TEORIA DELLA SCALA MOBILE
Da un po' di tempo ho sviluppato un'allergia all'automobile in città. Perciò, quando non posso andare in bicicletta, prendo l'autobus o la metropolitana, e cammino. Risparmio su multe e benzina, faccio un po' di moto anche quando non ho tempo di andare in palestra, e trovo anche il modo di pensare, attività sempre più desueta e scoraggiata sul lavoro.
Quando però esco dalla metropolitana (non mi piace chiamarla "metro") e salgo su una scala mobile, ho sempre un moto di stupore e insofferenza. E capisco perché l'Italia è un Paese che non riesce a superare le sue difficoltà: la gente occupa la scala mobile in ordine sparso (nella prima immagine in alto una scala mobile a Milano, ma Roma è uguale se non peggio) e, anche se ci sono solo una ventina di passeggeri, per chi vuole "salire" (o scendere) i gradini della scala mobile, l'impresa diventa improba, al limite della maleducazione, perché devi infastidire e spintonare quelli che occupano tutto lo spazio. Spesso rinuncio.
Chi sia mai stato su una scala mobile all'estero, in particolare in Gran Bretagna, sa invece che lì è normale "stand on the right" (vedi seconda immagine): anche se c'è folla, così, chi vuole camminare, e perfino correre, sui gradini, lo può fare sulla sinistra. Semplice ed efficace.
Perché in Italia non si fa? Immagino che la maggior parte delle persone non ci pensi: nessuno glielo ha mai spiegato, che dovrebbero stare a destra. E poi, cosa ci guadagna chi tiene la destra? Niente. Quindi perché dovrebbe? Per il bene comune? Per avvantaggiare gli altri? "A gratis"? Non sia mai.
Forse però si potrebbe cominciare a mettere dei cartelli, come nella London Tube (la metropolitana di Londra): "Please, stand on the right". Troppo semplice? Troppo poco costoso? L'Italia, temo, è vittima della sindrome della scala mobile in molti altri campi e così si complica la vita da sé, dedicando molte energie a ciò che potrebbe essere semplice, e non ritrovandosi più energie per il resto.