domenica 20 aprile 2008

LE NUOVE FRONTIERE DEL LAVORO E I GATTI DI DAMIANO




"Dipingo gatti perché i gatti sono terapeutici e in Italia chi fa il ministro del Lavoro ha bisogno di molta terapia". Cesare Damiano, il ministro che dipinge i gatti (qui accanto una sua opera), praticamente ormai ex ministro, chiude la conferenza dell'Ocse di Venezia sulle sfide del mercato del lavoro.



Negli ultimi tre giorni si è parlato molto di training, di formazione per i lavoratori di domani, e di flexicurity, che sia alla danese o no. Damiano raccoglie il tema ma sottolinea soprattutto l'esigenza di sicurezza. E' quasi solo in questa sottolineatura e rimarca così la peculiarità dell'Italia. Ha il coraggio di parlare di protezioni e tutele del lavoratore non solo nel mercato del lavoro, come hanno fatto un po' tutti, ma di protezioni nel posto di lavoro. A tanto, parlando pochi minuti prima di lui, non era arrivato neanche il rappresentante delle organizzazioni sindacali presso l'Ocse, J. Evans. I due però hanno condiviso la cautela e l'attenzione al lavoratore in carne e ossa, stretto tra le forti esigenze diflessibilità, che già oggi gli si chiedono, e le prospettive future, con le aziende che chiudono, cambiano, e chiedono nuove competenze. E la recessione che sembra profilarsi all'orizzonte, di cui nessuno sa predire le dimensioni. Io credo che il richiamo di Damiano sia più che altro un tributo alle tradizionali paure e timidezze italian, che invece di cercare traguardi più avanzati si arrocca in difese disperate del passato. E credo che questa politica non faccia bene a nessuno, né al Paese, né alle imprese, né ai lavoratori. Questi ultimi rischiano comunque di vedersi franare il terreno sotto i piedi, se non altro per la forte spinta che viene dal mercato globale, senza avere ottenuto nuove frme di tutela e di promozione. Se comunque Damiano ha ragione quando si interroga sulle reali possibilità di crescita che ci aspettano e quindi sulle condizioni del mercato (che rischiano di non essere in ascesa), vorrei riportare qui alcuni punti chiave del discorso di Mr Evans, rappresentante inglese di sindacati all'Ocse. Ineguaglianza, distribuzione dei guadagni tra profitti e salari, sicurezza all'interno dell'espressione "flexicurity", ruolo dei contratti collettivi. Non c'è nulla di scontato in questi termini, ma è giusto non dimenticarli. Così, come il rappresentante della commissione europea per la strategia di Lisbona, Mr Prats-Monné ha ricordato che accanto all'aumento del ruolo dei servizi, dell'economia della conoscenza e della caccia ai talenti, si profila un nuovo problema: un mercato polarizzato, nel quale accanto a lavori ad alto contenuto di conoscenza e di competenza, aumenteranno anche i lavori a bassissimo contenuto di conoscenza "very low skilled jobs". E anche questo è un problema che non va sottovalutato.Fatte queste avvertenze, riporto il link ai due articoli che ho scritto sul Messaggero, pescando nel vastissimo panorama della tre giorni di discussioni di Venezia.

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