martedì 19 febbraio 2008

TELELAVORO, ORARI FLESSIBILI E "VITA"

AGGIORNATO con una risposta nei commenti

Il vostro "orario" di lavoro si è dilatato in modo incontrollabile e spesso anche non quantificabile? Vi sorprendete a pensare che quello che fate in ufficio a volte potrebbe essere fatto anche da casa? Vi segnalo un articolo molto interessante sull'ultimo bollettino Adapt della Fondazione Marco Biagi: "Alcune riflessioni sulla sperimentazione del telelavoro in Telecom Italia: l'accordo sindacale del 26 luglio 2007" di Antonio Cocozza.




Mentre il telelavoro, così come lo si pensava qualche anno fa, non si è mai diffuso, c'è stata, si sottolinea nell'articolo,"una significativa diffusione di un lavoro in rete al di fuori dei confini tradizionali dell'ufficio stesso e ben oltre il normale orario di lavoro". E questo è esattamente quello che capita sempre più spesso.


L'accordo sindacale cui si fa riferimento è per ora sperimentale e riguarda un ristretto numero di lavoratori, la cui caratteristica è un alto grado di autonomia.. "Non siamo di fronte a una semplice delocalizzazione di attività ripetitive o alla necessità di far fronte a situazioni difensive - sottolinea Cocozza - si tratta della regolazione di un telelavoro fondato su modelli organizzativi basati sulla conoscenza, sull'autonomia professionale e sulla responsabilità del risultato".. In pratica, il lavoratore potrà fare da casa propria un percentuale del'orario di lavoro e della quantità di lavoro stesso, senza per questo perdere il contatto con l'ufficio e con i colleghi, dove deve passare almeno una parte delle ore settimanali. C'è flessibilità nell'orario, all'interno di una fascia oraria 8-20, e soprattutto viene sottolineata l'importanza del risultato. Unica pecca importante, mi sembra di capire, la normativa ancora rigida e difficile da rispettare per quanto riguarda la "postazione" di lavoro in casa, visto che nelle case italiane è difficile trovare spazi abbastanza ampi da rispondere a normative pensate per gli uffici.


Importante, credo, sottolineare l'effetto positivo che una novità del genere può avere sull'equilibrio lavoro-vita familiare (o meglio privata, che è lo stesso), quel work life balance, al quale all'estero si comincia a pensare sempre più spesso. Non vorrei dover sottolineare che questo farebbe bene anche al lavoro delle donne...e non lo vorrei fare perché credo che ormai uomini e donne abbiano tutti l'esigenza di equilibrare vita e lavoro. Perciò mi sembra un'esperienza da segnalare e tenere d'occhio.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottima segnalazione! Secondo me poi è il modello di telelavoro migliore, ritengo infatti che le prime forme di telelavoro (rarissime in Italia) che puntavano totalmente sulla delocalizzazione del lavoratore fossero improduttive. Rinunciare totalmente alle relazioni sociali dell'ufficio è controproducente, mentre staccarsene ogni tanto è un vantaggio. Tra l'altro la maggiore autonomia aumenta l'autostima e la percezione positiva del proprio lavoro. Secondo me non è un guadagno solo in termini di vita familiare, come giustamente hai sottolineato, ma anche di qualità lavorativa, di produzione.

angela padrone ha detto...

giusto! Non ci deve essere contrasto tra vita e lavoro: gli orari flessibili e la gestione intelligente del lavoro deve avere al 1° posto una migliore efficacia sul lavoro...ne sappiamo qualcosa noi, persone che perdono ore e ore in riunioni che si avvitano su se stesse e in comunicazioni inefficienti

Anonimo ha detto...

Ottimo post Angela, e ottima esperienza ...

:-)

Ladypiterpan ha detto...

