Se il papà si lamenta del pupo
Finalmente qualcuno che ci ha provato, e che si lamenta. Non ne potevo più di quegli uomini che si vantano di aver fatto tutto quello che c'è da fare in casa quando sono nati i figli e di continuare sempre a dedicarsi a figli e attività casalinghe, dividendo a metà i compiti con la loro compagna. Oppure, più modestamente, dichiarano di "aiutare". Ma qui entriamo nel patetico.
No, Angelo Mellone, collaboratore del Messaggero e del Giornale, su quest'ultimo quotidiano fa il pianto greco, ma onesto, del padre moderno, costretto ad essere efficiente, flessibile e frizzante sul lavoro e, al tempo stesso, a fare il padre a tempo pieno."Sceglie cioè - parole sue - l'impossibile conciliazione tra paternità, famiglia e carriera". Impossibile in teoria ma, nei fatti, possibile per forza, a meno di non pensare a un'estinzione della specie (O alla solita moglie che decide di "dedicare" la sua vita ai figli, e al marito. Tranne poi accorgersi, giustamente, che non è in grado di capirne le esigenze, e tranne poi, più tardi, rinfacciare loro di aver sacrificato per loro la propria vita. Inutilmente).
Per non ispirarsi solo alla sua autobiografia, Mellone ci parla di libri, e in particolare cita il personaggio di un romanzo, "Fai la nanna, nannina" di Gianluca Berardi, Mondadori. Lo definisce "un personaggio vagamente wagneriano, guardato con commiserazione dai coetanei (...) il padre postcontemporaneo lotta quotidianamente per il trionfo della sua volontà". Soffre, ma non si arrende, e lavora come un disperato anche se reduce da nottate in bianco e ore e ore di gioco con i Lego.
E qui il sorriso già si allarga sul viso di qualunque mamma e/o donna , non solo postcontemporanea.
"Se non dormi non produci idee, se non produci idee non guadagni", è il punto fermo e il grido di dolore del nostro eroe. Ma và?! Attenzione, che qualcuno potrebbe perfino rinfacciargli, come spesso capita alle donne: ma no, che dici, se hai le idee e sei bravo, vedrai che ce la fai, nessuno ti discrimina. Già.
Secondo grido di dolore dell'aspirante padre perfetto: non basta mai, nessuno ti riconosce lo sforzo immane, in casa resta l'insoddisfazione. E qui credo che il sorriso sul viso delle donne si può tramutare in una bella risata liberatoria, visto che a loro questo è sempre capitato. ..."nonostante tutto quello che faccio". Ma la parte migliore non è la conclusione dell'ancora poco esperto Angelo Mellone: "Insomma se vuoi fare il padre post contemporaneo (...)che concilia tra paternità e lavoro creativo, professione & pannolini, preparati ad essere un misconosciuto in casa e un incompreso in trasferta". No, il punto non è questo.
Il veleno sta in una frasetta che l'ignaro pronuncia, una frase furba: "A lui, a noi (poveri maschi, ndr) non è concesso alcun congedo, non esitono i cinque mesi di licenza poppate". Ah! Qui c'è la ritorsione, il tentativo di dire alle donne che fanno, in fondo ciò che devono e che gli è riconosciuto dalla società con il congedo maternità. Ma le cose non stanno così. Intanto, il congedo di paternità lo possono prendere anche i padri. Se non lo fanno, è perché 1) non lo sanno, 2)non ci pensano, 3)si vergognano.
E poi vorrei rivelare al neo padre sofferente, che quei primi mesi sono proprio il meno. Anzi, proprio niente, rispetto a quello che lo aspetta, mano a mano che il figlio cresce. Dopo, anche dopo anni, viene il bello e non ci sono congedi che tengano.
Comunque lo dobbiamo tutte ringraziare: l'unico modo per fare in modo che qualcosa cambi è che tutti, ma proprio tutti, si accorgano di quanto costano quegli sforzi "wagneriani". E che tutti comincino a farli..
3 commenti:
Giuro che ho anticipato ogni tuo commento.
Sadicamente sono contenta che qualche padre (oltre mio marito) provi sulla propria pelle che cosa significa conciliare lavoro e cura di un bambino piccolo.
Il mio capo mi diceva che io mi dovevo "organizzare", era colpa mia che non ero capace di "organizzarmi" per portare avanti entrambe le cose.
Io credo che le cose cambieranno solo quando tanti ma tanti padri cercando di "organizzarsi" si renderanno conto che non è proprio possibile gestire tutto senza un aiuto da parte dell'azienda in cui lavorano.
Intanto proprio per la nostra incapacità di "organizzarci" a sufficienza io e mio marito ci siamo fermati ad un figlio solo.
Che tristezza.
Guarda, credo che Angelo Mellone sia solo un povero disgraziato ancorato disperatamente all'immagine anni '50 della donna mamma-casalinga che quando i bimbi si addormentano c'ha ancora la forza di sedurre il suo Uomo con un paio di calze autoreggenti. Il Maschio non può e non deve occuparsi di pannolini (pena l'immediata perdita di potenza sessuale, credo!), non deve caricare una lavatrice o una lavastoviglie (le nostre mamme non avevano questi aiuti tecnologici eppure ci hanno cresciuto senza fiatare!). Il Maschio deve occuparsi di cose più alte! Governare il mondo, provvedere economicamente ai Suoi cuccioli, difenderli dal resto del branco e, come il Califfo, soddisfare la Sua e tutte le altre donne che Gli capitano sotto! Schifo è poco......fosse almeno un ragionamento isolato!
Un maschio colla emme minuscola
Eh già !
però devo dire che questo è un settore nel quale tutto, ma proprio tutto dipende da noi. Cominciate a dire no ai vostri compagni, date per scontato che tutto vada diviso alla pari... è dura, lo so
:-D
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