OBAMA E ANN
Il nuovo presidente degli Stati Uniti, nella nottata della sua vittoria, ha fatto un discorso nel quale non ha citato Martin Luther King, non ha sottolineato il fatto di essere il primo presidente di colore della storia americana. Non ha parlato della sua opponente, Hillary Clinton, che pure avrebbe fatto storia se fosse stata eletta, ma che lo ha aiutato ad ottenere il supporto delle donne democratiche.
Ma, alla fine del suo discorso Barack Obama ha raccontato la storia di Ann Nixon Cooper, una signora di 106 anni, che per lungo tempo nella sua vita non ha potuto votare, per due motivi: perché donna e perché nera. Stavolta lo ha fatto. Sarebbe stato bello che Obama rendesse omaggio più esplicitamente alle donne, ai neri, ai giovani, che lo hanno portato alla Casa Bianca. Lo ha fatto solo indirettamente e in modo molto soft. Vuole essere, giustamente, il presidente di tutti. Speriamo, però, che non dimentichi coloro che hanno messo in moto il cambiamento e che più ne hanno bisogno.
Ma, alla fine del suo discorso Barack Obama ha raccontato la storia di Ann Nixon Cooper, una signora di 106 anni, che per lungo tempo nella sua vita non ha potuto votare, per due motivi: perché donna e perché nera. Stavolta lo ha fatto. Sarebbe stato bello che Obama rendesse omaggio più esplicitamente alle donne, ai neri, ai giovani, che lo hanno portato alla Casa Bianca. Lo ha fatto solo indirettamente e in modo molto soft. Vuole essere, giustamente, il presidente di tutti. Speriamo, però, che non dimentichi coloro che hanno messo in moto il cambiamento e che più ne hanno bisogno.
2 commenti:
la mia america
Se penso agli Stati Uniti, nella mia vita ci sono alcune date e alcuni avvenimenti importanti che mi hanno segnato e che ancora oggi ricordo con intensità. Date e avvenimenti che in alcuni casi mi hanno fatto amare l’America e in altri me l’hanno fatta odiare. Ad esempio me l’hanno fatta amare quando da piccolissimo leggevo i fumetti che raccontavano di Superman (allora si chiamava Nembo Kid) o quando mio padre mi raccontava dei carichi di armi e cioccolata che venivano lanciati dagli aerei statunitensi per i partigiani. Ancora l’ho amata quando il fratello di mio padre emigrato negli Usa tornava in Italia carico di doni… ricordo le tantissime stecche di sigarette che rovesciava sul tavolo della cucina...io che rubavo qualche pacchetto e che ingenuamente nascondevo sotto terra in giardino salvo poi scoprire che erano diventate fradice e da gettare. E poi c’è l’America dei film, della televisione, della pubblicità. Una bella America. Al contrario l’America l’ho odiata quando ho scoperto che in quel paese si mettevano a morte le persone con il gas. Ero ancora un bambino, ma ho ricordi che sono ancora impressi nella mia mente. E sono i ricordi di quando seguimmo per radio con molta apprensione la vicenda di Caryl Chessman, rapinatore, stupratore e in seguito scrittore (“Cella 2455 braccio della morte”). Era il 1960, da mesi si sapeva che sarebbe stato giustiziato nonostante i tanti appelli e le proteste. Poi per radio la notizia che l’esecuzione era stata eseguita. Fu un brutto momento, in casa mia si fece silenzio, forse mia madre ha pianto. Forse anche io. Tre anni dopo, nel ’63, odiai di nuovo gli americani e l’America perché avevano ucciso John Fitzgerald Kennedy, un idolo in quell’epoca vista in Tv in bianco e nero. A scuola, l’insegnante ci fece fare anche un tema in classe. E più tardi da diciottenne, conobbi l’America di Soldato blu, e sull’onda delle lotte del ’68, cominciai a gridare “america go home”. Da allora di tempo ne è passato assai . All’ira contro gli americani per il golpe in Cile, la guerra in Vietnam, l’invasione di Grenada (partecipai a una marcia di protesta a Washington), le malefatte della Cia, si è aggiunta l’ira per la prima guerra del golfo, per l'intervento in Afganistan, per quello in Iraq. E l'odio è diventato più grande nell'era Bush, un odio verso l'impero interrotto con sentimenti di dolore e solidarietà per le vittime delle torri gemelle, per la caduta di un simbolo che ho amato e cho visitato grazie a quegli ascensori che salivano facendomi sobbalzare di emozione... Un'era quella di Bush finalmente finita. Io non so se Obama ce la farà a risolvere l’enonomia Usa, non so se riuscirà a fare fede a tutte le aspettative che gli stanno piovendo addosso. Ma una cosa per me è certa: con Obama si apre ora un periodo nel quale torno ad amare l’America e gli americani. Perché assomiglia a quell'America che “non deve erigere muri per chiuderci dentro la gente”, a quell'America di "ich bin ein ei berliner". Grazie Obama meticcio vero e per niente abbronzato.
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