Iniziativa interessante...Per quanto mi riguarda sono,ancora, nella fase del lavoro in rete al di fuori dei confini tradizionali dell'ufficio stesso e ben oltre il normale orario di lavoro, purtroppo...
Nota positiva? Si comincia a fare formazione a distanza senza doversi sottoporre a chilometri di strada (e interminabili file) per raggiungere l'azienda ed anche con valore legale. Da qualche parte bisogna pure cominciare, no?

Loud ha detto...

Sinceramente credo che l'Italia non sia ancora molto pronta, eccetto Telecom (su cui però non ancora letto le riflessioni da te segnalate), a sfruttare a pieno i contratti moderni.

Dalla mia esperienza come praticante consulente del lavoro vedo che le imprese sono troppe attaccate alla "subordinazione" in strictu sensu, e ogni contratto moderno si trasforma, nella sostanza, in un contratto di lavoro subordinato ex art. 2094 c.c.
Quanti telelavoro ho visto? Uno! Si, uno solo.

Poi c'è tanta ignoranza, purtroppo. Pensa che pure insegnanti e ispettori non sono capaci a rispondere a semplici domande su inquadramento previdenziale, dando conferma delle nostre interpretazioni che come al solito - modestia a parte - sono quelle giuste ;)

Umorismo a parte, bisognerà formare le imprese a saper sfruttare i contratti moderni, dal co.pro. al telelavoro, capendo che è il risultato che conta e non le ore, con una vera flessibilità tanto nello svolgimento del rapporto di lavoro (da entrambe le parti) quanto nello sviluppo del know-how dei soggetti.

Certo è, come al solito, che questo discorso può essere fatto per le proffesioni impiegatizie e moderne, non già per il settore operaio che ha visto una storia diversa e continuerà a viverla per la sua particolare natura di attività.

Ciao
Luca

angela padrone ha detto...

Sulla "Stampa" di oggi c'è una pagina sul telelavoro, poco praticato in Italia, ma additato, anche in base all'esperienza del Giappone, come causa di profonda alienazione. Concordo: non si può sostituire il contesto lavorativo con la situazione di reclusione tra le mura domestiche: inevitabilmente questo significherebbe poi farlo con lavoratori deboli, che invece hanno bisogno di stimoli. A fianco di quell'articolo c'era anche la testimonianza di una lavoratrice che ricorda come un incubo gli anni del telelavoro. Ha ragione, ma lei stessa ammette che questo le ha consentito di crescere quattro figli. Io credo che in quel caso sarebbe stato meglio un bell'asilo aziendale....Comunque il telelavoro di cui parlavamo ieri è altra cosa: è una "possibilità" che consente al lavoratore e all'azienda di non essere "sempre" legati alla sedia dell'ufficio. E di puntare molto ai risultati. Mi sembra ben diverso rispetto a una moderna versione di cottimo casalingo!

Anonimo ha detto...

@angela e luca
Complimenti per le osservazioni!

:-)

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti! Per chi fosse interessato a telelavorare volevo consigliare una visita al mio blog:
Telelavoro

Cerco di selezionare solo le offerte concrete di telelavoro (lavoro molto arduo, visto le infinite bufale che si trovano nella rete)

Luca

MaxT ha detto...

Ciao a tutti. Per quel ho potuto osservare si parla così tanto di telelavoro da creare l'illusione che sia già una realtà. Purtroppo ad eccezione di alcuni campi legati alle nuove tecnologie (informatica, CAD, grafica, telefonia) ed altri mestieri assai più antichi (scrittore, traduttore, etc) che forse anche in passato venivano svolti da casa non ci sono tante altre possibilità. Non credo valga la pena di parlare dei vari "paid to ..."!
A mio avviso bisognerebbe tentare di spostare i lavori più tradizionali verso il telelavoro e non tentare di trovare nuovi lavori adatti al telelavoro.
Se non vi spiace vi rimando ad un post su questo argomento.
http://seguilfilo.blogspot.com/2008/12/ricetta-per-il-telelavorio-serio.html
Un saluto a tutti.

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