lunedì 24 marzo 2008

PENSIONI IN ROSA



In periodo elettorale non si può dire niente di sensato. Questo purtroppo è quello che emerge. Se però uno ci volesse provare, nessun argomento mi sembra migliore di quello sull'età pensionabile delle donne. Concreto, di prospettiva (perché non riguarda né l'oggi né il domani immediato, ma il dopodomani) e denso di sviluppi.
Poiché in Italia l'età della pensione di vecchiaia per uomini e donne non è uguale (60 per le donne, 65 per gli uomini) l'Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Questo significa che è stato avviato un procedimento che si può concludere con sanzioni e multe.
Come alcuni sanno Emma Bonino, ministro delle Politiche Comunitarie, nonché radicale e candidata del Pd, ha proposto da tempo di innalzare l'età pensionabile per le donne, portandola gradualmente ai 65 anni, ma vincolando i soldi risparmiati a servizi e benefici come gli asili nido, la cura agli anziani non autosufficienti, e altri tipi di assistenza che di solito si caricano sulle spalle delle donne e impediscono loro di svolgere una vita normale, soprattutto nel periodo di lavoro più intenso, tra i 40 e i 50 anni.Soprattutto questo tipo di attività impedisce a molte donne di lavorare, infatti siamo il paese europeo con il tasso di lavoro femminile più basso. Mi sembra una proposta degna quanto meno di essere discussa. Chi vuole può documentarsi QUI.
Invece fa paura. Anzi, il fatto è che in periodo elettorale fanno "paura le parole". Il motivo è presto detto e si capisce leggendo quello che afferma un esponente di Forza Italia, che pure è un politico intelligente e competente, Maurizio Sacconi, il quale così commenta: «Il Pd vuole caricare sulle donne gli oneri del riequilibrio del sistema previdenziale», dice Sacconi, che sottolinea la loro «evidente condizione di svantaggio nel mercato del lavoro per cui raramente arrivano a fuire delle pensioni anticipate per anzianità». Se l'età della pensioni di vecchiaia fosse alzata a 65 anni, si otterrebbe -sottolinea Sacconi- l'effetto di condannarle ad un'età di pensione più tardiva degli uomini in quanto questi fruiscono largamente della pensione di anzianità. Sintesi: povere donne, gli volete togliere anche quel piccolo privilegio di andare in pensione a 60 anni? Con tutto il lavoro non retribuito che fanno per tutta la vita? Ingrati!
Intanto io vedo che la maggioranza delle donne che lavorano, arrivate a 60 anni, se ne hanno la possibilità, restano al lavoro. Ma sono convinta che Sacconi sia perfettamente al corrente di molti altri elementi:1) le donne iniziano a lavorare più tardi degli uomini, e lavorano spesso in modo più discontinuo. Farle ad andare in pensione presto significa dare loro delle pensioni da fame.2) A 60 anni la maggior parte delle donne è in buona salute e ha ormai finito di crescere i figli. Avrebbe avuto bisogno di aiuto prima, quando svolgeva doppi e tripli lavori e non riusciva a fare carriera per mancanza di servizi.3) moltissime donne in Italia non cercano un lavoro o non riescono a conservarlo perché non hanno una rete di servizi che le sostenga. Il basso tasso di lavoro femminile in Italia è una emergenza sottolineata dall'Unione Europea. Oltre a essere ingiusto, riduce la crescita, il livello del Pil, aumenta il rischio di povertà di adulti e bambini, e influisce perfino sul bassissimo tasso di natalità dell'Italia (fanno molti più figli le donne dei paesi dove lavorano di più).
Risponde la Bonino: «Si tranquillizzi Sacconi: quella sull'età pensionabile delle donne non è una proposta contenuta nel programma del Pd. È una mia proposta, della quale mi assumo la responsabilità, una responsabilità da Ministro delle Politiche Europee, perchè l'Italia è stata mandata davanti alla Corte per discriminazione sull'età di pensionamento delle donne e degli uomini». L'Italia - ha aggiunto Emma Bonino - è rimasto l'unico paese tra i quindici che non si è messa in regola, neanche con un piano graduale. Sicuramente saremo condannati dall'Europa, con tutte le penalità che conosciamo, e pagheremo in modo salato una non scelta. Io trovo che, vista l'assoluta mancanza nel nostro paese per le attività di cura e di servizi, che ricadono sulle spalle delle donne italiane, sarebbe molto utile pensare ad un innalzamento graduale dell'età pensionabile delle donne, vincolando i risparmi ad un fondo per la rete di assistenza che in Italia non esiste e che impedisce di fatto alle donne di scegliere di lavorare». «Ricordo a tutti che solo sei bambini italiani su cento hanno diritto all'asilo nido, contro i 54 bambini danesi. In Italia abbiamo il non accesso al mercato del lavoro di sei milioni di donne in età lavorativa, donne che spesso non lo cercano nemmeno, perchè non è conveniente, perchè dovrebbero pagarsi una baby sitter piuttosto che altri servizi. È una emergenza nazionale, non è nel programma del Pd, ma - ha concluso il ministro- responsabilità istituzionale e convinzione mi induce a chiedere di riflettere su questo tema».

3 commenti:

Ladypiterpan ha detto...

Cara Angela,
non è nel programma di nessuno...in campagna elettorale, purtroppo, si ha "paura" di parlare della realtà perchè spaventa gli elettori... E poi, essendo noi donne in numero maggiore degli uomini, chi in campagna elettorale si prende il rischio di parlare di aumentare l'età pensionabile, rischiando di nemicarsi la maggioranza di chi vota (cioè di noi donne?)
Ultimamente penso sempre più che ci meritiamo, come elettori e come cittadini, quello che abbiamo...

angela padrone ha detto...

già...

Anonimo ha detto...

Avete ragione ragazze, purtroppo, ma avete ragione ...

:-S

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