi di generazione di parassiti....qualcuno potrebbe ritorcere su di voi la stessa accusa. a me non piace nessuna delle due. piuttosto, visto che non amate le diagnosi semplicistiche, vi inviterei anche a guardare un pochino fuori dall'Italia. Non crederete che siamo l'ombelico del mondo? Molti altri paesi hanno i nostri stessi problemi, qualcuno riesce ad attenuarne le conseguenze e altri no. A volte basta imitare qualche buona idea per fare la differenza

angela padrone ha detto...

x studente freelance, vorrei segnalarti che i problemi della formazione come punto-chiave del rapporto giovani-mercato del lavoro fanno parte da sempre della riflessione della scuola di marco biagi...ovviamente non si può neanche aspettare che cambi radicalmente il sistema di istruzione, ecco percHè si parla anche di altro. magari ci fosse un'unica soluzione per tutto, l'umanità avrebbe già risolto da tempo

studentefreelance ha detto...

Come non può cambiare scusa, lo hanno fatto cambiare (malamente) in pochi anni trasformandolo in un caos!!!

Ma vuoi scherzare che non si possa creare un sistema di formazione velido?

Tutte le riforme adottate fin ora sono solo servite a creare problemi amministrativi ed incasinare tutto...

Loud ha detto...

colpito e affondato ;)

Eleonora Voltolina ha detto...

Non mi convince la ricostruzione di "Democrazia Giovanile" sul concetto di restituire il maltolto, così come non mi convince il tentativo di ricondurre il "bamboccionismo" alla scarsa qualità delle nostre facoltà universitarie. Ci sarebbe davvero tantissimo da dire. Provo a dare qualche spunto:
1) il mondo dell'Università è cambiato negli ultimi anni, per adeguarsi agli standard europei ha creato i corsi di laurea di soli 3 anni. Il risultato a mio avviso è che ci sono una marea di ragazzi di 22-23 anni che si "sentono" LAUREATI e che si aspettano (talvolta pretendono) retribuzioni adeguate, anche se non sono certamente equiparabili - per conoscenze e per maturità - ai veri laureati, quelli con 2 anni di studi in più sulle spalle e anche 2 anni in più di "esperienza di vita" (anche se so che non si può generalizzare e che esistono 18enni molto più maturi di tanti 30enni, ma suvvia, parliamo in generale).
2) quindi a mio avviso questa riforma dell'Università ha portato più danni che altro.
3) il problema delle Università è che non creano un vero legame con il mondo del lavoro, spesso non prevedono periodi di "praticantato" obbligatori nè una rete postlaurea di relazioni per aiutare i neolaureati a trovare un impiego. Così le aziende possono dire: "sì, sei laureato, ma non hai esperienza sul campo, quindi beccati lo stage": e il giovane neolaureato si becca la sua prima in***ata, perchè lo stage spesso è gratuito o retribuito ben poco.
4) Il centro del problema non sta però nelle Università, ma nelle AZIENDE, nelle società, negli enti che continuano imperterriti a sottovalutare (nel senso stretto della parola) il lavoro dei giovani, offrendo impieghi per pochi, pochissimi euri al mese, impedendo a quei giovani - di fatto - di diventare indipendenti. E questi giovani (NOI giovani) che fanno? Accettano. Perchè sono convinti che se non lo fanno loro, quel lavoro malpagato, lo farà qualcun altro. E perchè tanto sanno che non moriranno di fame, dato che tanto (sia che vivano in casa, sia che vivano per conto loro) i genitori li aiuteranno a sbarcare il lunario.
Nel mio blog ho cercato di analizzare il problema, e ho ricevuto anche commenti molto interessanti da parte di due lettori. Se a qualcuno va di darci un'occhiata:
http://repubblicadeglistagisti.blogspot.com/
Lì viene proposta un'interessante, inedita lettura del problema: il mercato del lavoro è DOPATO. Dai genitori che suppliscono alle mancanze delle aziende, "integrando" gli stipendi da fame dei neolaureati stagisti-cocopro-interinali e chi più ne ha più ne metta.
Ok la flessibilità: ma a patto che garantisca compensi ragionevoli.
E per compensi ragionevoli intendo: dato che un monolocale a Milano non costa meno di 600 euro al mese, se uno stipendio è inferiore a 1200 (cioè al doppio del prezzo medio di un'abitazione-base), vuol dire che l'azienda conta sui genitori dell'assunto perchè quello sopravviva. A meno che non pensi che il malcapitato possa vivere d'aria e d'amore. Che ne pensate? Che ne pensi, Angela?

Anonimo ha detto...

C'è già un sito su cui si può ordinare la maglietta con scritto "Sono un bamboccione", è su: http://www.cellulotto.org ed in più, invita tutti a partecipare al Bamboccione Day il 1° Dicembre 2007 !!!

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